le intuizioni ovvie di claudio messora

lunedì 24 dicembre 2007

Il primo campionato dei reati ambientali!

Ciao ragazzi,
sono qui per leggervi la classifica delle regioni maggiormente interessate dai reati ambientali.
Siete pronti? Andiamo!


Al terzo posto: la Puglia!
410 reati pari al 9,3% del totale nazionale.

Al secondo posto: la Sicilia!
Ben 426 reati, pari al 9,7% del totale nazionale.

E adesso... state bene attenti, perchè stiamo per annunciare il vincitore.

Al primo posto, con 448 reati, pari al 10,2% del totale nazionale...

THE WINNER IS... LA CAMPANIA!

I rifiuti scomparsi nell'anno 2006 sono 26 milioni di tonnellate, pari al 5% del totale nazionale.


I dati che vi ho appena letto sono contenuti nel rapporto ECOMAFIA 2007, e sono relativi all'anno 2006.

Beh, dal vostro ByoBlu per adesso è tutto, e mi raccomando...
BUONA CAMORRA A TUTTI!!!

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martedì 18 dicembre 2007

E se il problema fossimo noi, anzichè gli zingari?

Ricevo e pubblico, dalla Franconia dove al momento mi trovo, una lettera di Isa.

Isa, una ragazza di Livorno, merita decisamente molto rispetto per avere avuto il coraggio, e non solo quello delle parole, di entrare in contatto con una realtà così variegata e complessa come quella dei Rom.
Quando si parla di integrazione, di accettazione, di capacità di incontro, è a una persona come Isa che si fa riferimento.




E se il problema fossimo noi, anziché gli zingari? Se il problema lo avesse la nostra società più che la loro? Se fossimo noi a dover cambiare invece di loro? Proviamo a ribaltare il problema. Proviamo a cambiare punto di vista.

Prima di tutto: perché chiamarli zingari? Questo termine ha assunto nel tempo un’accezione negativa. Per tanti di noi zingaro vuole dire ladro, bugiardo, sporco e chissà cos’altro. Altre volte li chiamiamo nomadi, ma, a parte il fatto che nella loro storia quella di essere nomadi è stata una necessità per sfuggire alle persecuzioni, più che una libera scelta, perché definire un popolo in base ad una loro caratteristica? E’ così riduttivo e poco rispettoso.

Ma se non sono zingari e non sono nomadi, di chi stiamo parlando?

Proviamo a conoscerli, proviamo a entrare – con rispetto – nella loro storia. Proviamo a sospendere il giudizio. Proviamo..

E’ quello che ho cercato di fare io con 3 Rom venuti dalla Romania. Loro sono qui per sfuggire ad una situazione di povertà estrema ed hanno trovato riparo nella mia città, sotto il sagrato di una Chiesa, vicino a dove abito.
Tra loro c’è una donna di 29 anni, incinta di tre mesi, che ha lasciato a casa altri 2 bambini e condivide il freddo del nostro inverno con il marito e un cugino di appena vent’anni che vuole con caparbia determinazione rimanere in Italia, malgrado un decreto di allontanamento pesi come una spada di Damocle sulla sua testa.
Nel decreto si legge che queste tre persone sarebbero un pericolo per la collettività, in base al fatto che non possono dimostrare di mantenersi, di avere un lavoro e una residenza. E’ come dire che la povertà è un reato.

Grazie ministro Amato per aver trasformato la lotta alla povertà in una più esplicita guerra al povero! Dovrò ricordarmelo la prossima volta che mi troverò a dover decidere a chi accordare la mia fiducia.

Ma dov’è il pericolo? Spesso le nostre paure sono dovute all’ignoranza, alla non conoscenza di questa gente.
Per la mia esperienza devo dire che sono persone bellissime! Hanno sempre dei sorrisi enormi, anche se sono stati sgomberati dalle loro baracche di fortuna la sera prima, come è successo proprio a loro (come a tanti altri visto che il sindaco ha deciso la linea dura) la scorsa settimana.
Non si scoraggiano, sono capaci di chiederti una cosa cento volte finchè non l’hanno ottenuta e poi, per quello che ho potuto vedere, hanno una forte propensione alla condivisione. Quando vado a trovarli se mangiano o bevono mi offrono sempre quello che hanno e lo fanno in un modo molto familiare, come se ci conoscessimo da sempre tanto che, devo confessare, la prima volta che è successo mi sono commossa.

Ora, tornando alla mia provocazione iniziale, quello che voglio dire è che l’incontro delle nostre due culture fa emergere i limiti della nostra società dominante, i suoi guai più grossi che, secondo me, non sono affatto la sicurezza, ma piuttosto la mancanza di capacità di accettazione del diverso che fa scattare tante paure. E’ noto che di fronte all diversità, viene fuori la parte peggiore di noi, sperimentiamo le nostre chiusure, le nostre difese, le nostre paure.
Grazie all’incontro con l’altro è invece possibile un cambiamento, un cammino di maturazione personale: un’occasione di crescita che può diventare crescita per tutta la nostra società.

Un prete che ho conosciuto e che da più di trent’anni condivide la sua vita con una carovana di Sinti (gli “zingari” giostrai, per intenderci) ci ricorda che ogni uomo (Rom e Sinti compresi, dunque..) porta in sé un dono che se realizzato migliora la società.
Sta ad ognuno di noi concedere a se stesso e alle altre persone che incontra lo spazio vitale e le condizioni di libertà e di dignità necessarie per realizzare il sogno di una società includente, una società cioè che non escluda nessuno e che realizzi una convivenza pacifica, nel rispetto delle differenze.

E se tutto ciò può sembrare utopistico, voglio ricordare – come ha scritto Riccardo Putrella nel suo libro “il diritto di sognare” – che sognare non è fuggire la realtà: è sganciarsi dalle evidenze, lasciare deliberatamente i sentieri dell’obbedienza, proiettarsi in una realtà che si osa pensare differente.

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venerdì 30 novembre 2007

I nostri figli Rom: dibattito

Pubblico una mia breve risposta a Ivan, che su YouTube si fa chiamare mammadiantonio, relativamente ad un suo commento sul videopost di denuncia per quanto riguarda la situazione dei Rom.

Ogni opportunità di confronto, ripeto: ogni opportunità di confronto, soprattutto e specialmente con chi la pensa diversamente da noi, è positiva, se è condotta costruttivamente e senza offesa.
Quando si accetta il confronto, ci si accorge il più delle volte che la contrapposizione è spesso labile, ostacolata solo dalle parole usate di getto, come armi di cui non si conosce la reale pericolosità.

Per questo motivo i commenti negativi sono forse anche più accetti di quelli positivi, perchè stimolano la discussione. Con la discussione una società cresce; senza confronto, una società muore.




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martedì 27 novembre 2007

Il Diavolo paga le tasse ?

La Commissione Tributaria ha richiesto a una prostituta ben 70.000 euro a titolo di compenso forfettario per il suo reddito clandestino.
La cifra contestata a Valentino Rossi la scorsa estate era di gran lunga superiore: un milione di euro per aver cavalcato, in nero, poche centinaia di cavalli. Neppure lontanamente paragonabili a quelli montati dalla nostra Maria Maddalena, peraltro tutti stalloni! Con dei semplici ronzini infatti non avrebbe guadagnato abbastanza per comprarsi ben sei case a Milano, tra cui un lussuoso appartamento di 130 mq in centro.

Questi maneggi rendono!


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Fare il campione di moto è però una professione che gode di un certo inquadramento lavorativo. Cosa prevede invece la legge in quanto a regime di tassazione per l'esercizio della prostituzione? Il mestiere più antico del mondo sarà anche quello più regolamentato?

In molti paesi europei le operatrici sessuali, essendo regolarmente assunte, ricevono un'adeguata copertura sanitaria, esercitano in ambienti protetti e confortevoli, pagano i contributi e come tutti hanno diritto alla pensione.

In Italia, invece, siamo tolleranti: esercitare il meretricio non costituisce reato. Queste ragazze da noi sono libere!
Libere di affollare le strade, buie e solitarie o trafficate come le vetrine allo zoo, torride d'estate o gelide d'inverno, alla mercè degli sfruttatori dell'est come dei malati di mente.
Con invidiabile coerenza non riconosciamo la prostituzione come un lavoro, non garantiamo nessun diritto e nessuna tutela ma a quanto pare esigiamo lo stesso le tasse.
Ecco cosa intendeva dire Padoa Schioppa asserendo che "le tasse sono bellissime": è bellissimo prenderle, senza dare però!

Se la prostituzione è un'attività moralmente degradante, dovremmo vergognarci di prendere soldi dalle ragazze squillo. Anche perchè, a questo punto, di coerenza in coerenza si dovrebbero tassare anche gli spacciatori: quelli sì che di soldi ne fanno girare. Certo, poi il prezzo della neve si alzerebbe anche per i parlamentari, ...perchè darsi la zappa sui piedi da soli? Cosa ne dite allora dei trafficanti di organi? Un bel rene nuovo potrebbe costare centomila euro.. più iva!

C'è poi una questione che vorrei porre direttamente a Sua Santità.

Come tutti sanno, insieme alle tasse è possibile devolvere l'otto per mille dell'IRPEF a favore di una confessione religiosa tra quelle selezionate. Tuttavia, sono in pochi a sapere come funziona davvero il meccanismo.

Facciamo un esempio: se io pago mille euro di IRPEF, e barro la casellina "Avventisti del settimo giorno", non sto davvero inviando a questi signori otto euro: sto semplicemente votando per una ripartizione generale. Lo stato distribuirà l'otto per mille del gettito IRPEF complessivo in maniera proporzionale al totale delle preferenze espresse.
Anche i soldi di chi non ha espresso alcuna preferenza!

Questo meccanismo, in base agli ultimi dati ufficiali, ha fatto sì che pur avendo solamente il 34,56% delle preferenze, la Chiesa Cattolica abbia potuto incamerare l'87,25% della quota disponibile (fonte: Wikipedia).

Qual'è la destinazione d'uso che la Santa Sede dovrebbe fare di tale contributo, che nel solo 2005 è stato di 1021 milioni di euro? Gli accordi dicono chiaramente che deve essere impiegato per esigenze di culto della popolazione, di
sostentamento del clero - gli stipendi dei preti -, e per interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo.

Ma veniamo alla domanda.

Maria Maddalena, che nella sua vita è stata ispirata dal demonio, ora dovrà pagare settantamila euro di tasse. Produrrà un gettito IRPEF?
E quale che sia l'uso che di tali denari verrà fatto, Sua Santità, ritiene accettabile che la Chiesa Cattolica, pur condannando il mercimonio del corpo femminile, risulti destinataria anche solo in parte dei proventi di tale traffico?

Non è un po' come chiedere la tangente al diavolo?

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lunedì 19 novembre 2007

Adesso basta! Li abbiamo uccisi noi.

Rogo romE' inutile che giriamo la faccia dall'altra parte. E' inutile nascondersi dietro la xenofobia o fare della sociologia spicciola. Per favore non tiratemi fuori i fatti di cronaca, i furti, gli omicidi, gli stupri, la droga e la tratta delle schiave, perchè sono sicuro che nessuno di noi sarebbe altrettanto spocchioso e sicuro di sè dove fosse costretto a dire le stesse cose guardandoli dritto negli occhi, questi padri e queste madri che non hanno studiato la Divina Commedia, perchè loro nelle bolge dantesche ci vivono tutti i giorni, perchè l'inferno è la loro casa. La loro casa che brucia e li arrostisce nella loro sporcizia, come spiedini al forno, come teneri agnelli da latte carbonizzati vivi, arsi dall'indifferenza e da uno stato di diritto che i diritti non li da: li prende senza neppure essere capace di fare rispettare i doveri.


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Li abbiamo uccisi noi questi bambini di tre, quattro anni. Li abbiamo bruciati con la nostra caccia alle streghe, con la nostra indifferenza, con la nostra debolezza, perchè ci affacciamo alla finestra e le vediamo, queste baracche dove i topi avrebbero schifo a vivere, queste catapecchie di fortuna dove per sopravvivere si bruciano anche i copertoni dei camion, dove il bagno è un buco per terra, dove il sole non è un fratello, ma è solo la speranza che non piova, perchè quando fuori infuria la tormenta e noi ci crogioliamo nei nostri piumoni, davanti al Grande Fratello, qualcuno laggiù lotta per salvare il pane e i suoi quattro stracci chè non se li porti via il fango e la melma che scorrono tra le gambe.

Li abbiamo uccisi noi, perchè a nessuno deve essere permesso di vivere in queste condizioni. Uno stato degno di chiamarsi tale deve poter dare un'abitazione decorosa a tutti, oppure respingerli alle frontiere.

Permettere questi campi di sterminio dove si consuma l'apocalisse del terzo millennio, sotto ai nostri occhi indolenti e indifferenti, è degno di una società malata, spiritualmente corrotta e decadente, ormai avviata al tramonto.

I loro figli morti sono la nostra vergogna. Sono il macigno sul nostro petto, il marchio della nostra infamia; devono tornare a popolare i nostri incubi. Dobbiamo averli negli occhi ogni volta che guarderemo gli occhi dei nostri figli, ai quali non permetteremmo neppure di sporcarsi le mani con quello di cui loro si sono nutriti nella loro breve, triste, sfortunata piccola vita.

Non sono loro, gli assassini.
Gli assassini siamo noi.

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venerdì 16 novembre 2007

Confindustria trema: Dio, per mano del senatore Antonione, manda la Class Action!

Il senato con 158 voti favorevoli, 40 contrari e 116 astenuti ha approvato l'introduzione della Class Action anche in Italia, che dovrà essere resa operativa entro 180 giorni.


In realtà i voti favorevoli sarebbero stati solo 157, equilibrando così quelli contrari, ma il senatore di Forza Italia Roberto Antonione ha sbagliato a votare (ha pigiato il bottone verde invece che quello rosso: vedi a cosa può portare l'odio per un colore?), dando così la spintarella che mancava.
Silvio Berlusconi aveva chiesto ai senatori di dare una spallata al governo, e in effetti Antonione la spallata l'ha data, ma ha sbagliato lato.
Lui si autodefinisce un pirla e vuole dimettersi, ma sono sicuro che provocherebbe un'ondata di indignazione popolare.

Sì, perchè per tutti noi ormai il senatore Antonione è un eroe. Se avremo la Class Action, lo dovremo senz'altro a lui!


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Tanto per capirci, facciamo un esempio concreto.

Agosto 2007: esce l'ultimo Smart Phone Nokia, l'E90, altrimenti detto Communicator. Moltissime le segnalazioni di malfunzionamento.

Da una rapida ricerca si scopre che lo smart phone sembra avere difetti strutturali, alcuni dei quali difficilmente rimediabili. Intere partite di E90 lasciano in panne i legittimi proprietari, che non hanno comunicazioni sui tempi di restituzione nè sulla conformità del prodotto riparato alle aspettative.

Hanno, insomma, a tutti gli effetti accordato un prestito di 900€ alla Nokia, la quale tuttavia non riconosce interessi sul capitale intascato.

Le lettere di protesta fioccano come neve ai poli, i centralini fumano come pozzi petroliferi in fiamme, le operatrici tergiversano come verginelle al ballo delle debuttanti e le risposte, le sole che servono, dopo mesi sono più inafferrabili di Arsenio Lupin.

Quali possibilità aveva fino a ieri un consumatore in queste condizioni? Nessuna, a parte logicamente intentare una causa individuale, ma ve lo immaginate il fantozziano avvocato del signor Rossi che si presenta in aula contro l'armata dello studio Squali & Pittbulls messa in campo dalla Nokia?

Fra 180 giorni invece, se le cose non saranno cambiate, i cittadini che hanno acquistato un E90 potranno intentare una causa comune: potranno cioè dare vita ad una Class Action.
La legge, si sa, è uguale per tutti, ma adesso sarà un po' più uguale, perchè potendo condividere le spese legali sarà possibile avvalersi della stessa potenza di fuoco finora esclusivo appannaggio dei grandi soggetti giuridici.

Sembra una cosa buona. Sembra una cosa democratica.

Eppure, c'è qualcuno a cui l'idea che i cittadini possano far valere nel concreto i loro diritti proprio non va giù. E chi se non la Confindustria? Sentite cosa dichiarano.

"E' un atto di grave ostilità verso le imprese, un provvedimento rozzo che espone le imprese italiane a un pesante disincentivo per gli investimenti e i loro lavoratori a gravi rischi, in un paese già agli ultimi posti in Europa per attrazione di capitali stranieri".

Ragioniamo.

Se la possibilità di rivendicare i propri diritti è un atto di grave ostilità verso le imprese, allora significa che rinunciare a questa rivendicazione è un atto di estrema amichevolezza, e non mi risulta che sia mai stato considerato tale. Qualcosa non torna.

E ancora: se la possibilità che i consumatori possano chiedere, ed ottenere un'equo risarcimento per i danni subiti disincentiva gli investimenti di capitale straniero, allora bisogna dedurne che gli investitori sono interessati a far confluire i loro capitali solo dove possono fregare la gente impunemente. Siamo interessati a denaro investito a questo scopo?

Sul fatto poi che potersi rivalere su un'azienda possa esporne i lavoratori a gravi rischi potremmo discutere. Probabilmente, al contrario, i lavoratori vedrebbero accrescere un genuino e proattivo interesse nei confronti dell'eticità dei loro datori di lavoro, sottoponendoli quindi a una pressione interna, oltre che a quella dell'opinione pubblica. Finalmente per un'azienda diverrebbe più conveniente trattare bene i suoi clienti piuttosto che prevaricarne i diritti.

Confindustria, Forza Italia, An, Udc e tutti coloro che hanno espresso pareri e voti a sfavore, probabilmente trovano disdicevole che un fornitore debba misurarsi con una massa di consumatori non più inerme agnello sacrificale, ma soggetto giuridico di pari importanza.
Già: se adesso anche gli acquirenti possono difendersi, e magari anche vincere, allora che fine ha fatto il caro bel paese dei balocchi di una volta, ricco di succosi frutti inanimati da spremere fino al nocciolo?
Probabilmente Montezemolo e soci trovano sconfortante dover pagare di tasca propria i loro sbagli, laddove fino ad oggi potevano misurarsi con la sola logica del profitto, facendosi abile scudo di rapporti di forza lapalissianamente squilibrati.

Senatore Antonione, sursum corda ! Lei non è un pirla, lei è un eroe, guidato da una mano superiore.

Segno questo che perfino da lassù, nell'alto dei cieli, nonostante le coltri grigiastre dell'inquinamento, ancora qualcosa si riesce a intravedere.

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mercoledì 7 novembre 2007

Chiedo scusa agli italiani. Votai per Silvio!

Era nell'aria, me l'aspettavo. Una imperdibile chicca facilmente prevedibile, oserei dire annunciata.
La morte di Enzo Biagi, con la sua inevitabile scia di epitaffi retorici e non, doveva per forza di cose vivere il suo momento clou, l'apice dello show. Qualcuno prima o poi avrebbe dovuto chiedere a Silvio Berlusconi di rilasciare una dichiarazione. Silvio non si è fatto trovare impreparato all'appuntamento.


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Sentite cosa è stato capace di dire ai microfoni di mezza Italia.


Io non ho mai emesso alcun Editto Bulgaro. Io ho solo chiesto al consiglio di amministrazione della Rai che non venisse più fatto un uso criminoso della televisione di stato. Non ce l'avevo con nessuno in particolare.

Questa poi. Che faccia di tolla! Come se non lo sapesse nessuno che la RAI è il braccio mediatico della maggioranza. Sarà per questo che di lì a pochissimo Michele Santoro, Daniele Luttazzi ed Enzo Biagi sono spariti per non fare mai più ritorno, con la sola eccezione di Santoro e solo di recente?

Di più, Silvione incalza portando ulteriori prove come frecce al suo arco: in 25 anni di televisione [ndr: a Mediaset] non ho mai avuto bisogno di reprimere alcun comportamento criminoso.

Lo credo bene, Silvio! Chi avresti dovuto rimuovere? Quel sovversivo spirito libero di Emilio Fede? Magari avresti dovuto mettere il bavaglio a Striscia la Notizia, che con la sua satira graffiante dispensava a destra e a manca servizi sarcastici secondo il più alto senso della par condicio?

Già... vogliamo parlare della par condicio di Striscia negli anni in cui eri Presidente del Consiglio? Parliamone.

Ricordo che i servizi che ironizzavano sulla sinistra si basavano su elementi fortemente lesivi della sua credibilità, mentre le marchette che riguardavano il Presidente del Consiglio, al più, ne deridevano lo spirito goliardico con il quale affrontava, chitarra alla mano, stornelli napoletani con i suoi ospiti sempre altamente qualificati (Putin e compari).
Una critica senza dubbio feroce che non poteva non farti perdere consensi.

Alla faccia della par condicio!

Silvio, lo voglio dire e prendermi tutti i giustificati insulti dei miei videolettori: ti ho votato per ben due volte, e per questo é venuto il momento per me di chiedere scusa agli italiani.

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lunedì 5 novembre 2007

Sessualità per tutti! Così ci salveremo il "culo".

Il sesso. Per lui un'infinità di vittime cadono come spighe sotto la falce di bruti. Per i ragazzi è un vanto, per le ragazze una vergogna. Per tutti, qualcosa di cui si parla molto poco, e non con tutti.
Ma quali sono i risultati di questo atteggiamente culturale? Sono sotto gli occhi di tutti: aprite il giornale, guardate un notiziario televisivo, ascoltate la radio. Il sesso è là, un mandante più feroce di qualsiasi boss mafioso, più infaticabile e minuzioso del peggiore dei serial killer. La guerra del sesso conta quotidianamente un'enormità di vittime, trasversali rispetto alle etnie, alle religioni, alle società. Il sesso non fa distinzioni, non è razzista. Semmai, il sesso è sessista. Ce l'ha con le donne. Le perseguita, le scova, le tortura, le sevizia e poi le uccide. Il sesso da la vita e il sesso la toglie. Ma perchè? Cerchiamo di comprendere. Facciamo un tentativo.


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Il sesso non è qualcosa di separato da noi: il sesso non è nemmeno una parte di noi. Si potrebbe anzi dire il contrario: noi esistiamo per lui.
La vita segue una sola logica: moltiplicarsi, riempire le nicchie biologiche disponibili in un costante tiro alla fune con se stessa. La vita esiste per null'altro motivo che per continuare ad esistere, e per farlo si è inventata sempre nuovi stratagemmi: una chela più lunga dell'altra, un richiamo in grado di attraversare gli oceani, perfino un'intelligenza complessa capace di astrazioni e di ragionare per simboli.

Il sesso, con la sua capacità di originare copie imperfette di se stessi, ha reso possibile un fenomeno prodigioso: l'adattabilità delle specie. Se cambia il clima non fa niente: chi nasce con narici più grandi, in grado di raffreddare meglio il corpo, sopravviverà, e con lui tutta la baracca. Il sesso é ciò che ci ha salvato dall'inaridimento delle pianure africane e dalle ere glaciali. Si capisce perché gli siamo così attaccati.

Rendiamo grazie al sesso, dunque? Manco per sogno!

Nessuno negherebbe mai che privare una popolazione del cibo equivarrebbe a scatenare una guerra civile. Nessuno lo farebbe perchè tutti sappiamo cosa significhi avere fame. Eppure fingiamo di ignorare cosa significhi avere voglia
Negare non cambia però la sostanza delle cose. Con precisa cadenza, i nostri bioritmi scatenano orde di ormoni che trasformano il nostro corpo in un'arma puntata, ipersensibile, un sistema instabile che cerca pace. Mine vaganti da disinnescare. La società però è puritana. I politici e gli opinionisti dicono solo cose convenienti, per compiacere un'aristocrazia di uno stato che è laico solo sulla carta. Come ogni bugia, il messaggio é contraddittorio, la comunicazione è schizofrenica. Si invita al rispetto e poi si mostrano culi, tette, donne vogliose dallo sguardo invitante e malizioso.  Sì perchè quando in gioco ci sono i soldi, allora la semplicità delle cose vere emerge in tutta la sua evidenza.  Di fronte ai soldi non c'è ipocrisia di regime che tenga. Le scelte concrete tradiscono le dichiarazioni omertose e compiacenti. I pubblicitari, scusate... i creativi, danno corpo con le immagini a quello che nessuno direbbe mai in un talk show, e cioè che l'unico vero comune denominatore, il bisogno universale, il chiodo fisso di tutti quanti, è lui: il sesso.
Te lo infilano dappertutto: la gente prende i mezzi e vede topone eburnee che sembrano appena estratte da una cava di marmo; apri un giornale e due piante carnivore a forma di labbra vogliono ingoiartelo per intero; in televisione cremosi vasetti di bianco yogurt rendono pazze di eccitazione femmine in preda ad un evidente delirio spermatico-alimentare. I più fortunati tornano a casa e si fanno la moglie; i membri dell'aristocrazia, anche se la moglie ce l'hanno già, si fanno comunque recapitare un paio di squillo di alto borgo e qualche striscia di coca che non guasta; chi è belloccio esce e si fa un giro nei locali;  gli sfigati che hanno solo cinquanta euro racattano qualche co-co-co dalla strada e gli fanno un contratto a progetto da cinque minuti compreso fazzolettino Kleenex.

E gli altri? Cosa fa un poveraccio senza soldi, senza macchina, senza lavoro, senza donna, brutto, sporco e cattivo dopo aver visto l'ennesimo fondo schiena fargli l'occhiolino in Cinemascope dai cartelloni pubblicitari?
Qualcuno decide di aspettare la prima sfigata che passa di lì e di prendersi quello che per pochi eletti è amore, per altri è un servizio in abbonamento tale e quale alla pay-tv, mentre per lui è solo una tortura, un'idea parassitaria che lo divora dall'interno e che debella con la forza dell'istinto quei pochi neuroni ragionevoli che ancora gli restano.
Era prevedibile, era scontato. L'abbiamo provocato, abbiamo fatto leva sull'unica necessità elementare che non può soddisfare. Gli abbiamo fatto vedere l'acqua, a lui che si trascina in un deserto infuocato, gli abbiamo fatto credere che è di tutti, che può prendersela quando vuole, che non è peccato. E' un bene accessorio, un prodotto da banco. E lui allora decide di rubarlo come ruberebbe una mela. Per fame. Per fame in parte endemica, in parte indotta.

Spregevoli speculatori utilizzano la pubblicità come frammenti subliminali per innescare bramosie incontrollate.

Ma esiste un'altra strada?

I bonobo, una comunità di scimmie che praticano il comunismo sessuale, sono esenti da lotte di potere, da tensioni e da iniquità sociali. In alcuni stati la sessualità è un diritto che si può garantire. I disabili, per esempio, possono rivolgersi a professioniste e volontarie che si prendono cura di tutte le necessità del loro corpo, esattamente come un massaggiatore interviene per lenire il dolore alla schiena o per sciogliere un'eccessiva tensione.

Diciamolo forte e chiaro: la sessualità repressa causa disagio mentale. Mette in pericolo la propria vita e quella degli altri. Non dipende né dal censo nè dalla cultura, altrimenti il clero ne sarebbe esente.
La rivoluzione francese ha stabilito tre principi inalienabili: libertà, uguaglianza, fraternità. I diritti di cittadinanza sanciscono la libertà di parola, il diritto alla vita, la libertà di culto; i diritti sociali stabiliscono che ognuno deve vivere secondo i prevalenti standard di benessere. Manca ancora qualcosa, manca il diritto alla sessualità.

In quanto bisogno primario, il sesso va tutelato e garantito ai soggetti più deboli. Le case chiuse vanno riaperte, la sessualità deve potersi prescrivere per ricetta. Il pronto soccorso, constatati i sintomi di un'erezione, deve poter intervenire d'urgenza assegnando un'operatrice del settore. Pagata, tutelata, libera.

Sessualità per tutti!

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martedì 23 ottobre 2007

Veltroni, le piace vincere facile?

Alle primarie del PD, Walter Veltroni ha portato a casa il 75% dei voti. Ma il Partito Democratico ha davvero iniziato democraticamente il suo percorso istituzionale?

Le primarie sono un simbolo. Una delle poche occasioni rimaste, in questa democrazia indiretta all'italiana, di rappresentare davvero la volontà dei cittadini. No, anzi: della gente. I cittadini sono roba da polis, fanno tanto antica grecia. La gente invece siamo noi, voi; sei tu e sono io.

Se avete seguito il wiki-video sulla democrazia, Democrazia for dummies, siete consapevoli che tra i princìpi su cui si fonda ogni democrazia moderna ci sono la pluralità e la completezza dell'informazione. Scelte basate su informazioni parziali o falsate, sono scelte sbagliate.

Non è difficile quindi smascherare il meccanismo con cui la macchina mediatica ha distorto l'opinione pubblica attraverso la rappresentazione faziosa, parziale della realtà. Lo spirito del Quarto Potere si è manifestato in tutta la sua potenza manipolatrice.

Basta una semplice considerazione: quante volte avete visto Veltroni in televisione durante la campagna per le primarie? Dieci, venti, cento? E che ne so! direte voi. Però l'avete visto.
Ora ditemi: quante volte avete visto Mario Adinolfi? Come chi é? Ecco, appunto! Stesso discorso vale per Piergiorgio Gawronsky, per Enrico Letta e perfino per Rosy Bindi
Signor Veltroni, potrebbe spiegare agli italiani con quale criterio il PD ha organizzato la tribuna elettorale dei suoi candidati? Distinguiamo tra due possibilità:

  1. Gli slot mediatici sono stati assegnati da logiche interne di partito.
    Allora si può asserire che il PD abbia deliberatamente adombrato quattro candidati su cinque, e che meglio avrebbe fatto dunque a chiamarsi PO, Partito Oligarchico.
  2. Gli spazi pubblici e privati sono stati riempiti da ogni candidato a seconda della capacità delle proprie tasche, in autofinanziamento.
    Allora il risultato di queste primarie non é valido, perché non é frutto di informazione corretta e completa, ma di compravendita mercenaria. Una buona scelta, democratica, non può essere il candidato che può permettersi di pagare gli spazi televisivi, ma il candidato migliore. E per valutare il candidato migliore ho bisogno di raffrontare i contenuti delle proposte, presentati uno per uno in egual misura.

Caro Veltroni, se io vado al mercato della frutta, la mia libertà di scelta é tale quando tutte le mele sono esposte sul bancone. Se invece vedo una mela sola, bella, lucida, e le altre sono finite, o sono nascoste da altre cassette, oppure ancora sono piene di terra, quale scelta sarebbe mai la mia?

Le primarie sono state una farsa mediatica, allestita per cercare di riciclare materiale di scarto facendolo passare per nuovo. il Partito Democratico è solo l'ennesimo tentativo di rimescolare le carte, riproponendo i medesimi burattinai ad orchestrare le stesse marionette di sempre.

Gli italiani, la gente, questa volta vuole cambiare davvero, e questo cambiamento non verrà né da destra né da sinistra.

Il cambiamento che vogliamo verrà da dentro.

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lunedì 15 ottobre 2007

Esiste davvero la Democrazia in Italia?

Si fa un gran parlare di democrazia. Tutti la invocano, a ragione o a sproposito.
Ci sentiamo di buon grado cittadini di una modernità che ha superato vecchie iniquità sociali, perlomeno quelle più vistose. Non esiste più la schiavitù, sono abolite le distinzioni sociali, la nascita ha meno importanza dei meriti...
Ma siamo proprio sicuri? Proviamo a dare un'occhiata sotto al cofano.

Democrazia for dummies




Le origini


aristotele Aristotele diceva che ci sono tre forme sane di governo: la monarchia, l'aristocrazia e la politìa. Ognuna di esse poteva degenerare nella sua equivalente forma corrotta. La monarchia poteva degenerare in tirannide; l'aristocrazia rischiava di scivolare nell'oligarchia, e la politìa (udite udite) poteva finire miseramente in democrazia.
Alt! La nostra cara democrazia sarebbe una forma degenerata di governo? Com'è possibile? Indaghiamo.




La monarchia (governo di uno solo).


La monarchia sappiamo cos'è. Considerata la prima forma di buon governo, la ritroviamo già al tempo degli Assiri, dei Babilonesi e degli Egizi, dove il monarca era considerato una vera e propria divinità, emanazione di una casta superiore, regnante per volontà stessa di Dio, talvolta Dio stesso. I suoi successori venivano scelti in via ereditaria, i suoi poteri erano assoluti e indiscutibili. Insomma il monarca era uno con cui era meglio non mettersi a discutere.


Anche per i romani l'imperatore regnava per diritto divino, ma il suo successore poteva essere scelto anche in maniera elettiva, a seconda delle convenienze politiche, e in ogni caso il Senato ne controbilanciava i poteri. I barbari, invece, erano molto più pratici e individualisti. Inizialmente il re era tale perchè comandava il corpo millitare; solo in seguito si trasformò anche in una guida politica. Con Carlo Magno ecco tuttavia riapparire il concetto di investitura divina, ma grande potere avevano anche i nobili proprietari terrieri. D'altronde non esiste tetto che non sia sostenuto dalle travi.

Mano a mano che la complessità del tessuto sociale cresceva, ecco che in Francia, in Spagna e in Inghilterra appare la monarchia assoluta, dove il monarca ha pieni poteri ma è anche abile equilibrista nel tutelare gli interessi della nobiltà, della borghesia, dei centri cittadini, dei feudi che ancora regnano nelle campagne. Insomma il re gestisce l'apparato burocratico, fa da arbitro e controlla un forte esercito centrale a tutela dei sudditi. Oggi resistono ancora poche monarchie assolute: in Europa c'è solo il Vaticano (che però è una monarchia assoluta elettiva - il papa viene eletto dai Cardinali), nel vicino medio oriente c'è l'Arabia Saudita. Poco altro.

L'inghilterra è la prima a dotarsi di una carta costituzionale, la Magna Cartha, aprendo così l'era della monarchia costituzionale, dove il potere del re è limitato da quello dei parlamenti.

La monarchia sembra una brutta cosa, ma evita anche molti problemi. Affidando ad una sola persona le decisioni, si evitano infatti discussioni infinite e immobilismi continui (pensate ai sindacati). Ma cosa succede quando il monarca, colto da manie di grandezza, non riesce più a contenersi e vuole fare tutto da solo?
Ce lo spiega Vittorio Alfieri in Della Tirannide: « Tirannide indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo.».


La tirannide solitamente è esercitata da una sola persona, altrimenti detta despota, o dittatore. In alcuni casi i tiranni sono più di uno: famoso il governo dei trenta tiranni, che vide la luce ad Atene nel 404 a.c.




L'aristocrazia (governo dei migliori).


Con l'aristocrazia si comincia a ragionare. Il governo non è più affidato ad una sola persona, con il rischio di ritrovarsi un tiranno, ma è suddiviso tra più persone. Chi? Semplice: le persone migliori. Aristos in greco significa nobile, e nobile significa onorevole (vi dice niente?). Quindi la cosa pubblica è affidata ai migliori. Bene. Anzi, ottimo!
Al tempo!
La monarchia costituzionale, che abbiamo visto prima, può essere considerata una forma di aristocrazia: il parlamento che controlla il monarca era infatti composto da soli nobili, i quali avevano dunque il potere di controllare lo stato. La classe nobiliare era quindi il cuore dell'aristocrazia stessa, erano i migliori (i nobili, gli onorevoli) ad avere la possibilità di influenzare le decisioni del governo, di controllare lo stato.


La Costituzione Italiana, nel 1948, ha abrogato il valore civile dei titoli nobiliari, ma questo non significa che la nobilità, con il suo potere di esercitare una fortissima influenza, abbia all'improvviso cessato di esistere.


Ma, se la nobiltà come casta sociale esiste ancora, chi sarebbero allora i nobili di oggi?
Abbiamo detto che nobile significa onorevole e che i nobili siedevano in parlamento, allora i primi indiziati sono i nostri onorevoli. Mastella, D'Alema, Bertinotti, Berlusconi: eccoli qui, i nostri primi esponenti di una classe sociale privilegiata! E non solo loro, ovviamente, ma tutti quei personaggi che siamo abituati a vedere in televisione, di cui leggiamo quotidianamente sui giornali, che indirizzano il pensiero delle masse, che orientano il corso politico della Repubblica con l'esercizio dell'autorevolezza che viene loro dalle apparizioni pubbliche nei salotti del duemila (Porta a Porta, Matrix, il Costanzo Show), che comprano consensi con il potere di scambio che gli viene dall'equilibrio dei poteri forti, dalla difesa degli interessi reciproci. I nobili, gli onorevoli, gli aristocratici di oggi sono i vari Mentana, Sgarbi, Ferrara, Della Valle, Montezemolo, Vespa, Feltri, i criminologhi, gli psicologi con il dono dell'ubiquità, onnipresenti su più talk shows contemporanei ...la lista fatela pure voi. Sono quelli che spesso hanno famiglie facoltose, influenti: pochissimi entrano nell'elite partendo dal nulla.
Del resto anche il retroterra culturale li avvantaggia. Sono quelli che hanno accesso alle feste più esclusive. Quelli che si fanno mandare le cravatte su misura due volte l'anno (poi gliele rubano, come è successo al Presidente della Camera). Quelli con cui per quanti sforzi facciate non riuscite a parlare, se non per un'atto di clemenza e per pochi brevi istanti di cui serberete il ricordo a lungo. Sono quelli che fanno tutto, ricoprono tutti gli incarichi, danno opinioni su qualsiasi cosa, sono esperti di tutto e sembra che abbiano una cultura e una sensibilità illimitate. Sono quelli che prendono i voli di stato con familiari e amici, quelli che ordinano una cassa di pesce fresco e se la fanno recapitare per cena con un'aereo della Guardia di Finanza. Sono quelli che fanno una telefonata e tutti si mettono a disposizione. Insomma, avete capito.
Del resto, è Salvatore Quasimodo, nel suo discorso al Nobel per la letteratura, nel 1959, a dire: "Ma, a sua volta, è libero il politico? No. Infatti, sono le caste che lo assediano che decidono le sorti di una società e agiscono anche sul dittatore. Intorno a questi due protagonisti della storia non liberi e avversari circolano e si avventano le passioni e non c’è quiete che durante una rivoluzione o una guerra: la prima portatrice di ordine e l’altra di confusione."


Si presuppone che un'aristocrazia, visto che governa in quanto composta dagli individui migliori, ovvero i più colti, i più preparati ad affrontare questioni complesse, sia una buona soluzione per la guida di uno stato. Ma quel'è il lato B, la faccia nascosta della luna?
L'Aristocrazia può degenerare in oligarchia, ovvero un governo non dei migliori, ma un governo di una minoranza, di pochi. Nella tradizione del pensiero filosofico greco l'oligarchia è una forma di governo cattiva, perché "quei pochi esercitano il potere indebitamente, o in quanto non ne hanno il diritto o in quanto lo fanno violando le leggi o, infine, in quanto lo esercitano favorendo gli interessi particolaristici a scapito di quelli della comunità".


Seguitemi che siamo quasi alla fine




Politìa (governo di molti).


Ecco che ci avviciniamo alla nostra meta. Ne sento già il profumo. Ma prima bisogna passare alla politìa.
La politìa mette finalmente il potere nelle mani del popolo, ma non proprio di tutto il popolo. Diciamo di un terzo del popolo, ovvero di tutti gli abitanti che non siano schiavi, che non appartengano al sesso femminile e che siano cittadini a tutti gli effetti (nel caso di Atene, che avessero entrambi i genitori ateniesi). Questo perchè per Aristotele non tutti potevano definirsi cittadini completi. Non i lavoratori manuali, come ad esempio gli artigiani o gli operai, nè i forestieri. Tutti coloro che ne avevano diritto, esercitavano il potere mediante meccanismi di sorteggio e di rotazione. Poteva funzionare bene in quanto le città-stato raramente superavano i centomila abitanti.


Oggi, con decine di milioni di persone, sarebbe improponibile. A meno che non la smettessimo di utilizzare internet per cercare le donnine nude ma iniziassimo a sfruttarne l'enorme potenziale. A giudicare dal blog di Mastella, utilizzato esclusivamente per lagnarsi come un triste e moderno Calimero, in Italia di strada da fare ce n'è ancora tanta. Di Pietro timidamente sporge il crapino elettronico su YouTube e su SecondLife.


Ma cosa succederebbe secondo Aristotele se, anzichè scremare i cittadini che hanno diritto a partecipare della vita politica, conferissimo a tutti tale diritto, indiscriminatamente?
Allora la politìa si trasformerebbe nella sua forma degenerata, udite udite: la democrazia!


Bene, ci siamo arrivati! La democrazia non è che una forma corrotta di politìa. E perchè mai? Perchè il potere gestito dalla massa è succube della demagogia: condurre, trascinare il popolo. Demagogia indica un comportamento politico incline ad assecondare le aspettative della gente, sulla base della percezione delle loro necessità. Il demagogo utilizza frasi retoriche per formulare promesse inconsistenti al fine di conquistare consensi, "facendo spesso leva su sentimenti irrazionali, ed alimentando la paura o l'odio nei confronti del nemico o dell'avversario politico. In altri termini, la demagogia è l'attività del politico che, in vista del proprio favore, spinge il popolo a fare qualcosa contro il suo stesso interesse, sviando la percezione delle necessità reali".


Insomma, ecco svelata la natura antica delle accuse che l'aristocrazia di oggi muove al cosiddetto movimento qualunquista di questi ultimi tempi. Sarebbe insito nella definizione stessa di democrazia aberrare; allontanarsi errando; cadere preda di forme persuasive già previste alcuni millenni orsono.
E, cosa peggiore di tutte, lo sapete qual'è l'happy end della demagogia secondo Aristotele? Non c'è scampo: o la tirannide, o l'anarchia!


Come se ne esce? Domanda interessante.
I Democratici Diretti sostengono che il popolo deve avere la prima parola ed anche l'ultima. In Italia, movimenti di democrazia diretta stanno formando liste di candidati fra tutti gli iscritti che si vogliono proporre. Quelli che usciranno vincitori alle primarie e dovessero andare in parlamento, sarebbero vincolati a votare in base alla volontà popolare, di volta in volta espressa via sms. Interessante. Ma che cosa accadrebbe se lasciassimo che una parte dell'elettorato, presa tra quegli individui che non hanno un'alta concezione della moralità nè una preparazione di base sufficiente, fosse chiamata ad esprimersi in merito a questioni etiche dai risvolti complessi e delicati? Un esempio su tutti: la questione degli embrioni. Così, sui due piedi, personalmente ho delle forti perplessità.
In Svizzera una forma di democrazia diretta è già vigente. Il popolo ha il potere non solo di presentare una proposta di legge, ma anche di porre il veto ad una legge promulgata dal governo. Se in Italia ci avessero chiesto cosa pensavamo dell'indulto, forse oggi non avremmo buttato tanti soldi per riacciuffare gente che era già dentro. Previti però sarebbe in galera, e questo Aristotele non poteva prevederlo.


Da noi, in ogni caso, vige la democrazia indiretta.
Ma cosa c'è sotto al cofano di una democrazia? Perchè mai adesso dovrebbe funzionare meglio?
Vediamo cos'hanno escogitato i nostri padri.



La democrazia moderna


Le democrazie liberali si fondano sulla competizione tra candidati e sul meccanismo della delega tramite elezioni. Il principio della rappresentanza, alla base di tutto il marchingegno democratico, fu proposto tra i primi da John Stuart Mill.
La nostra è dunque una democrazia indiretta: deleghiamo qualcuno a rappresentarci e poi non abbiamo più potere su come egli ci rappresenti. Se vuole fare una leggina per aumentarsi lo stipendio, può farlo. Come dite? Chi mai sarebbe così opportunista? Ah.. era sarcastico, scusate.


Per cercare di limitare i danni, si è cercato nel tempo di stabilire alcuni princìpi. Innanzitutto chiunque ha diritto al voto, tanto poi perde subito questo diritto subito dopo la scelta dei candidati iniziali (e i partiti hanno lavorato sodo per ridurre anche questa scelta a una mera forma priva di effetti concreti: tu metti la X, il nome lo mettiamo noi). Poi abbiamo il primato della costituzione, e la separazione dei poteri.
Chi fa le leggi (potere legislativo) non può essere la stessa persona che le fa rispettare (potere esecutivo), e ci dev'essere un terzo ancora a interpretare la legge per dirimere le contese nei casi concreti (potere giudiziario).


Oltre a questi assunti di base, nel tempo si è visto che uno stato laico dava poi migliori garanzie di libertà. Aiutava giusto ad evitare di essere inquisiti, torurati, bruciati. Sembra poco, ma anche quello serve! All'estremo opposto del principio di laicità dello stato si trovano le teocrazie, posticini non raccomandabili dove la legge è legge e non si discute, anche perchè una battaglia dialettica con Dio è persa in partenza.


C'è poi un altro potere, dal quale in Italia per fortuna siamo completamente scevri: il cosiddetto quarto potere. La stampa, la radio, la televisione, i media insomma. Garantire un'informazione libera sembra essere determinante per una democrazia con i fiocchi e i controfiocchi. Perchè? Perchè in caso contrario i cittadini non avrebbero la possibilità di formarsi un'opinione basata su fatti concreti e non su manipolazioni degli stessi. Decisioni prese grazie a informazioni manipolate sono quasi sempre decisioni sbagliate, e in ogni caso frutto di una truffa, di propaganda.
In Italia, come dicevo, per fortuna abbiamo alfieri della democrazia che tengono alla lontana i fantasmi del quarto potere. Emilio Fede (TG4), per esempio, o Mauro Mazza (TG2); ma l'elenco potrebbe continuare.
Sarà per questo che l'Italia, nella classifica mondiale dei paesi ordinati secondo il grado di libertà di stampa, dal più libero al meno libero, si classifica quarantesima, dopo Panama, Mali, Francia, Bulgaria, Jamaica, Lituania etc etc?
A proposito... lo sapete che nel nostro paese c'è una televisione fantasma che, nonostante abbia tutte le carte in regola, le autorizzazioni e le sentenze della Corte Costituzionale a suo favore, continua a non poter accendere i suoi ripetitori? Si chiama Europa7, e dovrebbe utilizzare le frequenze di Rete4, che dal 1999 non ha la concessione per trasmettere.


I cittadini di una democrazia liberale hanno inoltre alcuni diritti, i cosiddetti diritti di cittadinanza. Dovreste conoscerli, visto che ce li avete (confermate?), ma ricordiamoli pure qui:



  • Diritti civili (dal XVIII secolo): libertà della persona, libertà di parola, pensiero e fede, diritto alla proprietà, diritto di concludere contratti, diritto alla giustizia;


  • Diritti politici (dal XIX secolo): diritto a partecipare al processo politico come membro di un corpo investito di autorità politica o come un elettore dei membri di tale corpo;


  • Diritti sociali (dal XX secolo): diritto a un minimo di benessere economico e sicurezza, diritto di vivere secondo gli standard prevalenti nella società;

Bastano tutte queste clausole a garantirci dai furbacchioni? Manco a dirlo, qualcuno sostiene di no! E non è solo Beppe Grillo, prima di lui qualcun altro ha manifestato una lieve insofferenza nei confronti dei partiti politici, e non solo.



L'anarchia (senza governo)


Pierre Joseph Proudhon Parliamo di Pierre-Joseph Proudhon, che durante la prima metà dell'ottocento ha iniziato per primo a parlare dell'anarchia non solo in termini dispregiativi, ma conferendole lo status e la dignità di una vera forma di convivenza civile.


Anarchia significa letteralmente senza e governo, o più appropriatamente: senza dominio.
Diceva Proudhon: « L’anarchia è una forma di governo o di costituzione nella quale la coscienza pubblica e privata, formata dallo sviluppo della scienza e del diritto, basta da sola a mantenere l’ordine ed a garantire tutte le libertà. »



Ecco cosa pensava Proudhon dei partiti: « Tutti i partiti senza eccezione, nella misura in cui si propongono la conquista del potere, sono varietà dell'assolutismo ». Vi ricorda qualcosa, o qualcuno???
Qualche altra sua massima: « Il governo sull'uomo da parte dell'uomo è la schiavitù »; « Chiunque mi metta le mani addosso per governarmi è un usurpatore e un tiranno: io lo proclamo mio nemico ».


Se state pensando che avete risolto tutti i vostri problemi, perchè l'anarchia fa al caso vostro, state attenti. Il suo pensiero fu considerato inapplicabile e per questo quello che ipotizzò fu definito "socialismo utopistico", ovvero che non esiste in alcun luogo.




Conclusioni parziali


Per esaminare più a fondo la complessità della materia, non basterebbe un corso universitario. Pensate che ci sono addirittura teoremi che dimostrano come non sia possibile un sistema di votazione elettorale che garantisca di rispettare tutti i requisiti necessari che ci attenderemmo. Per colpa di un certo Jean-Antoine-Nicolas Caritat, marchese di Condorcet, matematico, economista, filosofo e uomo politico francese del settecento, per esempio ora sappaiamo che il sistema di voto preferenziale con doppio turno si presta ad essere abilmente adulterato. Come? Se vi interessa il cosiddetto Paradosso di Condorcet, fatevi un giro su Wikipedia, oppure scrivetemi che ci facciamo un bel videopost.


Per l'intanto, libertà di stampa o meno, mi sento di farvi doverosamente osservare che per ottenere che chiunque abbia la possibilità di esprimersi senza essere bruciato sul rogo (come per esempio io in questo momento), milioni di persone nella storia hanno dato la vita. Fiumi di sangue hanno attraversato campagne, pianure e città prima di asciugarsi al sole di una nuova alba.
Forse, anzi indubbiamente, non abbiamo ancora raggiunto la perfezione, ma non lamentiamoci troppo, perchè c'è chi sta peggio.


Rimbocchiamoci piuttosto le maniche, perchè è giunto anche per noi il momento di raccogliere l'eredità di Aristotele e aggiungere nuovi capitoli, anch'essi non definitivi, a questa affascinante storia.

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domenica 14 ottobre 2007

Vietiamo per legge le lacrime in televisione!

Lo stupro di Montalto di Castro diventa occasione per l'ennesima riedizione di Carramba, che sorpresa!



Domenica 14 ottobre 2007. Circa le dieci del mattino. Cerco di riprendere i sensi davanti ad un buon caffellatte bollente.

Accendo la televisione. Appare RAI uno: c'è un talkshow sullo stupro di Montalto di Castro.


Gli ospiti si alternano nell'usuale carosello di opinioni, come di tradizione orchestrato un tanto al chilo dal mediatore di turno. Si parla solo se interrogati e, soprattutto, vietato approfondire! Non importa cosa si abbia da dire, l'importante è che lo si dica in fretta.
Sui trasgressori si abbatte la mannaia del censore mediatico: via il microfono e avanti la prossima mini-riflessione confezionata, possibilmente conformista e politically correct. Del resto per le situazioni che sfuggono di mano, quelle in cui un ospite vuole a tutti i costi terminare l'esposizione del suo pensiero magari esprimendo opinioni personali, non predigerite, che mettono a rischio l'establishment e fanno tremare le poltrone, c'è pur sempre un'arma finale che all'occorrenza toglie d'impaccio: la dissociazione immediata. Basta dire fermamente: mi dissocio dalle dichiarazioni del signor Pinco Pallo.


In questo quadretto idilliaco, ove si muovono generalmente i talk show nostrani, ecco dunque che si dibatte amabilmente di questa ignobile vicenda. Un giovanotto, in occasione dei festeggiamenti per il suo diciottesimo anno d'età, invita una sedicenne di Tarquinia a fare una passeggiata nella vicina pineta. La sventurata risponde, parafrasando Manzoni, e si inoltra tra gli aghi di pino con il suo galante cavaliere. I due discorrono del più e del meno, quand'ecco sette compari, in combutta con il festeggiato, appalesarsi dal nulla e realizzare quella che a tutti gli effetti può definirsi un'imboscata. La vittima viene stuprata collettivamente, a turno, per ore ed ore.


Di per sè niente di strano: la cronaca nera di questo paese ci ha ormai abituato a episodi simili, anche più efferati.
In questo caso però, spicca il fatto che la simpatica comunità di Montalto di Castro sembra esprimersi a favore degli otto piccoli birichini: la maggioranza dei cittadini intervistati dichiara infatti che si sa, gli uomini queste cose le fanno, la colpa è della ragazzina che non è stata capace di farli smettere.

Montalto di Castro

Un caso di povertà estrema e di isolamento culturale in un paesino appartenente al profondo sud? Niente affatto: la ridente località si trova nel lazio, in provincia di Viterbo. E' dotata di un sito web che eroga servizi evoluti quali pagamenti online, distribuzione di modulistica e iscrizione via RSS agli aggiornamenti su bandi e concorsi. C'è persino un apposito spazio dove si accettano proposte e suggerimenti.
Sul sito manca però - ho controllato - una pagina informativa su come accedere ai fondi per ottenere tutela legale dopo avere stuprato una forestiera.
Si sa: queste cose succedono. Così almeno la pensa il sindaco (tale Salvatore Carai, dei DS) il quale, imbeccato dai servizi sociali, ha messo a disposizione degli otto simpaticoni denaro pubblico perchè potessero difendersi nelle opportune sedi.


Ma andiamo, suvvia! Son ragazzi! (due dei quali, pare, siano imparentati con un qualche membro della giunta comunale) sembrano pensare gli abitanti dell'amena cittadina. Con che cuore si è potuto denunciarli? E così, in questo clima da caccia alle streghe, per la giovane vittima meglio l'esilio, inflittole dalla madre per tutelarla. Oltre al danno, la beffa!



Cittadini di Montalto di Castro. Vi sentite davvero rappresentati da queste dichiarazioni? Se c'è qualcuno che si dissocia, lo faccia adesso o taccia per sempre.


Perchè siamo qui a parlarne? Perchè nel talk show di questa mattina, dal titolo apparente de 'Il Dolce e l'Amaro' (così perlomeno recitava il logo in basso a sinistra), la madre era ospite della trasmissione, voltata di spalle per tutelarne la privacy. La carrellata di opinioni, condotta con la consueta stitichezza, si svolge tutto sommato senza infamia e senza lode, quand'ecco sul finire il coup de théatre. In collegamento telefonico da Roma: la figlia!


Lei: il clou dello show! La protagonista indiscussa. Colei a cui, in un lasso di tempo doverosamente ampio, si sarebbero potute fare cento, mille domande rivelatrici sui come e sui perchè. E che cosa le viene chiesto?


Vuoi dire qualcosa a tua madre?


Come? Ma perchè.. una madre ed una figlia non hanno altra occasione di parlarsi se non davanti ad una telecamera accesa? A quale scopo? Non staremo mica cercando di provocare un'emozione artificiale, dosando sapientemente ingredienti testati secondo un antica ricetta?


La figlia dice che vuole tornare a vivere con la mamma, a Montalto di Castro, e non a Roma. Tutte cose che avrà avuto molte altre occasioni di dirle. Siamo in fondo nel ventunesimo secolo, abbiamo a disposizione auto veloci, telefoni e telefonini, videotelefonini, email, chat, videochat... Senza contare che, a voler guardare il pelo nell'uovo, ci sono serie probabilità che la registrazione della puntata sia avvenuta a Roma. Ragion per cui è plausibile che la figlia non fosse poi così distante: a voler essere benevoli sarà stata al più nel baretto degli studi televisivi, se non addirittura in regia con un paio di cuffie e un microfono a collare.


Nel frattempo, a ricreare il senso di un'apparizione fugace cui dedicare la massima attenzione prima che tutto sia perduto per sempre, dalla regia mandano i titoli di coda. Quel tipo di titoli che scorrono veloci radenti al fondo dello schermo, tanto veloci che per leggerli bisogna mettersi i pattini.


L'ansia sale. Il tempo stringe. Ed è a questo punto che la conduttrice interrompre la ragazzina.


Tua madre queste cose le sa già.


Ci è arrivata anche lei! E cosa avrebbe mai potuto dire, che probabilmente sua madre non sapesse già? Ma forse l'interruzione nasconde un altro motivo.


In questo momento sta piangendo. (ndr: la donna è voltata di spalle)


Ohhh.. finalmente comprendiamo il motivo di quest'intervista e di quella domanda apparentemente priva di senso. E' l'effetto Carramba che sopresa! il nostro obiettivo: la mamma piange! Ora sì che il dibattito si fa interessante, mica prima, con tutte quelle opinioni profondamente noiose di psicologi e magistrati. Ma il meglio deve ancora venire.


Scusami per la domanda che ti farò, ma è il mio dovere di giornalista che me lo impone.
Hai qualcosa da dire ai tuoi aggressori?


Dovere di giornalista? Io credevo che i giornalisti servissero a fare delle inchieste, a riportare dei fatti. Non credevo che facessero anche da ambasciatori di missive. La prossima volta che avete qualcosa da dire a qualcuno e non avete tempo, o non avete voglia, o non ci volete parlare, chiamate un giornalista della RAI e mandateci lui!


La ragazzina ovviamente dichiara che non se la sente di dire loro niente, perchè dovrebbero già essere consapevoli del male che le hanno fatto; non c'è niente da aggiungere.
La conduttrice però insiste. C'è bisogno di qualcosa di forte per chiudere la trasmissione che sta inesorabimente scivolando a nero.


Capisco. Ma dì loro almeno una frase, una sola parola!


Dì soltanto una parola, e io (l'incasso) sarò salvato! Ma niente, non c'è niente da fare. La ragazzina ribadisce quanto saggiamente detto poco prima.
Se solo avesse detto, che so 'Animali!', oppure 'Bastardi!", allora sì: quanto se ne sarebbe parlato!
Invece la puntata è condannata a restare in un anonimato mediatico senza scalpore, preda di un oblio giornalistico che avvolge i suoi protagonisti non appena il video sfuma. Che disdetta!


Come dite? Non credete che le cose in televisione vadano così? Non credete che i conduttori televisivi, e in misura minore anche quelli radiofonici, scatenino guerre per cinque secondi in più o in meno di popolarità? Restate sintonizzati: prossimamente ve ne racconterò delle belle!


Nel frattempo vorrei lanciare una proposta di legge popolare.


Vietiamo le lacrime in televisione!


E se si verificano, che sia vietato sottolinearle. Fanno parte della sfera intima, non vanno nè reclamizzate nè strumentalizzate.


Tra l'altro, potremmo avvalerci di un precedente legislativo più che mai attuale. Infatti, una lacrima che velasse una pupilla su cui fosse applicata una lente a contatto, equivarrebbe a detergere la lente stessa. Un simile atto, già se dovesse avvenire entro i confini del comune di Firenze, potrebbe essere interpretato come la pulizia di un cristallo, e quindi ricadere nella famigerata ordinanza che vieta di lavare i vetri. Nella prima versione di tale ordinanza, infatti, non era specificato esattamente in quali frangenti fosse legittimo lavare un vetro, nè cosa si intendesse di preciso per vetro.

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lunedì 8 ottobre 2007

Veltroni, lasci stare Veronica Lario: prenda mia suocera!

Dopo la chiamata alle armi di Walter Veltroni, Miriam Bartolini in Berlusconi - nome in codice Veronica Lario - intervistata dalla biografa ufficiale di famiglia, l'onnipresente Maria Latella, dichiara:

veronicalario
Forse [Veltroni] ha pensato alla valorizzazione di un ruolo, quello di chi per oltre vent'anni ha fatto solo la moglie e la madre. Forse Veltroni vorrebbe dare rilievo all'esperienza di una madre di famiglia, sia pure molto privilegiata. È un ruolo che per tante donne è ancora il più importante».





Signora Bartolini, o Lario, o Berlusconi: contesto questa versione.
Infatti, se Veltroni avesse voluto in squadra una esperta madre di famiglia, avrebbe chiamato mia suocera!

Mia suocera ha tirato su quattro figli da sola, in una città (Milano) che non conosceva, andando a raccogliere fragole alle sei del mattino, per continuare poi la giornata all'asilo nido dove in vent'anni ha accumulato un'impareggiabile esperienza sulle tipologie esistenti di sederini sporchi e loro modalità di trattamento.

Con mia suocera, inoltre, Veltroni avrebbe anche acquisito competenze finanziarie di comprovata efficacia nel contenimento della spesa pubblica. Mia suocera infatti conosce tutte le offerte delle catene di supermercati, e sa dove e quando andare a comprare un chilo di patate a meno del 50% del loro valore di mercato.

Veltroni, gliela presento?

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giovedì 4 ottobre 2007

Veltroni manda un biglietto omaggio per il PD a Veronica Lario, in Berlusconi.

Lo dico? Lo dico! Sono antico.
Pensate che sono ancora convinto che per fare politica sia necessario partire dal basso, conoscere la realtà, avere competenze, avere la capacità di formulare proposte convincenti. Le proposte si comunicano; se hanno senso ci si candida; se la gente le vota, si cerca di attuarle.

veronicalario A me non risulta che la signora Miriam Raffaella Bartolini in Berlusconi, nome d'arte Veronica Lario, abbia mai tenuto comizi, si sia fatta portavoce di proposte concrete, abbia mai manifestato autentica passione politica o si sia distinta per competenze chiave insostituibili. (Sa recitare, certo, e questo nella politica di oggi effettivamente è un gran bel valore! Ma il PD non era l'occasione di invertire il senso di marcia?)

E Veltroni che fa? Delira: vuole costruirsi il primo harem di stato, giacchè uno dei vanti del nuovo PD sarebbe quello di essere il partito politico con più donne al suo interno. Forse, dopo aver dichiarato che non potrebbe mai essere una donna perchè passerebbe tutto il giorno a toccarsi le tette, vuole semplicemente aumentare la probabilità di riuscire a toccare almeno quelle altrui. Non vedo infatti discriminazione peggiore di quella di stabilire a priori una certa percentuale di rappresentati del sesso femminile, come se le donne fossero una minoranza etnica, come se non avessero altra possibilità di farsi strada se non un aiutino, una spintarella, come se non fosse la forza delle idee a dover premiare una candidatura piuttosto che un'altra.
E allora perchè non pensare anche ad avere il più alto numero di lavavetri mai rappresentati politicamente? O, magari, il più alto rapporto incensurati/politici mai espresso in un governo della Repubblica Italiana? Eh sì, perchè mettere le persone giuste al posto giusto sarebbe chiedere troppo: un  laureato in medicina come Ministro della Sanità, un vigile urbano al Ministero dei Trasporti, un professore a sistemare l'Istruzione.

VeltroniE invece no. Il cruccio di Veltroni è: «Ci sarebbe una donna che non so come collocare nel nostro panorama politico, e di cui conosco le curiosità culturali...».
Anch'io ho delle curiosità culturali, sindaco, vuole candidare anche me? No, scusi, dimenticavo: io non ho le tette. Però conosco una donna che ce l'ha, e non sono rifatte. Anche lei è curiosa, legge molto. E' mia madre. Gliela presento?
Veltroni però insiste: «Non c'è nulla di strano, è una persona che stimo, con la quale ho avuto modo di discutere, è una persona con grandi curiosità culturali ed intellettuali».

Basta questo? Signor Veltroni.. secondo lei abbiamo bisogno di persone curiose, o di persone capaci?

In verità mi pare che lei stia cercando di imbastire un governo di facciata, costruendo consensi basati sulla notorietà dovuta ai rotocalchi, cercando di riciclare legami e parentele consolidati, rassicuranti, perchè il nuovo viceversa è imprevedibile. Con il nuovo si rischia di cambiare davvero!

Stiamo cercando di liberarci faticosamente di un Ministro di Giustizia testimone di nozze di un mafioso, di senatori a vita prescritti, mai assolti, e lei ci vuole propinare la moglie di Berlusconi?

E' ora di voltare pagina. Gli italiani non credono più agli spot televisivi, alle interviste concordate, alle frasi fatte e alle inquadrature Mediaset di soubrette cerebrolese.

Gli italiani oggi leggono i blog, si informano in rete, i servizi video se li fanno da soli.
Se con il PD vuole davvero cambiare, lo dimostri. Vada a cercare i premi Nobel; candidi loro; ci metta menti illuminate e competenti nella sua squadra di governo, non i membri di un'aristocrazia patinata a ricoprire di belle immagini un vuoto abissale di contenuti.

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venerdì 28 settembre 2007

Videolettera aperta al dottor Sgarbi

Nella puntata di Matrix del 26 settembre 2007, Sgarbi sproloquia contro Grillo. Facciamo l'esegesi della sua performance.


Egregio dottor Sgarbi,

nella puntata di Matrix in onda il 26 settembre, lei ha fatto alcune affermazioni sulle quali nutro alcune perplessità. Non potendo avere accesso ad un contraddittorio nella stessa sede, per ovvi motivi, esprimo il mio dissenso attraverso il media più democratico al mondo: internet.

Ecco dunque una serie di sue dichiarazioni, seguite dalle mie osservazioni.

Mi sembra che l'andamento generale delle considerazioni di chi sente la forza.. la forza fisica di Grillo, la forza brutale e priva di sostanza vera, basta pensare all'attacco ai vecchi...

Come può affermare "la forza [...] priva di sostanza vera"? La gente scesa in piazza l'otto settembre non lo ha fatto per gridare slogan vuoti nè come segno di protesta fine a se stessa. Quello che trecentomila cittadini italiani hanno firmato era una proposta di legge popolare, i cui contenuti sono ormai noti a tutti. Lei può dissentire dalle finalità di tale legge, ma non può liquidare la volontà di una parte del popolo italiano come priva di sostanza vera.
Non le sembra un'interpretazione del tutto legittima della Costituzione italiana la stesura, la firma e la presentazione di una legge voluta dal popolo?
E non sono forse i suoi contenuti sostanziali, ancorchè opinabili?

Per quanto riguarda poi l'attacco ai vecchi che lei denuncia nella retorica di Grillo, credo che il tipo di senilità schernita da Grillo non sia quella legata all'età anagrafica. Vuole un esempio? Non deve cercarlo molto lontano. Si colleghi al sito www.vittoriosgarbi.it, il sito di un cittadino che ha ricoperto incarichi di governo, che ancora rappresenta i suoi concittadini per quanto concerne la tutela delle opere d'arte e che dovrebbe avere quindi con loro un dialogo costante ed efficiente.

Potrà constatare con i suoi occhi che le notizie più recenti risalgono al 2006. Non solo: in un'era dove la capacità di comunicare attraverso contenitori nuovi, scavalcando i media tradizionali e interagendo direttamente con il pubblico, sono fattori critici, il suo blog - dal titolo profetico "Senza censura" - è una enorme e desolata pagina bianca ovunque ci si avventuri con il mouse. Effettivamente, pare proprio che il suo blog sia stato oggetto della peggior censura immaginabile: l'incapacità di comprendere le trasformazioni dei nostri tempi e stare al passo con la società.
Ecco, è questo il tipo di 'vecchio' che Beppe Grillo denuncia.


I giovani galleggiano come degli stronzi, e non hanno una sola idea e si drogano. Tutti. (in un crescendo improvviso di ira)


Mi consenta innanzitutto di esprimerle solidarietà per quello che evidentemente è sintomo patognomico di ira compulsiva. Lo sa che può causare significative erosioni gastriche nonchè colpi apoplettici?
Socrate raccomandava di arrabbiarsi con la persona giusta, nella misura giusta, nel modo giusto, nel momento giusto e per la giusta causa.
Potrebbe, magari, cominciare dal primo di questi insegnamenti ed indicare un target un pò meno generico de i giovani? Anche perchè, se davvero lei ha dichiarato che giravano fiumi di cocaina nelle case dell'aristocrazia palermitana, quando lei e Giuseppe Ayala ne eravate assidui frequentatori, non sarebbero eventualmente solo i giovani a drogarsi, ma anche e soprattutto i più grandicelli.
Tra l'altro, almeno, i giovani avrebbero motivi più nobili per drogarsi, viste le rosee prospettive che hanno in termini di occupazione e previdenza. Cosimo Mele, invece, che motivi avrebbe avuto? Il tentativo di raggiungere un'insperata erezione?


Grillo faccia come Castelli: faccia una lista, vada a prendere i voti, diventi ministro, diventi sindaco... E vedremo cosa risolve. Faccia politica! Si candidi!


Grillo non si vuole candidare. Non perchè l'abbia più volte ribadito ogni volta che qualcuno, come lei, fingendo di ignorarlo glielo rinfaccia (giacchè è noto che le dichiarazioni di certi personaggi pubblici non rappresentano quasi mai un vincolo che obbliga ad un comportamento coerente - lei in quanti partiti diversi si è candidato, dottor Sgarbi?). No... Grillo ha qualcosa di più che una semplice dichiarazione d'intenti o un alibi: ha condotto una campagna contro i parlamentari colpiti da una sentenza di condanna definitiva, sapendo di avere egli stesso una condanna a suo carico. Si è reso ineligibile a priori, con le sue stesse mani. (vedasi post precedente)

Grillo continua a fare il suo lavoro. Urlava dietro a un tubo catodico, poi gliel'hanno tolto e ha incominciato a urlare dietro milioni di monitor lcd. Gli hanno tolto un mezzo mediatico buono solo per fare propaganda e l'hanno consegnato al mezzo democratico per eccellenza, dove la comunicazione è bidirezionale, dove i telespettatori non sono più ricevitori ma trasmettono a loro volta e si auto-organizzano.
La censura gli ha fatto un favore: l'ha reso potente. Chi non sa che nascondendo a se stessi il proprio lato ombra, questo diventa incontrollabile? E' il segreto della vita, il meccanismo antico che ha reso possibile l'evoluzione: sono i problemi a generare innovazione e progresso; è la fame che porta ad inventare l'arma, non la sazietà. E' per questo che due legislature sono più che sufficienti: dobbiamo cercare di arginare l'insorgenza dell'appagamento, favorire l'appetito.


Chiunque abbia fatto con foga una polemica contro il potere ha vinto. Ha vinto davanti al pubblico. Poi gli vai a vedere.. Non solo li disprezza, gli sputa in faccia, li carezza sulla testa, li chiama vecchi, dice che prendono il Viagra, li insulta.. E ridono!!


Dottor Sgarbi.. suvvia! Questa critica proprio da lei non me l'aspettavo. Siamo al bue che da del cornuto all'asino.
Lei è sicuramente persona colta, ma chi può dimenticare le scorribande sui palchi del Maurizio Costanzo Show, quando il suo personaggio si è imposto all'attenzione dell'audience a colpi di offese, volgarità, accessi d'ira incontrollata, schiaffi, urla e altre amenità? Non si è fatto mancare niente!
Cosa crede che facesse il pubblico a casa, se non divertirsi e ridere a crepapelle? Crede di avere avuto più seguito quando teneva le sue lezioni di Storia dell'Arte, o quando gonfiava le vene del collo, sputando come un lama e attraversando a grandi falcate il palcoscenico regalando uno spettacolo molto simile a quello di un'alterco tra babbuini?
Non mi fraintenda. Anch'io, da brava scimmia urlatrice, ho sempre applaudito le sue performance. Lei era una certezza: - "Corri, corri.. c'è Sgarbi! Sta mandando affanculo tutti gli ospiti, il regista, i tecnici, il pubblico in sala e tutta la gente a casa!!".
Andiamo dottor Sgarbi, a discapito dei suoi indiscussi meriti lei è stato forse il precursore della tv spazzatura, l'antesignano del V-Day, l'unico che ci mandava chiunque, e non aveva neppure un blog.
Beppe Grillo al suo cospetto è un'educanda nel giorno della sua prima comunione.


E perchè Mastella e non Rutelli? Rutelli è più carino? L'aereo di Mastella non era quello di Rutelli?


L'aereo della discordia era indubbiamente assegnato a Rutelli. Perlomeno, Rutelli lo stava "ufficialmente" usando per finalità istituzionali: doveva presenziare alla premiazione del Gran Premio di Formula Uno.
Mastella no. Mastella stava solo facendo l'autostop con il figlio; Rutelli si è fermato, ha visto che Mastella era un pò giù per via di quel magistrato calabrese che non voleva farsi gli affari suoi, e ha provato a tirarlo su. Di peso, sul volo di linea. Al casello, poi, Mastella ha insistito: voleva pagare alla romana, ma a Rutelli sembrava una presa per il culo e proprio non ne ha voluto sapere. E' andata così!


[incomprensibile] fatto politica pensando di cambiare il mondo.. Il mondo non si cambia! E non lo cambiano le capre e gli ignoranti!


Lei sostiene che non si può fare ancora politica pensando di cambiare il mondo, perchè il mondo non si cambia.
A questo proposito mi consenta di leggerle un breve stralcio delle informazioni che sul suo conto si trovano su Wikipedia.

Nel 1996, con sentenza definitiva della Pretura di Venezia, [Vittorio Sgarbi] è stato condannato a 6 mesi e 10 giorni per il reato di falso e truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, per produzione di documenti falsi e assenteismo mentre era dipendente del Ministero dei Beni culturali, con la qualifica di funzionario ai Beni artistici e culturali del Veneto.

Insomma, durante lo svolgimento dei suoi incarichi al servizio della cosa pubblica, stipendiato da tutti noi, lei avrebbe marinato l'ufficio in maniera reiterata e producendo falsi certificati medici.

Dottor Sgarbi, se questo è il suo modo di intendere la politica, non posso che darle ragione: così il mondo non si cambia!

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giovedì 27 settembre 2007

Mettiamo al centro la proposta, non i partiti.

Su una cosa Prodi ha ragione: La Casta non è peggiore della società nel suo complesso, ma affonda le sue radici in un tessuto sociale di cui è diretta emanazione.

Ce ne rendiamo conto ogni giorno, basta aprire la porta dell'ufficio e provare a chiedere un favore al collega della stanza accanto.
I colleghi si fanno la guerra, i dirigenti fondano micropartiti all'interno delle aziende; e non è per il bene dell'azienda che prendono le loro decisioni, ma per aumentare il potere per sè e per il proprio gruppo.

Gli amministratori di condominio gonfiano le fatture dei loro fornitori. I fornitori in cambio possono manomettere i contatori ed aumentare i consumi riportati.

I grandi campioni dello sport prendono la residenza all'estero e dichiarano un reddito annuo inferiore a quello mensile di una vecchietta con la pensione minima; le società di telecomunicazione non se ne dissociano, ma li pagano come testimonials.

E del resto è normale, in un mondo dove fotografi si fanno pagare cinquantamila euro per non pubblicare le loro foto. Ma se non è per pubblicarle, allora perchè le fanno? Forse perchè quando vanno in galera la gente si compra i loro libri e perfino le loro mutande.

L'elenco continuatelo pure voi..

Invece, Prodi non ha ragione quando sfida Grillo a scendere in campo con proposte concrete.

Innanzitutto perchè sembra dimenticare di avere già ricevuto, l'otto giugno 2006, da Grillo in persona un plico con le primarie dei cittadini.
Secondariamente, Grillo non può avere un programma di governo perchè non è un politico. Non lo è e non lo vuole fare.
E non lo può neppure fare: si è auto escluso, avendo subito una condanna a 15 mesi per essere stato riconosciuto responsabile di incidente stradale, nel 1980 (la legge di iniziativa popolare di cui si è fatto portavoce sancisce infatti l'ineligibilità per chiunque sia stato oggetto di una condanna definitiva).

Non erano forse quelle proposte ed iniziative di scienziati e premi Nobel su argomenti come ambiente ed energia, emerse dal dibattito in rete e consegnate nella mani del Presidente del Consiglio stesso, un programma politico?

Per valutare come attuarlo ci vogliono i tecnici, certo. Io so come voglio che sia fatta la mia casa, ma nessuno si mette a discutere se pago un'architetto, un muratore, un idraulico e un geometra per costruirla.

Nella vita, la scelta non è tra sapere come cambiare le cose o stare zitti, in un immobilismo apatico. Questa è la classica falsa alternativa tra due opposti inconciliabili.
Si comincia invece mettendo tutti daccordo sul fatto che le cose vadano cambiate, perchè ogni cammino comincia con un primo passo. Non partire neppure quale risposta sarebbe?

Sgarbi, condannato in via definitiva per truffa ai danni dello Stato, sosterrebbe che Grillo è un prodotto dell'antipolitica di destra.
Quindi secondo te, caro Sgarbi, presentare una proposta di legge popolare chiara e concreta, raccogliendo trecentomila firme, sarebbe antipolitica.
E ovviamente, invece, essere soprintendente ai beni artistici della Regione Veneto e non andare al lavoro esibendo certificati medici falsi è, al contrario, espressione di alto senso politico.

Smettiamola di discutere di Grillo. Iniziamo invece a parlare di proposte concrete, di liste civiche con o senza bollino, di partecipazione diretta. La politica non si fa solamente in aula, si fa sul posto di lavoro, in metropolitana, al bar, a cena con gli amici.

I politici, queste caricature di retorica alienata che decidono al nostro posto ci rappresentano? L'impalcatura di interdipendenze e clientelarismi entro la quale si muovono ci rappresenta? La mancanza di passione politica autentica, la distanza e il vuoto che si sono creati tra i cittadini e i loro sedicenti portavoce ci rappresentano ancora?
Se la risposta è no, allora è la sola risposta che conta.

L'evoluzione ed il progresso scientifico ci danno uno strumento di democrazia che mai prima d'ora era stato disponibile. E' la nostra grande opportunità di dimostrare che abbiamo davvero compiuto un passo avanti, che abbiamo preso veramente le distanze dalle comunità di cavernicoli che si amministravano a colpi di clava.
Quello che conta è non fallire un'altra volta.

E soprattutto, abbandoniamo la vecchia divisione del mondo in destra e sinistra. Il bene ed il progresso della società non si perseguono facendo il tiro alla fune; la fune prima o poi si spezza. Quello che conta è discutere ogni singola proposta in maniera autonoma, indipendentemente da chi la mette sul tavolo.

E' in questo senso che i partiti devono scomparire: essi non sono che giganteschi organismi in lotta per la propria sopravvivenza, per avere ragione di altri organismi vissuti come un'eterna minaccia. Esattamente come il dirigente che prende decisioni in favore della propria cordata aziendale.

Così si perde tutti.

Mettiamo al centro la proposta . Lasciamo che siano i cittadini liberi, le menti illuminate, i premi Nobel a discuterla.

Torniamo a fare scelte buone, scelte fatte nell'interesse di tutti.

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martedì 25 settembre 2007

Inno alla speranza

Dedicato a quelli del V-Day, a chi aderirà alle Liste Civiche, con o senza bollino di Grillo, e a tutti quelli che hanno voglia di cambiare il mondo.





VIA DI QUI.
P.Conte / C.Messora
(Wow... suono molto fiko!)


Via, Via! Andate via di qui.
Nessuno più vi vuole in questi luoghi,
e tano meno io che vi ho votato!

Via! Via! Tu che sei un pregiudicato,
e tu che sei un corrotto,
voi profanate il tempio dello stato.

It's wonderful. It's wonderful. It's wonderful.
Andate a casa!
It's wonderful. It's wonderful. It's wonderful.
Andate via..


PSI, PdCI,
FORZA ITALIA, LEGA, AN, UDDICCI'
MARGHERITA, ULIVO, DS, 'MMMSSI',
'NNATE VIA DI QUI !


Via, Via... Portateveli via
i vostri sguardi contraffatti,
e tutti quei discorsi vuoti!

Via. Via. E' tempo ormai di rinunciare
a tutti questi privilegi,
all'immunità parlamentare.

It's wonderful. It's wonderful. It's wonderful.
Andate a casa!
It's wonderful. It's wonderful. It's wonderful.
Andate via..


PSI, PdCI,
FORZA ITALIA, LEGA, AN, UDDICCI'
MARGHERITA, ULIVO, DS, 'MMMSSI',
'NNATE VIA DI QUI !


Via! Via! Ora tocca a questa gente.
fatta di uomini.
Padri di famiglia, mogli, figli.

Via, via... Che parlano di un mondo nuovo,
e di futuro.
E ci credono davvero!

It's wonderful. It's wonderful. It's wonderful.
Andate a casa!
It's wonderful. It's wonderful. It's wonderful.
Andate via..

PSI, PdCI,
FORZA ITALIA, LEGA, AN, UDDICCI'
MARGHERITA, ULIVO, DS, 'MMMSSI',
'NNATE VIA DI QUI !

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sabato 22 settembre 2007

Beppe Grillo non si candiderà alle elezioni. Ecco le prove!

Il recente tormentonte "Grillo si candida" - "Grillo non si candida" è al capolinea.
Grillo non si candida! Io ne ho le prove...




Dopo il Vaffa-Day, in cui finalmente milioni di italiani sono caduti dal pero e hanno scoperto brutalmente cosa stava accadendo in rete, il toto-candidatura grilliana ha superato in popolarità il superenalotto, il gratta & vinci, la schedina e il mondo sommerso delle scommesse clandestine.

C'è una buona parte dei sostenitori del Grillo nazionale che non disdegnerebbe una sua discesa diretta in campo, per beneficiare di una marcia in più e calare su Roma al seguito del loro condottiero al grido di: "Cacciamo gli invasori dal parlamento".
C'è poi La Casta, e tutti i loro supporters disseminati tra i mezzi di informazione, che accusa Grillo di ordire un piano perpetrato ai danni della società e perseguito a colpi di populismo, qualunquismo, demagogia e altre simpatiche arti. Tale piano mirerebbe a creare una nuova forza politica di cui il profeta-untore sarebbe egli stesso leader, pur privo di quelle qualità essenziali per fare della buona politica: mediocrità, ipocrisia, opportunismo, volubilità ecc. ecc.

Dopo le iniziali accusa di deriva fascista, e dopo il tentativo poco fruttifero di cavalcare un'improbabile ondata di indignazione per offese mai recate alla memoria di Biagi (che in realtà non ha mai firmato nè approvato la legge che porta il suo nome, a cui meglio ci si dovrebbe riferire come Legge Maroni),  un nuovo tentativo in extremis di affondo viene portato da Mauro Mazza, direttore del TG2. Mauro Mazza teme che qualche squilibrato, ebbro di vaffa su vaffa, imbracci un kalashnikov e al grido di "Beppe Grillo è grande!" corra a sterminare La Casta. Fini lo chiama dopo cinque minuti e gli chiede se per caso non sia diventato scemo.

Vistosi alla mal parata, Mazza da buon partigiano della Seconda Repubblica non si da per vinto, e oggi (sabato 22 settembre 2007, n.d.r.) commissiona e fa trasmettere un servizio che fa le pulci sulla vita privata di Beppe Grillo.

Dal servizio, di dubbia utilità diffamatoria, emerge però un fatto di cronaca estremamente importante, che rende un impagabile servigio alla comunità degli scommettitori, mettendo fine al business di bagarini e allibratori. L'episodio non è di per sè inedito, perchè a ben vedere è lo stesso Grillo che ne parla, nel suo post dal titolo La Paga Di Giuda del 16 settembre 2005. Però l'elemento che nelle intenzioni di Mazza sarebbe il più diffamatorio, in realtà viene in sostegno delle affermazioni di Grillo stesso.

Accade purtroppo che nel 1980 Grillo sia protagonista di un tragico incidente stradale, dal quale egli esce miracolosamente vivo, mentre i suoi passeggeri (tre persone in tutto) non ce la fanno...
Imputato e processato per l'episodio, Grillo viene condannato a quindici mesi.

Al di là della spiacevolezza dell'accaduto, che non è (sia beninteso) oggetto dell'ironia di questo post, la formula magica che emerge dalla cronaca è "Grillo è stato condannato in via definitiva".

Essendo il fatto accaduto ben 27 anni fa, nessuno potrebbe mettere in dubbio che Grillo non ne fosse conscio quando ha lanciato la sua campagna per la legge di iniziativa popolare il cui primo obiettivo è l'eliminazione dal parlamento di tutti gli onorevoli condannati in via definitiva, di qualsiasi specie fosse la loro condanna.

Allo stesso modo non è pensabile che egli non fosse consapevole di un avvenimento tanto tragico tanto indelebile sulla sua fedina penale, quando ha specificato i requisiti per ottenere il bollino di certificazione grillesco per autenticare qualsiasi lista civica che voglia presentarsi alle elezioni con la sua benedizione.

Perchè Grillo avrebbe dovuto imporre due vincoli così forti e così inequivoci quando sapeva benissimo che in questo modo si sarebbe dato la zappa sui piedi da solo?
Semplice: perchè non ha mai avuto l'intenzione di candidarsi direttamente in politica. Che è quello che ha sempre sostenuto.

Oggi, grazie a Mauro Mazza, tutta l'Italia ne ha le prove!

Grazie Mauro.

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