le intuizioni ovvie di claudio messora

mercoledì 24 dicembre 2008

La grande balla di Berlusconi in Abruzzo

La grande balla di Berlusconi in Abruzzo

Cari abruzzesi, che avete cantato felici Meno male che Silvio c'è, il 12 dicembre 2008 a Chieti; che lo avete proclamato Re in casa vostra, facendovi imbonire dalle sue fanfaluche; che avete subito il suo ricatto elettorale, quando vi ha tolto mezzo miliardo di euro promettendovene sedici in cambio del vostro voto...

Cari abruzzesi, oggi il vostro destino si è compiuto. Avete scoperto che la festa a cui credevate di essere stati invitati, altro non era se non un plotone di esecuzione. Volevate ripulire la vostra regione dalla corruzione, e avete scoperto che era Berlusconi a voler ripulire la vostra regione da Voi.

Ecco come il venditore di pentole e pignatte elettorali vi ha convinto a firmare le cambiali più lunghe della vostra vita, in cambio di una colossale fregatura.

«Il programma per l'Abruzzo lo conoscete. Il Governo sarà vicino a Gianni e alla sua squadra di governo della regione. E qui, noi garantiamo anche che nel rilancio delle infrastrutture, a cui daremo vita a partire dal giorno 18 prossimo, in cui approveremo, nel Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, il CIPE, 16 miliardi e 600 milioni di euro destinati tutti alla realizzazione di infrastrutture, e fra queste infrastrutture ci saranno le infrastrutture di cui avete bisogno, le opere manutentive di cui avete bisogno, ci sarà la velocizzazione della Pescara - Roma con il raddoppio di alcune situazioni di questa linea.» [Silvio Berlusconi, Chieti, 12 dicembre 2008]

Il C.I.P.E., il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica, si è riunito come previsto il 18 dicembre 2008, quindi sei giorni dopo le dichiarazioni di Silvio Berlusconi a Chieti. Nel verbale che riporta gli esiti della seduta si apprende che ha stanziato 7,3 miliardi di euro per le infrastrutture, non sedici!
Ci sono fondi per la Calabria, fondi per le aree montane, fondi per la tratta autostradale tirrenica Rosignano - Civitavecchia, fondi per il sistema MOSE di Venezia. Perfino la Moratti è venuta giù a chiedere dei soldi per l'Expo di Milano.

Non figura da nessuna parte la velocizzazione della Pescara - Roma.
Di più, non c'è un solo euro per l'Abruzzo!


Cari abruzzesi, Berlusconi vi ha raccontato una balla, vi ha preso in giro, vi ha tradito. Adesso non importa che abbiate votato a destra, a sinistra o che non abbiate votato affatto: dovete chiedergliene conto.
Io lo sto facendo. La rete non perdona.

Cari abruzzesi, anzi cari italiani, la prossima volta che dovete prendere una decisione così importante, spegnete la televisione. Accendete internet!

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giovedì 18 dicembre 2008

D'Alfonso,Toto, Berlusconi: l'Abruzzo è servito!

D'Alfonso - Carlo Toto - Berlusconi
L'Abruzzo è servito

«Devo dare atto a un vostro concittadino, che è un imprenditore assai capace, di avere contribuito con la sua volontà e anche col suo spirito di sacrificio a rendere possibile la nascita della nuova Alitalia. E' qui il signor Toto, a cui rivolgo un ringraziamento a nome mio e a nome del governo.» [Silvio Berlusconi, Chieti (Abruzzo) - 12 dicembre 2008]

Carlo Toto e suo figlio Alfonso sono indagati dalla Procura della Repubblica di Pescara per tangenti negli appalti pubblici. Avrebbero fornito all'ex sindaco di Pescara, Luciano D'Alfonso (PD), un auto con autista per ben tre anni, dal 2004 al 2007. Non contento, D'Alfonso avrebbe usufruito di passaggi gratis per lui e famiglia sulla compagnia aerea di Carlo Toto, l'AirOne, di aerei privati per le vacanze pagati interamente da AirOne Spa e di finanziamenti a società ed enti ricollegabili a D'Alfonso e alla sua famiglia. Pochi spiccioli. circa 200.000€. In cambio, secondo la Procura di Pescara, D'Alfonso avrebbe manifestato la promessa volontà politica benevola verso l’impresa Toto Spa.

Luciano D'Alfonso è stato arrestato lunedì sera, il 15 dicembre. Saperlo prima del voto alle regionali non avrebbe gustato. Carlo Toto invece viene ringraziato da Silvio Berlusconi, a nome suo e del governo italiano. Quindi lo state ringraziando tutti voi, uno per uno.
Basterebbe questo per far tremare i polsi agli abruzzesi. Se speravano di uscire dalla tana del formicaleone, Ottaviano Del Turco, ora hanno la prova della contiguità PD - PDL. Nel PD si va in galera per intrallazzi sospetti con gli stessi personaggi con cui si intrallazza nel PDL:  Berlusconi ringrazia Toto tre giorni prima che D'Alfonso venga arrestato con l'accusa di corruzione da parte dello stesso Toto. Il cerchio si chiude. L'Abruzzo è fottuto.

Cari abruzzesi, la prossima volta, prima di andare a votare, non leggete i giornali e non guardate Canale5. Informatevi in rete. Io ve l'avevo detto.

Byoblu: «On. Costantini, buongiorno. L'Abruzzo ha scelto. Poteva operare una scelta che andava nella direzione della trasparenza: l'installazione delle telecamere, delle webcam, la diretta streaming nei consigli regionali. Poteva andare nella direzione del rinnovamento. Ha scelto invece nella direzione di un governo che ha impostato la sua campagna elettorale su presunti voti di scambio, vedasi la bancarella di Gianni Chiodi, e sul ricatto. Ricordiamoci che Berlusconi è quello che ha tolto centinaia di milioni di euro di infrastrutture all'Abruzzo e che proprio in Abruzzo è venuto a dire "Se eleggete il mio pupillo prestanome, Gianni Chiodi, questi soldi, nella misura di circa 16 miliardi, vi verranno restituiti il 18 dicembre." Ieri sera è stato arrestato il sindaco di Pescara, D'Alfonso, indagato per corruzione ad opera di Carlo Toto, il quale è stato pubblicamente ringraziato da Berlusconi a Chieti, a nome suo e del governo italiano, per avere svolto egregiamente il suo lavoro. Non si vede una linea di discontinuità. Lei che futuro vede per l'Abruzzo?»

Carlo Costantini: «Ma, guardi: la vittoria del centrodestra è legittimata dal voto popolare, questa è la democrazia. Io sono convinto che chi vince le elezioni debba assumersi in pieno la responsabilità di governare, e chi le perde debba prenderne atto e accettare il ruolo dell'opposizione. Certamente i metodi utilizzati sono stati in alcune occasioni discutibili. Questo via vai di ministri, del Presidente del Consiglio, che sono venuti in Abruzzo a dire "se votate il mio candidato vi do questo", "se non lo votate Costantini vi rimette l'ICI"... C'è stato un fiume di dichiarazioni che evidentemente hanno impaurito gli elettori abruzzesi, che sono in una condizione di difficoltà, e che evidentemente soffrono nell'esercizio di pressioni così forti.
Quello che accaduto al sindaco di Pescara al momento non sono in grado di valutarlo, perché non conosco nulla degli atti dell'inchiesta giudiziaria. Certamente la persona coinvolta con lui in quell'inchiesta era alla convention del Presidente del Consiglio al Palatricalle di Chieti. Questa contiguità tra alcuni pezzi del PD e del PDL è un tema ricorrente, anche a livello di politica nazionale. Certamente c'è bisogno di cambiare molto. C'è bisogno di rimettere al centro la questione morale. C'è bisogno di costruire un'alleanza riformista che metta al centro i principi dell'etica, della trasparenza e del buon governo. Tutto questo fino ad oggi non c'è stato. Io sono chiaramente preoccupato per il futuro della regione perché considero il programma del Presidente del PDL inadeguato a dare le risposte che gli abruzzesi si aspettano. Però in questo momento di grande difficoltà non posso ingenerare sfiducia nei confronti degli abruzzesi e devo spingermi al punto tale da dire che mi auguro che lui ce la faccia. Mi auguro che lui ce la faccia da abruzzese e per gli abruzzesi. Mi auguro che lui riesca a mettere in campo quel processo di cambiamento che ha dichiarato di voler determinare. Ovviamente sul piano personale ho delle grandissime perplessità. Non tanto per lui ma per le persone che sono dietro di lui. Io eserciterò il mio ruolo di opposizione. Non farò sconti, cercherò di osservare, di valutare tutte le azioni che metteranno in campo, cercando di rilanciare i punti del mio programma, soprattutto quelli più distanti dal suo programma. Mi riferisco alla sanità privata, ai trasporti privati, alla scuola chiusa nei piccoli comuni. Mi riferisco alle tante cose che ci hanno distinto. Agli inceneritori realizzati a prescindere dal raggiungimento della quota di raccolta differenziata del 40%, alle tante proposte programmatiche del PDL che erano radicalmente contrapposte alle mie. Gli abruzzesi hanno scelto. E' vero che ha scelto un numero esiguo di abruzzesi, perchè il 50% ha scelto di rimanere a casa e di non andare a votare, però il sistema elettorale premia chi va a votare, e per quanto abbiano votato solo il 50% degli abruzzesi, e per quanto solo il 25% abbiano legittimato il candidato presidente del PDL, ora Presidente del PDL, è a lui che gli abruzzesi hanno affidato questo compito. Ora avrà il dovero e la responsabilità di provare a mettere in campo il suo programma. L'Italia dei Valori insieme al resto del centrosinistra faranno l'opposizione. Io ovviamente non posso augurarmi che lui sbagli, perchè l'egoismo di parte non può spingersi al punto tale da augurarsi il male dell'Abruzzo. Io mi auguro che lui ce la faccia, che riesca a realizzare quantomeno una parte degli impegni che ha assunto con gli elettori. Mi auguro che  Berlusconi soprattutto mantenga fede ai tantissimi impegni che ha assunto nei confronti degli abruzzesi, dai 16 miliardi di euro alla sede di un G8 in Abruzzo, al no al Centro Oli, alla riconsiderazione di questo progetto di petrolizzazione dell'Abruzzo. Io mi auguro che tutti questi impegni il Presidente del Consiglio li mantenga, e mi auguro che il Presidente della Regione abbia la forza, il rigore, la schiena dritta necessari per imporli nel caso in cui il Presidente del Consiglio dovesse ripensarci.
»

Byoblu: «E l'Onorevole Carlo Costantini che cosa farà da domani?»

Carlo Costantini: «Da domani farò l'opposizione. In quale luogo, in quale sede istituzionale lo valuterò nei prossimi giorni. Ci sto riflettendo, sto facendo una valutazione approfondita. Ovviamente non è una decisione che posso prendere in solitudine. C'è un livello di coinvolgimento importante del mio partito, c'è un livello di coinvolgimento importante anche degli altri partiti della coalizione. Io non posso fare il leader di una coalizione se la coalizione non mi vuole come suo leader. Non posso essere l'elemento di sintesi, di unità dei partiti del centrosinistra se alcuni partiti del centrosinistra mi considerano una persona che divide. Io non posso sperare di assumere dei ruoli che altri non vogliono che io assuma. Quindi devo per un verso riflettere sul piano personale, per cercare di interpretare meglio il sentimento dei cittadini abruzzesi e dell'Abruzzo, per un verso confrontarmi all'interno del mio partito, e poi per un altro verso cercare di relazionarmi anche con gli altri partiti del centrosinistra per comprendere fino in fondo quale futuro intendono costruire, quali prospettive intendono mettere in campo, fino a che punto sono disposti concretamente a determinare un forte rinnovamento del centrosinstra, che purtroppo non si è consumato fino in fondo in questa campagna elettorale. C'è stato un parziale rinnovamento. Solo parziale.»

Byoblu: «L'Italia dei Valori ha fatto un balzo in avanti da leopardo.»

Carlo Costantini: «E sì. L'Italia dei Valori è passata dal 2,4 - credo - al 15,3%. Ha moltiplicato per 6 il risultato delle ultime elezioni regionali. Questo dimostra la bontà del nostro progetto politico. Questo dimostra la capacità del Presidente Antonio Di Pietro di rappresentare i sentimenti e le istanze dei cittadini abruzzesi e degli italiani. Andremo avanti certamente in questa direzione. Cercheremo di coinvolgere anche gli altri partiti del centrosinistra che troppo spesso sono stati distratti da temi che consideriamo centrali come la questione morale e il rispetto delle regole di funzionamento della Pubblica Amministrazione. Noi andiamo avanti e non molliamo.»

Byoblu: «Un saluto per Gianni Chiodi.»

Carlo Costantini: «In bocca al lupo! Che cosa devo dirgli.. a Gianni faccio un in bocca al lupo. Mi auguro che lui riesca a realizzare quello che intende realizzare. Spero che non lo disturbino troppo, da Roma e dall'Abruzzo. Valuterò... Al momento non posso esprimere un giudizio, al momento posso esprimere un auspicio da cittadino abruzzese. In questo momento sono un cittadino abruzzese che inevitabilmente si riconosce come un cittadino nel Presidente eletto democraticamente dai cittadini abruzzesi, quindi mi auguro che lui faccia il meglio per i cittadini abruzzesi.»

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domenica 14 dicembre 2008

Il ricatto di Berlusconi in Abruzzo.


Abbiamo appena incassato la maglia nera dei più disconnessi. Questo è l'unico paese dove il numero di famiglie che navigano, anzichè aumentare, diminuisce. Ora arriva anche la consacrazione del nostro più illustre statista: Silvio Berlusconi.

Nei 27 paesi della UE allargata non tutti hanno televisioni piduiste, così accade ancora che qualcuno si chieda qual'è il capo di stato europeo con più senso di leadership, capacità di fare squadra, vocazione europeista e capacità di risposta alla crisi. E' strano che proprio lui, che ama così tanto i sondaggi - solo venerdì 12, in chiusura di campagna elettorale per la Regione Abruzzo, a Chieti, ha  sbandierato un impressionante 13% di vantaggio sulla coalizione di centrosinistra - non vada orgoglioso del suo 27° posto su un totale di 27 partecipanti.

Berlusconi è il politico più dileggiato della storia dei politici dileggiati. Lo hanno dileggiato in Svezia. Lo hanno dileggiato, tutti insieme appassionatamente, in Giappone. Lo hanno dileggiato in America, quando ancora c'era il suo grande amico Bush a proteggerlo. Lo dileggiano ovunque, e ci dileggiano. Ora lo dileggiano - e ci dileggiano - perfino i corrispondenti europei a Bruxelles, confinando Berlusconi in ultima posizione insieme al leader rumeno Popescu Tariceanu. In prima posizione Sarkozy, quello che in Giappone rimase basito all'invito del nostro statista ad inviare baci caldi alle giovani ragazze nipponiche. La scena è di quelle memorabili: un manipolo di leader mondiali saluta un gruppo di giovincelle, facendo un gesto rispettoso con la mano. Poi il gruppetto si muove alla volta di un'altra destinazione, ma il nostro premier cabarettista rincorre Sarkozy, e da statista senza statura cerca di inerpicarsi sulla sua schiena per farsi notare. Quando quest'ultimo, presumibilmente infastidito da ciò che gli appare come una scimmietta ridens, si volta, Berlusconi gli mostra come bisogna fare con le donne. Ma quella non è l'Italia, e tra le ragazze non c'é la Carfagna. Sarkozy prende le distanze dall'homo cabarettiensis e cerca di guadagnare metri preziosi. Del resto la marionetta del ventriloquo Licio Gelli sa di poter contare sul TG4 di Emilio Fede, ma nel resto del mondo l'informazione non si fa in un laboratorio di sartoria, tagliando e cucendo gli spezzoni più opportuni. Se ti vedono con lo zoppo, non aspettano che impari a zoppicare: ti azzoppano prima loro!

Oggi e domani in Abruzzo si vota. Se dovesse vincere il centrosinistra, per me significa una cosa sola: la prima regione con i centri del potere interamente coperti da webcam e collegati in streaming 24 ore su 24. Vado io a tirare personalmente i fili e ad avvitare le telecamere alle pareti. Le altre regioni sarebbero costrette ad adeguarsi, in cascata: una rivoluzione.

Berlusconi lo sa. Per questo ha lasciato i suoi disimpegni di governo e ha battuto in lungo e in largo l'Abruzzo per un mese. Per questo ricatta l'Abruzzo, togliendo centinaia di milioni di euro destinati alle sue infrastrutture e promettendo di rimetterceli se il suo portaborse Gianni Chiodi dovesse vincere. Per questo attacca Di Pietro, definendo un abiezione morale ogni voto espresso in suo favore.

Ho incontrato Antonio Di Pietro. Gli ho chiesto come mai oggi non c'è più l'opposizione di una volta. E come mai ci si stupisce tanto quando qualcuno cerca di farla.

Byoblu: "Presidente Di Pietro, il motto dell'Italia dei Valori è sempre stato Unica Opposizione. Questo slogan sembra essere stato interiorizzato anche dal Presidente del Consiglio, perchè ultimamente attacca uno ed un solo interlocutore: Antonio Di Pietro. Lo fa anche in Abruzzo, dove è calato per difendere il suo pupillo Gianni Chiodi dopo che questi aveva aperto le bancarelle del lavoro usato.
Ma è così strano fare opposizione in questo paese? E come mai quando qualcuno la fa, suscita così tanto scalpore?"


Antonio Di Pietro: "Perchè la nostra opposizione, questa dell'Italia dei Valori, è un'opposizione vera, seria. Chiarezza del linguaggio e determinazione dell'azione. E' un'opposizione che dice pane al pane e vino al vino, e che accusa senza paura il Presidente del Consiglio di essere un corruttore politico. E lui si arrabbia, non perché non lo sia, ma perchè l'ho detto. Io ho raccontato un fatto, tanto che ha minacciato di querelarmi ma non l'ha mai fatto. Perché sa che altrimenti si porta a casa pure la sentenza di curruzione politica. Infatti è corruzione politica quella di chi va a sfrugugliare l'animo di chi è stato eletto in altra parte politica e va a coartare i soggetti deboli, quelli alla ricerca di una poltrona, di trovare una sistemazione, che sono sempre esistiti. Giuda c'è sempre stato che si vende per trenta denari, ma a me fa più paura il diavolo tentatore. Paura non mi fa: ribrezzo sì! E quindi lo contrasto. Quel diavolo tentatore, quel serpentello che cerca di farti vedere la mela e ti compra l'anima.
Ecco, io credo che noi dell'Italia Dei Valori, ed io personalmente, abbiamo il dovere di informare i cittadini di questo modello di governo che si sta portando avanti. Quello di togliere ai poveri e di dare ai ricchi. Quello di creare una oligarchia di potere Gelli-sistema che si mette insieme per spartirsi la torta. Quello di chi sistema i crediti di Alitalia a favore di un gruppo di persone e li spalma sui cittadini. Quello di chi fa credere di avere preso provvedimenti in un modo, e invece li ha presi in un altro. Rispetto a tutto questo modo di fare, di chi restringe gli spazi di democrazia, di chi imbavaglia l'informazione, di chi non fa funzionare la giustizia, una voce libera ci sarà sempre nella mia persona, nell'Italia dei Valori. E soprattutto ci sarà sempre di più ora che il mondo della rete piano piano si sta prendendo i suoi spazi di libertà, e io sono convinto che un giorno non lontano anche le televisioni di Berlusconi saranno ormai obsolete."

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venerdì 12 dicembre 2008

Lettera aperta all'informazione libera



Mi scrive Luca Di Vincenzo. Mi chiede di pubblicare la sua lettera aperta all'informazione libera.

Sabato 6 dicembre 2008, Berlusconi è tornato a Pescara, portandosi dietro la claque per appoggiare la candidatura di Gianni Chiodi alla Regione Abruzzo. Luca Di Vincenzo è andato li per contestare il presidente, e soprattutto Chiodi, per il suo vergognoso spot elettorale, "la bancarella di Gianni Chiodi", iniziativa con cui avrebbe dovuto raccogliere i curricula dei giovani abruzzesi con la promessa di valutarli -lui?- dopo il voto. Questo si chiama voto di scambio? In Italia il voto di voto scambio è punibile penalmente. Luca è stato fermato dalla Digos perchè ho osato alzare la voce. Evidentemente in questo paese è VIETATO DISSENTIRE!

Ecco la sua lettera.

Cara informazione libera,

sono un cittadino abruzzese. Il 14 e 15 dicembre qui si vota.
Queste elezioni ci infastidiscono, qui la gente sta finendo per strada molto più velocemente di quanto stia accadendo nel resto d'Italia. Qui la gente è incazzata. Ma più si incazza la gente e più i fantocci della politica vengono a denigrarla. Qui il Pdl sta tentando di vincere le elezioni con la storia dell'altalenanza politica che ha imprigionato il popolo caprone di questo Paese per decenni. Il concetto che siccome al governo c'era il centrosinistra ora a rubare tocca al centrodestra. Follie che con un'informazione compiacente ed un clientelismo galoppante rischia di diventare realtà. Insieme ad alcuni amici ho fischiato Silvio Berlusconi quando è venuto a fare jogging in mezzo a negozi che stanno chiudendo a decine, prendendo i negozianti per i fondelli. Lui può fare shopping, lui si, mentre da noi, molte persone non più. A dire il vero non abbiamo neanche l'aereo di Stato con cui lui se ne è venuto a fare campagna elettorale per il suo candidato. Tornando a noi, come saprai, libera informazione, il candidato Pdl ha compiuto uno scivolone clamoroso tentando di lanciare con uno spot "la bancarella di Gianni Chiodi", iniziativa con cui avrebbe dovuto raccogliere i curricula dei giovani abruzzesi con la promessa di valutarli (lui?) dopo il voto. Per questo noi eravamo lì, per urlare il nostro dissenso. Dissentire è democratico in un Paese dove ci possono essere persone d'accordo o in disaccordo con te. Quel che è accaduto sa dell'incredibile e lascio a questo video la testimonianza. Alcune persone intorno al candidato e a Berlusconi (poche decine di persone rivelatasi claque), ha cominciato ad insultarci, la Digos si è fatta sotto minacciosa e confesso di aver avuto qualche timore. Ma non per me, per questo Abruzzo. Qui cara informazione libera avremo due opportunità, o saremo la prima regione a scivolare in una dittatura del fallimento, o i primi a rinascere dalle ceneri di un Paese alla deriva.
Io voglio fare un appello ai cittadini abruzzesi e a quelli che, in Abruzzo, non ci credono più:

NON MOLLATE, NON LASCIAMO L'ABRUZZO AL PDL

Io la mia faccia l'ho messa, ma non è importante, l'importante è fermare un uomo che ci sta trascinando tra i Paesi più sottosviluppati d'Europa.
Aiuto libera informazione, aiuto.

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mercoledì 10 dicembre 2008

Ecco il Licio Gelli Fan Club



 La massa critica è un numero magico. Quando viene oltrepassato, l'inerzia la fa da padrone e travolge tutto. Funziona bene con i gravi: bisogna fare un po' di fatica per sollevarli, ma poi basta lasciarli andare e fanno tutto da soli. Funziona anche con le idee. Basta che si diffondano oltre una certa soglia, la massa critica, per fare opinione.

Sta accadendo. L'inversione di spinta è iniziata dalla rete. Si è diffusa come un virus. Ha superato la china. Ora è inarrestabile. Gioite, perché il risveglio è in atto.

Licio Gelli, la mente che sta al braccio come il Piano di Rinascita Democratica sta a Silvio Berlusconi, dopo avere condotto una trasmissione televisiva nel solco di quel processo di revisionismo con cui la novelle P2 sta cercando di riscrivere la storia, è stato invitato come ospite d'onore in uno dei martedì letterari organizzati dal Casinò di San Remo. Del resto, dopo il suo capolavoro di fantapolitica, ha dimostrato di essere all'altezza delle visioni di J.R.Tolkien e della sensibilità sociale di Adolf Hitler.

Qualche mese fa sarebbe passato inosservato. Oggi, la massa critica è stata raggiunta. Ed è una vera e propria massa di cittadini che lo ha accolto festosa, per manifestargli tutta la proprio incondizionata stima per avere cercato di sodomizzare l'Italia, ed esserci fondamentalmente riuscito.

Ecco la testimonianza del loro atto d'amore.

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domenica 7 dicembre 2008

La guerra dell'informazione

Abdel Karim Suleiman, il blogger egiziano imprigionato
Abdel Karim Suleiman

La televisione è morta, il problema è che ancora non lo sa. Soprattutto, non lo sanno gli italiani. La guardano in silenzio. Sprofondano sul divano, impugnando un telecomando come fosse una bacchetta magica, o uno scettro del potere. Premono un tasto e si fanno. L'informazione è come la droga: quella pura è solo per i ricchi. I poveracci possono trovarla solo tagliata male. A tagliarla ci pensa una struttura delta. Sono loro i veri spacciatori. La gente si fa di sogni artificiali, naviga su isole che non ha mai visto, chiama per nome persone che non conosce e cui non avrà mai la possibilità neppure di avvicinarsi. Uomini appendono calendari di donne che non si faranno mai. Donne guardano soap e vivono storie ed intrecci amorosi sentendosi regine di vite che non gli appartengono. Adolescenti fanno a gara per chi è più sgrammaticato e ha meno valori in assoluto. I vincitori vengono premiati in appositi programmi, affinché possano diventare a loro volta un esempio per tutti gli altri. Tutti, indistintamente, quando accendono i loro super schermi piatti dai colori sgargianti sono accomunati da un unico denominatore comune: credono.

La televisione è l'Olimpo del nuovo millennio, è il ventre che i nuovi aruspici squartano per interrogare gli dei. Gli dei sono loro: c'è il dio Berlusconi, il dio Obama, il dio Ratzinger, il dio Veltroni, il dio Totti, ecco la classifica completa... Spendiamo sempre più soldi per goderci lo spettacolo. Vogliamo vedere i nostri miti a grandezza naturale, per avere l'illusione che abitino in casa nostra, non importa se quell'immagine è costruita da complessi giochi di luci e manipolata da truccatori che farebbero invidia a Giotto. Vogliamo ascoltarli in Dolby Surround, ascoltare le loro voci provenire da tutti gli angoli della stanza, che non sono più quattro ma 5 + 1. Non importa quanti microfoni e circuiti audio elaborino il loro suono per conferirgli le profondità del rombo del tuono e gli acuti dei cristalli puri. Nel frattempo, mentre noi non riusciamo ad arrivare a fine mese, loro con i nostri soldi vivono una vita diversa, quella vera. Fatta di lusso, macchine costose, ristoranti eccellenti, aerei privati, ville fiabesche, donne scolpite nella pietra - talune diventano perfino ministro. Quando li incontriamo per strada ci evitano con aria annoiata. A volte sono perfino maleducati. Come veri e propri dei, assoldano angeli e demoni che li proteggono dai comuni mortali. Li chiamano bodyguards, ma sono solo scagnozzi palestrati, mercenari pagati per non avere nessun rispetto. Il valore di un telespettatore è nell'abbonamento che paga, è nei prodotti che acquista, è nel voto che esprime. Il telespettatore è una risorsa da sfruttare, un territorio da colonizzare, un'area edificabile, un frutto da spremere. Con il suo stesso consenso.

L'antidoto, il nuovo Messia, la formula magica che se declamata può avviare il risveglio si chiama internet. Internet permette di comunicare. Internet è cocaina pura e rosa per tutti, nessuno la può tagliare. Internet è informazione incontrollata e incontrollabile. I mortali stanno distogliendo l'attenzione dall'Olimpo e iniziano a costruirsi dei su misura, scelti da loro, tra di loro e per loro. Internet è anarchia religiosa. Tra gli dei, i grandi artisti della musica hanno iniziato a preoccuparsi per primi. Scrivere canzonette non basta più a vivere da nababbi alle spalle di chi muore di fame. Internet prende ai ricchi per dare ai poveri. Perché un minatore che lavora 10 ore nella pancia di una montagna rischiando la vita tutti i giorni dovrebbe prendere un ventesimo di uno che sa suonare una chitarra, è vagamente intonato, si alza a mezzogiorno e passa il tempo a bere birra e a farsi ninfomani decerebrate? Così internet prende la musica e la distribuisce a tutti, con buona pace del dio cantante che dovrà rinunciare a qualche suite imperiale. Gli dei attori, produttori e registi stanno subendo la stessa sorte. Cosa fanno di più degli operai che lavorano tutto il giorno nelle discariche a cielo aperto, con i piedi sull'amianto? Per quale motivo, mentre i secondi muoiono lasciando le loro famiglie senza un futuro e senza un presente, loro dovrebbero farsi pagare milioni di euro qualche mese di lavoro? Internet prende i film e li distribuisce a tutti. Certo, l'ingordigia degli dei è senza fine: non possono rinunciare a cambiare un treno di gomme alla Porsche almeno una volta al mese. Così cercano di terrorizzare i mortali, li perseguono, li denunciano, ma è come cercare un ago in un pagliaio. Sono vittima delle loro stesse farneticanti sceneggiature. Come in un film di Indiana Jones, alla fine le colonne del tempio crollano, abbattute dal terremoto della rete, ma questa volta i muri e i tetti sono quelli delle loro case. Un altro pezzo di Olimpo si sta sgretolando.

Ora tocca agli dei dell'informazione. Internet prende le notizie, le opinioni, le idee e le distribuisce a tutti. Non c'è più bisogno di moderazione, di distorsioni di convenienza. Nella rete, la struttura delta non è ancora riuscita a trovare il bandolo della matassa. Ci stanno provando, però. Sia dall'interno che dall'esterno, ma la battaglia è ancora aperta. Vincerla si può. Bisogna diffondere. Soprattutto, bisogna usare la rete.

Mentre in tutta Europa l'uso di internet è in forte ascesa (Dati Eurostat 2008), proprio in Italia - guardacaso il paese mafiocratico piduista - non solo si è verificata la crescita più ridicola rispetto agli altri grandi paesi Europei (dal 40% al 43% tra il 2006 e il 2007 contro l'ascesa dal 41% al 49% della Francia e dal 39% al 45% della Spagna), ma nel 2008 siamo stati l'unico paese a diminuire il numero di famiglie che navigano. Se nel 2007 43 famiglie su 100 usavano internet, nel 2008 ce ne siamo persa una, tornando al 42%. La Francia invece ha allacciato alla rete altre 13 famiglie su cento, balzando al 62%. La Spagna ha oltre la metà delle famiglie connesse in rete, il 51%. L'Inghilterra il 71%, la Germania il 75% e la Danimarca l'82%.
Questo significa che, in proprozione, abbiamo la metà dei cittadini informati che ha la Danimarca. Abbiamo cioè il doppio di pazienti che vivono in stato di coma neurovegetativo e alzano la mano solo una volta ogni cinque anni, per mettere un simbolo su una croce e votare secondo le direttive ricevute dalla struttura delta.
Ma quanti sono i partigiani dell'informazione? Da noi, solo una di quelle 43 famiglie tiene un blog, mentre ce ne sono altre quattro che invece perlomeno lo leggono. E gli altri? La stragrande maggioranza usa la rete per organizzarsi un viaggio (20%). Il resto legge le maggiori testate online (17%), cerca informazioni sulla salute (16%), interagisce con l'autorità pubblica (15%) e interagisce con la sua banca (13%).

Le sorti della guerra nei 27 territori dell'UE allargata stanno velocemente cambiando in favore dello schieramento della rete. Solo in Italia stiamo arretrando. L'esercito dello psiconano ci ha fatto perdere metri preziosi, e incalza. A questo punto, mentre in tutto il mondo i blogger iniziano a fare paura, tanto che si iniziano a contare i primi morti e feriti, a noi resta una sola cosa da fare: resistere... resistere... resistere!

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martedì 2 dicembre 2008

Omicidio di stato



Anteprima Byoblu.Com dello scandalo che l'On. Franco Barbato porterà giovedì 4 dicembre in parlamento. Nella discarica di Chiaiano gli operai camminano sull'amianto allo stato libero. Non solo: lo si respira in tutta la zona circostante, dove tra l'altro si trova l'ospedale Monaldi.

La gente va a lavorare come si va di fronte a un plotone di esecuzione. La gente va a farsi curare, e incassa una pensione a vita che gli verrà pagata per intero, un debito di morte cui non potrà sottrarsi.

Il tutto, ancora una volta, sotto gli occhi complici dello stato, interventista come Mussolini quando si tratta di mobilitare l'esercito per imporre i suoi voleri, ma codardo e lassista come Pilato quando si tratta di garantire i diritti dei cittadini.
La crisi è ormai alle porte, e allora si è aperta la caccia grossa al cittadino. Si spara con proiettili di amianto, con l'obiettivo di limitare la crescita demografica del popolo. Lo fanno in Australia con i canguri. Lo fanno in Africa con i leoni. Qui da noi si fa nelle discariche.

D'altra parte viviamo tempi in cui la forma è stata abolita, e allora bando alle ciancie: quale luogo migliore per liberarsi del cadavere della democrazia, se non proprio una discarica?

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