le intuizioni ovvie di claudio messora

sabato 11 ottobre 2008

Andrea Canevaro: la Gelmini demolisce la scuola e crea sudditi docili.

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  Presto vi farò vedere cosa ho fatto dei primi soldini.

Guarda l'intervista telefonica a Andrea Canevaro,
il pedagogista membro dell'Osservatorio sull'Integrazione Scolastica
che si è appena dimesso.

Cosa sia normale e cosa no, è una questione filosofica di non facile soluzione. Normale non implica giusto. Tra i militari delle SS, durante la seconda guerra mondiale, era normale vessare e bruciare gli ebrei. Questo significa che fosse anche giusto? In uno sperduto villaggio turco, al confine con la Siria, vivono uomini quadrupedi, afflitti dalla Sindrome di Uner Tan, dal nome del professore che li ha scoperti. Nella loro famiglia, loro sono certamente normali. E’ dunque giusto che se ne vadano in giro a quattro zampe? Se avessero figli che camminano eretti, dovrebbero considerarli anormali?

Spesso le anomalie nascondono una chiave evolutiva vincente. L’uomo di Neandertal aveva il naso grosso. Poteva disperdere il calore più velocemente. Questo lo rendeva estremamente adatto a vivere nell’Europa dell’Era Glaciale. Se disperdi il calore in fretta, è meno probabile che tu possa sudare. Credetemi: quando fuori fa un freddo cane, se avete il sudore che vi si ghiaccia addosso avete un problema!

La scuola ha il compito di educare. Educare significa far venire alla luce qualcosa che è nascosto. Ognuno nasconde il suo tesoro in un luogo diverso. Per questo non può esistere una scuola che si prefigge di uniformare i bambini. Quello che funziona per me non funziona per te, addirittura può essere controproducente. Qualsiasi scienziato vi spiegherà che alla base della vita si pone il concetto di diversità. La diversità degli individui di un gruppo è la sola strategia possibile per allontanare la fine. E’ solo attraverso il continuo sacrificio del diverso che la vita trova nuovi sentieri da battere. La diversità è un valore cui dedicare tutta la nostra attenzione.

Ci sono bambini con Bisogni Educativi Speciali. Non devono essere isolati, ma integrati. Educare la società all’integrazione significa iniziare dai nostri figli, insegnando loro a vivere in una realtà variegata e multicolore. Quando saranno cresciuti, sapranno rispettare tutti i modi in cui si esprime la vita. Anche se faranno i fotografi per conto della Disney al Carrefour di Assago.

Andrea Canevaro e Dario Ianes hanno speso una vita per i bambini con Bisogni Educativi Speciali. Fino a pochi giorni fa, erano parte dell’Osservatorio sull'Integrazione scolastica del Ministero della Pubblica Istruzione. Poi, di comune accordo, hanno dato le dimissioni dall’incarico. Ho chiamato Andrea al telefono. Ecco cosa ci siamo detti.

Byoblu: «Andrea, potresti spiegare in cosa consiste l’Osservatorio sull’Integrazione Scolastica

Andrea: «L’Osservatorio è stato costituito, perchè la legge prevede che esista, dal Ministro della Pubblica Istruzione. E’ costituito da persone che si occupano professionalmente di persone con bisogni speciali, che vanno a scuola e che hanno nell’integrazione nella scuola il loro  percorso per il progetto di vita. Ha un compito, quello di tener conto della realtà, ma soprattutto della realtà che nasce, cioè quella che non è ancora espressa, dei bisogni, e quindi dei bisogni che forse non sono ancora espressi totalmente. Deve tener conto di quelli che sono già dei consolidati, che non possono essere demoliti, ma deve anche soprattutto capire come far meglio. Non far peggio è già un bel traguardo! Far meglio sarebbe auspicabile.»

Byoblu: «Da quanto tempo esiste l’Osservatorio?»

Andrea: «Io ho fatto parte di un primo osservatorio che aveva come coordinatore Sergio Neri. Se mi domandi le date precise non le so, ma stiamo parlando di epoche remote. Il Ministro dell’Istuzione era Berlinguer. »

Byoblu: «Tu ne sei quindi un membro storico.»

Andrea: «Ho avuto una sola interruzione, quando il Ministro Moratti fece un nuovo Osservatorio. Io, come tutti gli altri che facevano parte dell’Osservatorio di allora, non ricevetti neanche due righe per dire ‘Il vostro compito è finito, vi ringrazio’. Sapemmo poi da fonti esterne che c’era un nuovo Osservatorio di cui non eravamo parte. Allora io questa volta ho pensato, con il collega Ianes, di non subire gli eventi, ma di precederli se possibile. Prima di tutto facendo una constatazione, cioè che mi pare che le cose procedano in modo tale  il tema Integrazione di Soggetti con Bisogni Speciali nella Scuola sia accompagnato da una politica più generale che non ha coerenze. Si mettono in difficoltà soggetti che provengono da altre culture. Se si parla di integrazione dei disabili, bisogna evitare che diventi un’operazione quasi privilegiata dei disabili. E’ come se uno avesse il lavoro solo se è disabile. E’ successo purtroppo nella nostra storia italiana che ci sono state false certificazioni. falsi disabili proprio per ottenere il lavoro. Era più semplice, ma queste sono anomalie che vanno corrette. E allora già ho rilevato questa operazione molto complicata, e l’ho fatto tenendo presente anche un aspetto che mi sembra molto interessante, e cioè: era uscito in quei giorni la traduzione italiana di un volume di uno scrittore, uno studioso statunitense, Philip Zimbardo, che aveva a suo tempo fatto una sperimentazione che lo aveva spaventato [ndr: The Stanford Prison Experiment, 1971], nel senso che aveva messo delle persone assolutamente normali, cittadini, studenti universitari, che avevano una vita tranquilla a fare il carceriere, e altri li aveva messi nel ruolo di carcerati, in una simulazione che era fatta come si fanno le cose negli Stati Uniti, con molte disponibilità, quindi  un carcere modello se vogliamo. Aveva visto con sbigottimento e un certo raccapriccio, che ci faceva il carceriere prendeva talmente sul serio il proprio ruolo finto, da diventare crudele. Io avevo da gestire delle cose per lui, che voleva condurre l’esperimento, ma non riuscendo più a gestirlo hano chiuso tutto. Con questo volevo ricordare che creare dei ruoli di controllo degli altri con delle gerarchie, e dare continuamente messaggi di tolleranza zero, significa qualche cosa che poi diventa incontrollabile, molto pericoloso per chi dovrebbe tenere conto che lavora per il bene comune.  Ci sono fior di studi in proposito, si finisce per mettere in moto una dinamica che non si riesce più a fermare.»

Byoblu: «Nella sostanza potresti spiegarci quali sono le linee guida di questo ministero della Gelmini

Andrea: «Dunque, Claudio, le linee guida di questo ministero a me sembra che siano soprattutto quelle di cercare di demolire il sistema pubblico scolastico. Questo mi sembra che sia l’elemento principale. Per farlo meglio ci sono anche delle manovre diversive. Si attira l’attenzione di tutta Italia sui grembiulini, sul maestro unico, su cose che sono anche importanti, ma non sono il nocciolo della questione. Il nocciolo della questione è quello per esempio della contrattazione individuale. Ogni scuola può contrattare l’insegnante individualmente. Spariscono i contratti collettivi. Sparisce la rappresentanza sindacale [ndr: anche la lotta alle rappresentanze sindacali era un obiettivo dichiarato della P2], sparisce il sistema pubblico insomma, nella sostanza. Una volta che è demolito, la ricostruzione è complicata, complicata. La demolizione è fatta con queste manovre di distrazione, ed è portata avanti molto rapidamente, ormai è fatta

Byoblu: «Qualche giorno fa, tu e il professor Dario Ianes avete dato le dimissioni, corretto?»

Andrea: «Sì, bravo. Io ho avuto, e penso che anche il mio collega Dario, manifestazioni di solidarietà, e in alcune di queste notavo anche un senso di disastro: ‘Siamo arrivati al disastro: anche tu ti dimetti!’.  E allora ho voluto precisare, ed esprimo cose che anche il mio collega condivide, dato che ci lega una profonda e fraterna amicizia, che noi abbiamo voluto non tanto dire ‘Non lavoriamo più!’, quanto dire ‘Attenzione: la distanza si allarga tra il sentirsi al servizio di chi cresce e il sentirsi al servizio del Ministro’. E allora se si allarga troppo a un certo punto io devo scegliere. A chi do retta? Io do retta a chi cresce

Byoblu: «Andrea, la rete di Byoblu.Com si sta chiedendo se secondo te, dietro al disegno della Gelmini, ci sia solo la necessità di tagliare un settore considerato in perdita, non strategico, o se invece non ci sia un piano volto a indebolire le future generazioni di cittadini individui, rendendoli più ignoranti e quindi controllabili di quanti invece dispongono di strumenti culturali per conoscere, informarsi, giudicare e scegliere. E’ ipotizzabile questo, secondo te?»

Andrea: «Io direi di , che questa seconda ipotesi è possibile. Io non conosco personalmente la ministra, ma non credo che sia del tutto consapevole di questo, ma è un indotto. E’ l’indotto che sta dominando, che è quello appunto di avere sudditi docili. Per me è stato rivelatore il Primo Ministro, quando appoggiando la Gelmini, ha parlato anche di un investimento massiccio. Quasi a dire: attenzione, non è che noi non daremo fondi alla scuola, ma investiremo in attrezzature. Avremo lavagne interattive, eccetera. Io dico: son più docili le lavagne interattive che non i docenti che litigano, che hanno bisogno di essere ascoltati, che hanno delle rappresentanze sindacali. Non credo che le lavagne interattive avranno rappresentanze sindacali. E’ sicuramente più semplice il governo delle lavagne interattive. Oltretutto si fa un investimento: qualcuno che produce le lavagne ne esce arricchito. Anni fa c’erano i corsi per gli Insegnanti di Sostegno. Erano affarismo di bassa lega, in confronto era una roba da dilettanti in affari. Si facevano molte furbate. Per esempio, le prove di selezione per entrare costavano anche quelle, e avevano l’abitudine di disporle in modo tale che facevano legna su tre prove se facevano corsi uno vicino all’altro. Tutti correvano, c’era una truppa di persone che correva da un posto all’altro a fare queste prove, pagava la tassa per la prova, e la pagava tre volte. Ma questo, appunto, era un mercato da poveracci. Adesso passiamo a un mercato un po’ più consistente, perchè le lavagne interattive tra qualche anno avran bisogno di essere sostituite da  trovate molto più efficienti. Quindi si ricomincia daccapo.»

Byoblu: «Andrea, hai ricevuto qualche comunicazione dal Ministero, qualche reazione?»

Andrea: «No. No e non me l’aspetto, perchè mi pare che lo stile sia quello di non curarsi di gente come noi

Byoblu: «C’è stata una qualche reazione dei media?»

Andrea: «Alcune persone che conosco, che lavorano in giornali, mi hanno chiesto di poter comunicare, di potermi intervistare. Altre persone come te, che non conoscevo e mi fa piacere di averti conosciuto, mi hanno interpellato. C’è ancora la possibilità di essere ascoltati da qualcuno.»

Byoblu: «Sei ottimista o pessimista per il futuro?»

Andrea: «Guarda, io sono piuttosto ottimista nel senso che ho l’impressione che un’attività come quella che stanno producendo sia talmente destinata al fallimento, che fallirà! Certamente però ogni fallimento è doloroso. Questo certamente. Adesso faccio un paragone esagerato, ma se avessi vissuto in epoche hitleriane e qualcuno mi avesse chiesto ‘Sei ottimista?’, avrei risposto ‘Certo, perchè non può che finire.’. Con che tragedia però finiscono queste cose! »

Byoblu: «Andrea, ti ringrazio tantissimo di avere parlato con noi.»

Andrea: «Grazie a te, Claudio. Io ho parlato con la libertà che per ora mi sento di avere. Perchè dovrei usare delle prudenze alla mia età? Permettetmi almeno di essere tranquillo e sereno

Byoblu: «Guarda, dopo le esternazioni di Cossiga che si fa scudo della sua età, le tue sicuramente sono perle di saggezza

Andrea: [ride] «Grazie Claudio, buon lavoro!»



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