le intuizioni ovvie di claudio messora

lunedì 8 gennaio 2007

Welby e la paura di morire.

La vita è un diritto.
Ma se la vita è un diritto allora non c'è nessuna alternativa: anche la morte è un diritto.
Interessante l'etica quando è cucita sulla pelle altrui.
Interessanti le dichiarazioni in nome di Dio, della morale.
Ognuno parla di cose che non gli sono proprie, e presenta il conto a chi non può difendersi.

La morte è un diritto tanto quanto la vita. Perchè se io ho il diritto di nascere, come viene spesso sostenuto (ma se non sono ancora stato concepito, non esisto: come posso avere diritti?), allora ho anche il diritto di morire. Sarebbe come dire che io ho il diritto di entrare ma non di uscire; che ho il diritto di comprare un libro, di leggerlo ma non di finirlo; che posso partire ma non arrivare.

La medicina avrebbe dunque il compito di aiutare gli uomini a vivere meglio ma, nel caso, dovrebbe avere anche quello di aiutarlo a morire meglio.
La medicina ha il compito di curare. Ma curare deve significare quanto più possibile guarire, non trattenere in bilico sopra il baratro.

Se nessuna medicina esistesse, la vita scivolerebbe semplicemente nella morte secondo quanto la natura stessa ha previsto, complici le condizioni ambientali e lo stile di vita.
Duecento anni fa, per esempio, ma forse non c'è bisogno di andare così indietro, di peritonite si moriva a iosa. Oggi spesso (forse) ci si salva. Ci si salva perchè la medicina ha sviluppato una cura adeguata, efficace (l'operazione chirurgica). Una cura è efficace quando ti permette di ristabilire le condizioni di salute precedenti alla malattia. Ma se questo fosse il solo principio regolatore, allora un'amputazione ad una gamba in cancrena non sarebbe considerata una valida cura, perchè alla fine della stessa non si potrebbe più correre liberi su un prato, non con una gamba di legno. La cura non avrebbe guarito, ma messo una pezza, prevenuto complicazioni peggiori. In un certo senso avrebbe guarito la malattia successiva, quella derivante dalla degenerazione di quella per cui la cura è stata somministrata.
Andrebbe bene lo stesso? Sì e no. Dipende.
Andrebbe bene per me. Forse non andrebbe bene in una società primitiva, dove la capacità di sfuggire alle prede passa soprattutto dalla velocità. In quel caso, forse, la cura non risolverebbe nulla. Prolungherebbe solamente l'attesa dell'inevitabile. Allungherebbe il finale ad una pellicola che avrebbe forse anche potuto essere divertente e ben congegnata, purchè lunga il giusto e non di più, quanto basta.

Ci sono casi poi nei quali una cura non guarisce nè mette una pezza. Casi in cui si cerca solamente di frenare il compiersi di un inderogabile destino.
Cosa accadrebbe se si scivolasse giù per una scarpata, procurandosi traumi e lussazioni fino a varcare l'orlo di un crepaccio per essere poi afferrati in extremis da una (im)provvida mano, con l'unica possibilità di essere trattenuti per il bavero, penzolanti sopra un baratro, con gli occhi sbarrati per il terrore e il corpo straziato dall'urto con le rocce aguzze? Certo, una bella fortuna! Ma se questo qualcuno non fosse in grado di tirarci su, se non ce la facesse, se tutto si riducesse ad un'attesa spasmodica, mentre centimetro dopo centimetro la presa si allenta, il bavero si sfila, le cuciture saltano... Se con uno sforzo sovrumano noi riuscissimo a guardare negli occhi chi ci ha teso una mano solo per prolungare la nostra agonia, con la consapevolezza che saranno solo la paura, il terrore e l'angoscia ad avere il controllo della nostra mente, dei nostri ultimi pensieri fino a che finalmente non saremo lasciati ad un destino ineluttabile, al formicaleone in attesa in fondo al buco.. Se riuscissimo a fermare lo sguardo, le pupille sulle sue per un istante lungo un battito di ciglia, ..cosa gli diremmo? Cosa gli chiederemmo davvero?
Certo, potremmo sempre nutrire la speranza che qualcun altro, accorso in seguito ai nostri richiami, possa aggiungere le sua mani alle nostre mani, la sua forza alla nostra forza e tirarci su.. Ma se per quanti rinforzi accorressero, il poco spazio sul ciglio del burrone non consentisse a più di una persona alla volta di protrarsi per afferrarci, ed una sola persona fosse sempre troppo poco per salvarci, oggi come domani come in tutti i giorni a venire..

Ecco. Se fossimo perduti, oscillanti sull'abisso, e qualcuno in nome di una riflessione teorica, una sega mentale, ci impedisse di porre fine al nostro tormento, di spegnere l'interruttore per cullarci nell'illusione di un nuovo mondo o semplicemente della pace del ritorno.
Cosa chiederemmo allora a quello sguardo che incrocia il nostro? Accetteremmo quella cura così inadeguata, o lo supplicheremmo di lasciarci seguire la nostra strada?

La cura per la peritonite restituisce una persona alla sua vita normale. La cura per la cancrena ad una gamba resituisce una vita che può essere giudicata accettabile o meno. Ma l'ultimo tipo di cura, quello restituisce solamente il dolore che trova, e lo amplifica. Essa non è una cura: diviene parte della malattia stessa.

Si dice che gli elefanti vadano a morire in un cimitero segreto. Gli animali sentono la morte avvicinarsi e smettono di mangiare, sono liberi di rifiutare le cure. Seguono la vita in tutto ciò che essa consiste, a cominciare dall'inevitabilità della morte.

L'uomo, che di tutti gli animali è il più evoluto, ha perso il diritto di morire.
Altri uomini glielo hanno rubato: i politici, gli opinionisti, Ippocrate.

E i preti.
Welby non ha potuto avere funerali religiosi.

E' questo il Dio che la chiesa ha predicato nel corso dei secoli? Un Dio che ti toglie tutto, che ti chiama a sè ma che non ti vuole se poi scegli di raggiungerlo in maniera consenziente?

L'accanimento contro Welby è la nostra paura di morire. Se noi acconsentiamo a che una persona sia lasciata morire (e non uccisa), allora un giorno qualcuno potrebbe lasciar morire noi, e questa è una possibilità intollerabile.
Così cerchiamo con tutti i mezzi di esorcizzare il nostro terrore imponendo a chi ha avuto gli attributi per superarlo un'esistenza di pura sofferenza.

La nostra vita non esiste. E' una pura invenzione. Una fantasia letteraria. Una figura retorica.
La nostra vita siamo noi stessi. Tant'è vero che non potrei essere vivo senza esistere, ed io non esisterei senza essere prima di tutto vivo.
Dunque io non posso privarmi della vita come si tolgono dieci euro dal portafoglio.

Io sono io, e dunque implicitamente mi appartengo. E siccome io e la mia vita coincidiamo, allora la mia vita mi appartiene.

Nessuno può averne il copyright.

Anche la morte non esiste. La morte è una conseguenza della vita. La morte non è che una negazione, così come lo zero degli arabi serve solo a fare i conti, è una convenzione: tutti sanno che non esistono zero sassi. O ci sono dei sassi o non ci sono, e se non ci sono non li puoi contare!
La morte è un qualificatore della vita stessa, così come la nascita. Sono due estremi che inducono in errore. Ci ingannanno elevandosi ad entità reali.
Ma è falso. L'unica cosa che esiste è la vita.
Possiamo solo vivere. Vivere poco, vivere a lungo. Ma vivere.
E siccome vivere è l'atto originario che scaturisce dall'esistere, nessuno può condizionarlo dall'esterno.
Vivere è la qualità fondamentale che ci caratterizza. Più del nome, più dell'aspetto fisico. Prima ancora di tutto viene il fatto che siamo. Non si discute.

Se io ho sovranità assoluta ed ontologica sulla mia vita, e se la morte non esiste se non in quanto caratteristica della vita stessa, allora io ho il diritto di esigere che la mia vita raggiunga il suo fine ultimo, la sua meta.
Ho il diritto di lasciare che la mia vita si compia.

La vita di Welby si è finalmente compiuta.
Ma quanta fatica!

Leggi il resto...

sabato 6 gennaio 2007

Offro alla TRE (H3G) una giornata di consulenza informatica.

Cara H3G, detta anche TRE, ecco la mia offerta per comporre una situazione davvero incresciosa per il prestigio dei tuoi servizi e l'affezione dei tuoi clienti.




Introduzione

Da quando ho aperto un contratto Business, a fine luglio 2006, è stato uno stillicidio. Dei due Nokia E61 presi con InRent24, uno è andato in assistenza ad agosto ed è tornato a Natale! Sull'altro non ha mai funzionato il navigatore satellitare per il quale pago un corrispettivo mensile.
Ma la vera nota dolente non è questa, bensì le tue fatturazioni selvagge.

Innanzitutto sulla bolletta in pagamento a novembre mi trovo €100 di fantomatiche inadempienze contrattuali. Chiamo per esigere chiarimenti, mi rispondi che effettivamente cadi dal pero anche tu, ma mi garantisci che mi scalerai l'importo dalla fattura che pagherò a gennaio. Bene! Pero' intanto i soldi me li trattieni per due mesi: è previsto che qualcuno paghi gli interessi?

Sulla fattura successiva invece, quella relativa al mese di ottobre, in pagamento al 15 di dicembre, mi trovo 425,50 euro imputabili a messaggi!!!
425 euro di messaggi su un piano PowerFull da quasi cento euro al mese di abbonamento??
Sulle prime la prendo sul ridere. Non ho amanti, uso pochissimi SMS e il mio piano tariffario ne prevede una cinquantina gratis a settimana.
Chiamo il 139 sicuro di me, ma la signorina non sa dirmi niente perchè i dati di ottobre non sono ancora a video, però mi invita a verificare se io non abbia preso un bel virus. "Sa, con il bluetooth se ne prendono a iosa, se non si sta attenti". In ogni caso devo stare tranquillo che mi richiama lei in giornata.

.....ron fiiiii.....
.....ron fiiiii.....
.....ron fiiiii.....

Sarei ancora qui che aspetto se ovviamente dopo un paio di giorni non avessi richiamato io.

Nel frattempo perdo la mattinata in un centro Nokia, come suggerito, per farmi certificare che il mio E61 non ha virus "noti". Mi chiedo se a questo punto non attribuirai la colpa a qualche virus "ignoto", magari programmato da me, frutto della mia imperizia, per sostenere che devo pagare comunque.

La nuova signorina del 139, che ovviamente ricontatto io, mi dice che finalmente i dati a video ce li hanno, e che la causa della cifra spropositata è chiaramente dovuta all'elevato traffico email, ciascuna delle quali avrebbe addirittura superato i cento megabytes! Ahh.. ecco perchè ho speso così tanto.
E' inutile farti notare che scaricare email di oltre centomegabytes l'una su un telefonino è un'impresa da Guiness dei Primati anche impegnandosi a fondo, e che tra l'altro essendo io un informatico di professione me ne guarderei bene (così come dall'accettare messaggini bluetooth da utenti sconosciuti e perfino conosciuti).
In ogni caso, svesto i panni dell'utente da spennare, metto in moto le cellule cerebrali e individuo una ragione plausibile che immediatamente ti spiego. La signorina mi invita a scrivere l'immancabile fax!
Non c'è problema. Io amo scrivere fax. Tanto non ho niente da fare, posso perdere tutto il tempo che voglio.
Lo scrivo e lo invio il 4 di dicembre.


Il problema.

Tale fax suggerisce ai tecnici H3G la seguente spiegazione.

Premesse
Avevo inizialmente configurato il mio terminale Nokia E61 per l'utilizzo del mio account Gmail (byoblu@gmail.com).
A ottobre Google (che gestisce Gmail) mi chiude inaspettatamente l'account per 48 ore. Alle mie proteste, risponde con una email in cui sostiene che si sono verificati troppi accessi, causando un traffico eccessivo che contravviene alle politiche del servizio. Per ragioni di sicurezza, quindi, l'account viene disattivato. Inoltre suggeriscono che tali accessi possono essere causati da processi che fanno polling (interrogazioni continue a intervalli regolari) e che non sono autorizzati da Gmail.
Mangio subito la foglia e immagino che MailCube stia causando il problema con Gmail.
Dopo 48 ore mi riattivano l'account, ma nel corso dello stesso mese Gmail mi sospende il servizio per altre due volte, causandomi tra l'altro gravi disagi (come la maggior parte degli utenti di Gmail, conservo parecchi dati utili sui loro server).
Stressato, cambio l'account associato a MailCube, dirottandolo su un provider diverso. Miracolosamente non ho più problemi con Gmail.


Logiche conclusioni
Allego l'email dei tecnici di Gmail, deducendone che il demone di MailCube (il processo sempre attivo che controlla l'esistenza di nuove email) abbia avuto qualche problemuccio nell'accesso ai server di Gmail, causando un abnorme trasferimento di dati tra i server Gmail e i server MailCube, il quale ha poi tentato di spostare sul mio terminale tali dati senza successo (non ho mai ricevuto, come del resto è logico data la loro dimensione, siffatte elefantiache dosi di email, nè tantomeno ho mai scaricato allegati di dimensioni superiori a poche centinaia di Kb, operazione tra l'altro non automatica che va espressamente e volontariamente avviata).

Ora, non è di mia competenza il traffico che MailCube genera con i server di email dei provider esterni cui si collega. Nè il traffico non richiesto che MailCube tenta di trasferire sul mio terminale senza successo e senza che io abbia avviato operazioni di download di allegati pesanti.


La tua risposta

Ti ho inviato il fax all'inizio di dicembre, spiegando il tutto, allegando l'email di Google sulle cause del disservizio e la certificazione dell'assenza di virus, e spiegando che non ho intenzione di pagare i 425€ in scadenza il 15 dicembre, specialmente dopo che vi ho già regalato 100€ il mese precedente per le inadempienze contrattuali fantasma.
Chiamo un tuo operatore del 139, il quale mi assicura che il fax è stato ricevuto ed è stato già preso in carico da un tecnico che mi contatterà a breve.
Nessuno mi chiama, come da manuale.
Richiamo, un altro tuo operatore mi dice che non è stato mai ricevuto nessun fax. Inizio a scocciarmi sul serio. Mi chiedi di inviarlo nuovamente. Minaccio la disdetta, ma reinvio il fax. L'operatrice mi dice di non preoccuparmi, di chiedere a CartaSì di non saldare l'importo. (ma lo sai già che non si può fare, vero?)
Chiamo CartaSì ma come volevasi dimostrare loro non possono farci niente perchè le autorizzazioni agli addebiti su carta di credito si fanno una volta sola e sono valide vita natural durante, fino a che non si chiude la carta di credito stessa: non sono revocabili. Posso solo contestare l'addebito una volta effettuato.
L'addebito avviene puntualmente, come prevedibile.
E così, cara TRE, ti sei intascata anche i 425 euro, oltre i cento euro della fattura precedente, e non ti sei fatta più sentire fino a ieri, venerdì 5 gennaio 2007, ove con un sms mi inviti a contattarti perchè è disponibile il responso dei tuoi tecnici qualificati.


Ohhh! Bene! Finalmente!!
Sentiamo!


Beh!! Devo dire che di tutte le risposte che avrei potuto aspettarmi, questa è stata certamente la più sorprendente: il signor tecnico ha stabilito che quanto da me esposto come ragione dell'abnorme traffico generato non è realistico perchè (attenzione, state attenti, eh?)
NON E' POSSIBILE CONFIGURARE MAIL3 PER L'UTILIZZO CON GMAIL.

Questa è l'apoteosi del ridicolo. Cara H3G, tu offri un servizio del quale i tuoi stessi tecnici ignorano il funzionamento.
Sì, perchè a me, semplice ed ignaro ma soprattutto ignorante utente (tecnologicamente parlando, di fronte a cotali guru dell'informatica), risulta invece un'evidenza del tutto diversa: ovvero che durante lo stesso processo di setup di MailCube sul terminale (videofonino), la procedura stessa ti offra la possibilità di configurare in automatico, previo inserimento di user e password, un account GMAIL. E la procedura è contenuta in un software che risponde a precise specifiche funzionali che i tuoi analisti hanno previsto sulla base dei requisiti relativi al servizio.

E se così non fosse, cioè se Gmail non venisse già proposto per la configurazione automatica, la procedura di setup ti offre comunque la possibilità di configurare un qualsiasi provider di posta eletronica esterno, a tuo piacimento, immettendo l'indirizzo del server pop, e dunque questo da solo giustificherebbe qualsiasi servizio di posta elettronica io avessi associato a MailCube.
In ogni caso ripeto che, ironia della sorte, tu stessa mi induci ad associare il mio account Gmail a MailCube, offrendomi l'opzione nella procedura guidata.

MA TU, TRE, NON VUOI RICONOSCERE IL DISSERVIZIO CHE MI HA CAUSATO 425,60€ DI DANNI, SOSTENENDO CHE E' IMPOSSIBILE CONFIGURARE UN ACCOUNT GMAIL CON MAILCUBE.



La prova del delitto

E così, siccome non mi piace buttare via quasi novecentomila delle vecchie lire, ma soprattutto detesto essere preso per i fondelli da quelli che nella migliore delle ipotesi sono degli incompetenti, mentre a voler pensare male stanno cercando di ingrassare i conti aziendali a mie spese, mi sono munito di videocamera, di qualche software di conversione video e ho autoprodotto le prove di quello che dico.

Guarda un po' qua:





La mia offerta

Cara H3G, nell'invitarti a selezionare meglio il tuo personale tecnico, o in alternativa a prepararlo di più, per comporre la questione ti offro una consulenza informatica di una giornata, fatturandoti esattamente 425.60 euro più IVA, con la quale potrai avvalerti del mio expertise per avere un'assistenza qualificata a supporto della robustezza e dell'affidabilità dei tuoi servizi, con particolare riferimento a MailCube.

Pagami una giornata di lavoro, o restituiscimi i miei soldi.

Con cordialità,
Claudio Messora

Leggi il resto...