le intuizioni ovvie di claudio messora

giovedì 28 agosto 2008

Il caffè rende schiavi

Bambini nelle piantagioni di caffè in Kenia, 1936

Dal 1980 al 2002 il prezzo del caffè crudo è diminuito del 70%. Nei primi anni '90, il valore commerciale globale del caffè era di circa 30 miliardi di dollari, di cui 12 miliardi rimanevano ai paesi d'origine. Tra il 2000 e il 2001 era arrivato a 65 miliardi, di cui solo 5,5 miliardi restavano ai paesi produttori: 25 milioni di piccole aziende familiari che devono vivere con una media di 220 dollari all'anno.
Nel 2003, il prezzo della qualità arabica sul mercato internazionale era di 40 dollari per cento libbre, meno della metà dei costi medi di produzione, circa 90 dollari. Il Commercio equo-solidale nello stesso anno lo pagava più di tre volte tanto, 141 dollari per 100 libbre.

Il caffè è l’alimento per il quale maggiore è il deficit tra energia impiegata per ottenere la bevanda medesima, ed energia assunta dal consumatore.
Per ottenere una tazzina di caffè si deve coltivare la pianta e procedere al raccolto, dopodiché si deve tostare il chicco. Il procedimento è lento ed estremamente dispendioso dal punto di vista energetico, perché lo si deve scaldare parecchio e per parecchio tempo. Poi si passa alla macinazione dei chicchi, per ottenere l’equivalente di una farina. Le normali farine come il frumento vengono però utilizzate al 100% nella preparazione di pietanze, e cioè vengono ingerite completamente dal consumatore. La farina di caffè invece si sfrutta pochissimo: solo una minima parte di sostanze viene asportata dall’acqua calda. Il resto, il cosiddetto fondo di caffè, viene gettato nell’immondizia.

Tuttavia, essendo il costo di un kg di caffè molto basso, tutti possono permetterselo. Peccato sia così basso perché le multinazionali che lo coltivavano hanno sempre utilizzato mano d’opera pagata praticamente zero, in gran parte costituita da bambini schiavi.
 

Mi scrive Gianni Girotto, 40 anni, una laurea in Giurisprudenza, impiegato in una normale azienda privata. Da più di 20 anni è iscritto ad Amnesty, Mani Tese, all'Avis, Aido, Admo.. E' socio Altroconsumo, di Banca Etica e di AFI famiglie, di Altreconomia e della Cooperativa Pace e Sviluppo. Un tipino informato, difficile da prendere per il culo.

Ha realizzato un piccolo libro descrivendo i gironi di questo inferno globale in cui ci dibattiamo istericamente. Nel tentativo di bucare le coscienze e avvicinare i giovani, l'ha fatto in stile avventuroso e stimolante, con linguaggio fresco, che descrive le avventure di un ragazzino delle favelas, Josè, che si trova invischiato in una storia che parla di clima, ambiente, tecnologie, realtà virtuale, inquinamento, credito etico, diritti umani, sfruttamento, multinazionali, e-goverment ed altre amenità globali.

"E' solo un pretesto, un modo di veicolare quelle informazioni che ritengo ognuno di noi dovrebbe conoscere, almeno a grandi linee.
Tale scritto non è pubblicato, ma gira solo in formato digitale, e personalmente non mi interessa affatto sfruttarlo commercialmente, anzi è Open Source: chiunque lo può modificare come meglio crede. L'ho realizzato solo per scopi informativi, perchè vorrei che i giovani (ma non solo loro ovviamente), capiscano in che situazione ci troviamo e cosa presumibilmente ci aspetta se le cose non dovessero cambiare.

Glielo invio nella speranza che Lei o naturalmente qualcuno di Sua fiducia possa trovare il tempo di leggerlo, e se lo ritenete opportuno, utilizzarlo pure come meglio credete.
"

Gianni Girotto. Un modo per essere cellula operosa e metabolizzare il mondo circostante.

Lo metto a disposizione per le cellule che lo volessero scaricare, leggere, divulgare e diffondere. Se vi è piaciuto, venite a tirare una riga qui sotto.

Parla anche di caffè.

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sabato 23 agosto 2008

La verità sul falso in bilancio di Prodi & compagni


Il deficit è ciò che manca nelle casse una volta pagati i conti. Da solo può voler dire poco. Se al posto dello scooter io compro un furgoncino, indebitandomi, è pur vero che potrò decuplicare il mio giro d'affari, e quindi sarò in grado di pagare il mio debito più in fretta. Così, per avere un'idea dell'andamento delle mie finanze, è meglio usare il rapporto debiti / volume d'affari. In economia lo chiamano deficit/PIL (Prodotto Interno Lordo). La UE stabilisce che per non incorrere in una procedura di infrazione, questo rapporto non deve superare il valore assoluto 3.
Come si può vedere da questa tabella l'Eurostat (l'Ufficio Statistiche delle Comunità Europee) per il 2006 assegna all'Italia un bel 3,4. Dunque abbiamo sforato. Il 2006 era in carico al governo Berlusconi, dato che la finanziaria 2006 era una sua creatura, ma non è questo il punto. Chi ricorda i bilanci a consuntivo del 2006, realizzati dal subentrante governo Prodi, sa che gli strilloni avevano dato il rapporto deficit/PIL al suo picco storico negativo: un bel 4,4% secco. Ora tuttavia, come abbiamo visto, l'Eurostat lo ridimensiona al 3,4. Come mai?

Secondo Il Giornale, il bigliettino da visita di Silvio Berlusconi stampato dal fratello Paolo dopo avere costretto Indro Montanelli alla fuga, per ritrovarsi con articoli firmati da penne interessanti come quelle della Brambilla o di Filippo Facci, non ci sono dubbi: L'UE smaschera Prodi & compagni: bilanci falsi per 30 miliardi di euro.

Mi è venuta voglia di vederci chiaro. Così ho fatto qualche indagine

Claudio Borghi, autorevole firma de Il Giornale per le faccende economiche, parla di un falso in bilancio che sarebbe stato accertato dall'Eurostat, per complessivi quindici miliardi. Di che si tratta? Semplice: era noto ormai da tempo che il regime italiano di indetraibilità del'IVA per i veicoli aziendali non piaceva all'Europa. Così, con sentenza del 14 settembre 2006 (C-228/05), la Corte di Giustizia Europea condannava l'Italia a restituire l'IVA con effetto retroattivo. Una mazzata le cui conseguenze erano note al governo precedente, che tuttavia secondo Visco non aveva proseguito sulla strada del rientro graduale concordato con la Commissione Ue dal governo Amato nel 2000.

Allora cosa fanno Prodi & compagni? Data la straordinarietà dell'evento, nella versione provvisoria del Conto 2006 adottano la scelta metodologica di "considerare come momento di registrazione dell'onere la data della sentenza della Corte e di procedere ad una stima indiretta del potenziale numero dei contribuenti creditori e del corrispondente importo da rimborsare, nel presupposto che tali stime fossero statisticamente affidabili e quindi avessero un'alta probabilità di trovare conferma negli effettivi pagamenti". Nelle stime precedenti tale onere era valutato in 16 miliardi di euro (come effetto netto di 17,2 miliardi di rimborsi IVA e di 1,2 miliardi di recupero di imposte dirette).
Come sarebbe a dire nella versione provvisoria del Conto 2006? Già: i conti si fanno prima in brutta copia, poi vengono sottoposti alla Comunità Europea che li valuta, anche in base a criteri congiunturali piuttosto che ad aggiustamenti in itinere delle normative in merito, e spesso propone delle revisioni metodologiche per arrivare ad una versione definitiva. Se fate una rapida ricerca, vedrete che anche il governo Berlusconi aveva vissuto pesanti revisioni dell'Eurostat che hanno portato a modifiche sostanziali dei bilanci 2003 e 2004.

Sentiamo dunque cosa accade per i bilanci 2006, ascoltiamo la voce stessa della Ragioneria Generale dello Stato.
"Lo scorso febbraio l'Istat ha reso nota la stima provvisoria del conto consolidato delle Amministrazioni pubbliche per l'anno 2007 e, contestualmente, ha rivisto le stime relative al triennio 2004-2006 pubblicate in precedenza. Le revisioni riflettono il normale processo di consolidamento delle informazioni di base che, per quanto riguarda il 2006, ha assunto particolare rilevanza a causa di una importante modifica metodologica. [...] Alcuni elementi emersi nel corso del 2007 (un numero limitato di istanze di rimborso; la difficoltà di presentazione della documentazione necessaria, nel caso dell'adozione del regime analitico, per dimostrare il diritto al rimborso; l'ampia diffusione di auto ad uso misto privato/aziendale, che avrebbe limitato il diritto al rimborso; ecc.) e l'emanazione di alcuni provvedimenti normativi (ad esempio, l'introduzione del regime forfetario) hanno determinato un sensibile ridimensionamento dell'onere atteso per lo Stato.

In accordo con Eurostat, l'Istat ha pertanto deciso di adottare una metodologia statistica diversa, già utilizzata in passato per gli altri tipi di rimborsi d'imposta, in base alla quale il debito dello Stato viene registrato nel momento in cui si conoscano effettivamente - attraverso lo spoglio delle istanze di rimborso validate dall'Amministrazione finanziaria - sia i soggetti aventi diritto al rimborso, sia l'importo effettivamente dovuto. La prima contabilizzazione dei rimborsi IVA sulle auto aziendali, è stata effettuata a valere sul conto economico del 2007, con riferimento alle sole istanze presentate in via telematica in regime forfetario, ed è risultata pari a 847 milioni di euro. Il rimanente onere sarà registrato nei prossimi anni, quando l'Amministrazione finanziaria validerà le istanze di rimborso in regime analitico, per le quali i termini di presentazione scadranno nel novembre 2008.
L'impatto complessivo delle altre revisioni non ha avuto una particolare rilevanza: nel complesso l'indebitamento netto del 2006 si è ridotto di 15,9 miliardi di euro
".

Secondo Borghi, però, l'Eurostat accerta il primo falso nel bilancio statale. Notate l'uso raffinato delle parole. Se a pag.2 avesse scritto falso in bilancio, avendo la locuzione una connotazione ben precisa, sarebbe stato passibile di querela. Invece scrive falso nel bilancio, qualcosa che tecnicamente suona come falso positivo - ovvero una normale prassi nell'iter di raffinamento dei dati - ma emozionalmente è indistinguibile da falso in bilancio.

CON LE PAROLE VI PRENDONO PER IL CULO.

Caro Claudio Borghi, un conto è il falso in bilancio, un conto una revisione metodologica. Oltretutto, il Conto Provvisorio del 2006 era sotto gli occhi di tutti fin dalla sua emissione e nè tul'opposizione, allora agguerritissima, avete sollevato obiezioni. Cosa ti motiva allora solo oggi a questo intervento dal sapore scandalistico e dai toni a dir poco fuorvianti?

Ma non è finita qui. Ora viene il bello. Dopo il primo evidente falso in bilancio di Prodi & compagni (come Borghi ama definirli), Il Giornale si spinge oltre e, prendendo a spunto una nota dell'Eurostat che comunica che "le voci relative a investimenti infrastrutturali sono sotto esame", attribuisce un secondo falso in bilancio al governo Prodi, questa volta illazionando sul futuro, visto che non v'è ancora stato nessun pronunciamento dall'Ufficio Statistiche Europeo.

Di cosa si tratta? Borghi parla laconicamente di 13 miliardi di euro rappresentati dai debiti delle Ferrovie dello Stato, che sarebbero stati caricati senza motivo sull'esercizio 2006 del governo Bersluconi. Com'è buona tradizione nel manuale del piccolo demagogo, non spiega e non cita fonti o riferimenti esterni per ulteriori approfondimenti.

Così tocca farlo a me. Seguitemi.

La Legge Finanziaria per il 2003 (quindi governo Berlusconi) ha introdotto un meccanismo di finanziamento delle opere necessarie a completare il sistema di trasporto ferroviario ad alta velocità/alta capacità (AV/AC) da parte del gestore della infrastruttura ferroviaria (TAV/RFI), basato su prestiti concessi allo stesso gestore da parte di Infrastrutture S.p.A. (ISPA, poi fusa per incorporazione nella Cassa Depositi e Prestiti a far data dal 1° gennaio 2006), che si finanzia sul mercato dei capitali, principalmente, con emissioni obbligazionarie.
Il rimborso di detti prestiti erogati da ISPA ad RFI/TAV, avrebbe dovuto essere assicurato:
  • dai flussi di cassa generati nel periodo di sfruttamento economico dell’opera (ossia dai corrispettivi pagati dai gestori dei servizi di trasporto al gestore della infrastruttura);
  • dai trasferimenti dello Stato ad RFI/TAV per la parte del servizio del debito non coperta con i flussi di cui al punto precedente.

Nel maggio 2005 Eurostat ha riclassificato le passività di ISPA nel Debito dello Stato. La decisione è stata in sintesi così motivata:
  • nel finanziamento del Sistema AV/AC, ISPA non assume alcun rischio;
  • essendo i ricavi derivanti dalla gestione del progetto AV/AC insufficienti al servizio del debito e risultando quindi l’intervento integrativo dello Stato certo, sostanziale ed indispensabile, il “vero” debitore è da individuarsi nello Stato.

Di conseguenza, all’interno di un disegno complessivo orientato a garantire le risorse finanziarie necessarie al completamento dell’opera, il governo ha valutato l’opportunità di procedere all’accollo del debito ex-ISPA. Ciò avrebbe avuto il beneficio di rendere più coerente la rappresentazione contabile di tale debito che, pur essendo stato riclassificato a tutti gli effetti quale debito pubblico,era formalmente in capo ad un soggetto – RFI/TAV – al di fuori del perimetro della Pubblica amministrazione.
Questa operazione avrebbe comportato un peggioramento dell’indebitamento netto della pubblica amministrazione per il 2006 di circa 13 miliardi.
In sintesi il fabbisogno finanziario del progetto Torino-Milano-Napoli veniva stimato in circa complessivi 33,2 miliardi.
Per quanti volessero districarsi nella foresta contabile dell'indebitamento contratto per la TAV, consiglio di leggersi l'allegato 2 del Bilancio 2006 Cassa Depositi e Prestiti SPA, da pagina 289 in poi, dove la Cassa Depositi e Prestiti evidenzia tra l'altro che "nella presente Situazione al 31/12/2006, lo Stato è il debitore dell’intera esposizione facente capo al Patrimonio Destinato".

Quindi, riassumento in soldoni, il governo Berlusconi nel 2003 avvia l'opera Torino-Milano-Napoli per l'alta velocità. Non ci sono i soldi, ma... va bene lo stesso, Cribbio! Nessuno si preoccupi: quelli che non si riusciranno a recuperare dai gestori delle varie tratte ce li metterà lo Stato.
Nel maggio 2005 l'Eurostat dice: eh no, signori miei, non facciamo i furbi! Visto che la copertura che arriverà dai gestori delle singole tratte sarà ridicola, risulta evidente che è lo Stato ad avere a tutti gli effetti contratto un debito. L'operazione deve entrare quindi nelle voci di bilancio sul debito pubblico. Lo Stato recepisce la direttiva e, visto che tra l'altro non ha senso che un debito pubblico sia in carico a un soggetto privato - è formalmente scorretto -, nel bilancio 2006 se lo accolla, inserendo gli opportuni commi nella sezione disposizioni in materia di spese della finanziaria 2007.

I commi in questione sono quattro. Leggiamoli insieme.
  • 966. Assunzioni oneri per investimenti relativi Linea Torino-Milano-Napoli
    Gli oneri per capitale ed interessi dei titoli emessi e dei mutui contratti da Infrastrutture Spa fino alla data del 31 dicembre 2005 per il finanziamento degli investimenti per la realizzazione della infrastruttura ferroviaria ad alta velocita' "Linea Torino-Milano-Napoli", nonche' gli oneri delle relative operazioni di copertura, sono assunti direttamente a carico del bilancio dello Stato. [...]
  • 967. Liquidazione patrimonio separato. Estinzione debiti Ferrovie dello Stato
    La Cassa depositi e prestiti Spa, in quanto succeduta ad Infrastrutture Spa ai sensi dell'articolo 1, comma 79, della legge 23 dicembre 2005 n. 266, promuove le iniziative necessarie per la liquidazione del patrimonio separato costituito da Infrastrutture Spa. A seguito della predetta liquidazione cessa la destinazione dei crediti e proventi di cui al comma 4 dell'articolo 75 della legge 27 dicembre 2002, n. 289, e sono estinti i debiti di Ferrovie dello Stato Spa e di societa' del gruppo relativi al citato patrimonio separato sia nei confronti del patrimonio separato stesso sia nei confronti dello Stato.
  • 968. Trattamento fiscale dell'assunzione degli oneri a carico del bilancio dello Stato
    L'assunzione degli oneri a carico del bilancio dello Stato di cui al comma 966 nonche' l'estinzione dei debiti di Ferrovie dello Stato Spa e di societa' del gruppo di cui al comma 967 si considerano fiscalmente irrilevanti.
  • 969. Rinvio a decreto ministeriale per la definizione di criteri e modalita' per l'assunzione degli oneri
    I criteri e le modalita' di assunzione da parte dello Stato degli oneri di cui al comma 966, di liquidazione del patrimonio separato di cui al comma 967, nonche' i criteri di attuazione del comma 964, sono determinati con uno o piu' decreti di natura non regolamentare del Ministro dell'economia e delle finanze.

Ora, siccome quest'accollamento del debito avviene a tutti gli effetti nel 2006, ed è tra l'altro da addebitarsi al governo Berlusconi che ne è in tutto e per tutto responsabile, la legge Finanziaria 2007 dispone che i soli quattro commi succitati entrino in vigore dal 27 dicembre del 2006, in maniera da essere compresi nel bilancio provvisoriamente in chiusura. Non ci sarebbe nulla di strano, anche se per Borghi "è' una storia incredibile, che indica con quanta spregiudicatezza si sia mosso il governo Prodi pur di poter addossare al governo precedente responsabilità non sue".
Borghi, il quale trae conclusioni dal sapore definitivo ma lo fa a titolo strettamente personale, non essendosi la Comunità Europa ancora espressa in materia, argomenta inoltre che Eurostat aveva stabilito che ad essere imputate come deficit avrebbero dovuto essere solo le cifre relative a debiti giunti a scadenza e non onorati dalle Ferrovie, e solo per gli anni in cui queste scadenze fossero avvenute.
Ora, al di là del fatto che il processo di revisione dei conti può funzionare anche al contrario, ovvero può essere la Comunità Europea a prendere atto di una sua indicazione metodologica scorretta - come nel caso in cui si chieda ad uno Stato di accollarsi formalmente un debito che in realtà viene lasciato in carico a un soggetto al di fuori della Pubblica Amministrazione -, sarebbe stato davvero interessante verificare se nel corso del 2006 lo Stato Italiano abbia effettivamente destinato una qualche somma alle Ferrovie dello Stato.

Così mi sono armato di torcia elettrica e mi sono addentrato all'interno del Bilancio 2006 delle Ferrovie dello Stato, per scoprire, a pagina 80 - che qui vi riporto per evitarvi ricerche tortuose - il fatidico trasferimento di 13.058.662€ (in migliaia di euro) da parte dello Stato, che dunque si è effettivamente fatto carico di un debito non virtuale, ma contabilizzato sia da Ferrovie dello Stato, sia dal Rendiconto 2006 - assestamento 2007 - della Commissione Traporti.

Già nel documento di cui sopra datato 22 ottobre 2007 dunque, se non addirittura prima, lo stesso governo Prodi relaziona ufficialmente:
"Per quanto concerne la finanza pubblica, il valore dell’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche è stato per il 2006 di 64.743 milioni di euro[18], superiore di 6.029 milioni all’indebitamento netto del 2005: in termini di rapporto percentuale al PIL esso si colloca al 4,4 per cento contro il 4,1 per cento del 2005.

A questo peggioramento hanno contribuito alcune uscite per oneri straordinari pari a 29.666 milioni. Si tratta, in gran parte, del riflesso sull’indebitamento del 2006 di oneri legati a situazioni determinatesi nel corso dei precedenti esercizi riguardo:
  • i rimborsi di IVA sulle auto aziendali, dovuti dallo Stato in base alla Sentenza della Corte di giustizia europea del 14 settembre 2006;
  • la cancellazione dei crediti dello Stato nei confronti della società TAV, per il finanziamento dell’Alta Velocità, in conseguenza dell’accollo diretto per 12.950 milioni del debito di Infrastrutture SpA (ISPA) disposto dalla Legge Finanziaria del 2007.

[...]Al netto di tali oneri, l’indebitamento netto sarebbe stato pari al 2,4% del PIL (-35.838 milioni di euro).
"

Dunque è il governo stesso che, con estremo candore, riporterebbe ufficialmente le sue malefatte.

Sulla base di queste argomentazioni, Claudio Borghi accusa Prodi & compagni di "superfalso in bilancio" [pag.3], cercando così di scrollare dalle spalle del centrodestra la scomoda onorificenza di inventori della finanza creativa.

La cosa buffa è che i lettori de Il Giornale, tra i commenti all'articolo, si domandano scandalizzati come mai la scoperta di Borghi, che si è guadagnata titoli a caratteri cubitali sull'edizione di sabato 23 agosto, passi totalmente inosservata sui maggiori quotidiani nazionali, richiamando suggestivi scenari da Quinto Potere sul controllo dei media. Loro! In questo, lo confesso, mi fanno tenerezza. Ci rubano le battute!

E' giunta l'ora di un necessario risveglio collettivo. Affranchiamoci da questa logica Pavloviana che stimola la salivazione per aizzarci gli uni contro gli altri.

Una volta tanto, anzichè aspettare la pappa, scardiniamo la campanella.
Deprogrammazione di massa!

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venerdì 22 agosto 2008

Italiani in fuga.


Ci sono parole intraducibili, perchè esprimono un concetto che non si può descrivere in un'altra lingua se non accostando tra loro due o più vocaboli. Viceversa, ci sono parole che sottendono un concetto che si perde nella notte dei tempi, per il quale ogni cultura ha il suo vocabolo equivalente. Una di esse è la parola amore. L'amore per la propria terra ha qualcosa di molto simile all'amore per la propria madre. Da entrambe veniamo, e da entrambe il separarsi è un dolore straziante e interminabile. Io lo conosco bene, avendolo vissuto due volte. Si può emigrare clandestinamente o con un sigillo reale sul passaporto. Si può farlo volontariamente o essere espatriati. Si può essere motivati dalla fame, oppure dal dolore che si prova nel vedere la madre patria sprofondare in un degrado senza fine. In tutti i casi, quale che sia la casa che si abbandona, si cade preda di una malinconia senza fine, la stessa degli italiani partiti con una valigia di cartone; degli egiziani laureati, venuti in Italia ad aprire ristoranti e pizzerie; probabilmente dei russi, degli albanesi, dei marocchini... Accomunati dall'amore per la loro terra. In arabo amore si dice habibi. Se guardate il video lo sentirete spesso.

Ho ricevuto una lettera e la pubblico. E' la storia di Stefania e di suo marito, imminenti emigranti per dolore. Una nuova malinconia fotografata sul punto di nascere. Un'altra Amara Terra Mia cantata nel vento, imbracciando una chitarra. Due voci nuove, ma la stessa identica melodia di sempre.

Datele torto voi, se credete. Io non me la sento.

Ciao Byoblu,
complimenti per il tuo “giornalismo” controcorrente e veramente prezioso. Spero di essere breve e poco tediosa per te.

Mi chiamo Stefania e sono una docente di liceo. Ti scrivo da Roma. Mio marito, scandinavo, lavora per un’industria farmaceutica italiana. Fino a quest’anno “amavamo” l’Italia (nonostante tutto) e abbiamo lottato per migliorare le cose: volontariato (tra l’altro adesione ad un gruppo d’acquisto solidale con appoggio diretto ai piccoli contadini bio), attenzione all’ecologia (adesione al fotovoltaico e solare, raccolta differenziata e compost, uso del trasporto pubblico o della bicicletta…), impegno sociale e “politico” (anche personalmente nell’impegno lavorativo: come docente sono cosciente di veicolare modelli e pensieri ai miei allievi). Ma dopo le ultime ferie passate per l’ennesima volta nei paesi scandinavi ed in Germania… questa volta ci si è “spezzato” definitivamente qualcosa. Non sono di certo io che ti devo spiegare come diversamente funziona lo Stato e la società oltralpe…

Insomma, lavoriamo tutti e due, abbiamo una casa… per carità non ci manca nulla… ma quest’anno abbiamo deciso di lasciare l’Italia, probabilmente per sempre, e di ricominciare da capo con un nuovo lavoro, una nuova lingua, un nuovo orizzonte sociale e di aspettative. Ci rendiamo conto della peculiarità della nostra condizione e scelta… le nostre famiglie non capiscono, infatti, visto che non siamo disagiati economicamente, che abbiamo il fatidico e tanto bramato lavoro a tempo indeterminato (benché pagato al minimo possibile, come d’uso da queste parti), e che potremmo impoverirci, invece, a ricominciare da capo in un paese nuovo (pensiamo in Baviera o nella Foresta nera… più che altro per ragioni climatiche).

E’ semplicemente l’odore nauseante e appiccicaticcio della decadenza e di una strisciante barbarie di ritorno che si respira sempre di più; la noia di rivedere applicate ad libitum le teorie di Le Bon sugli spacciatori di illusioni, con quel che ne consegue in termini di ricerca dei “capri espiatori”; l’orizzonte incredibilmente miope e ristretto delle scelte economiche, energetiche e, dunque, politiche, inevitabilmente segnato dalle banche e dalle lobbies, per il II paese più indebitato al mondo e felice di esserlo. La certezza assoluta che ciò cui assistiamo ora, sia appena solo l’inizio della serie di shock opportunamente approntati per aprire definitivamente a politiche economiche apertamente e noiosamente “friedmaniache” (intendo Milton Friedman)… per non dire, il disgusto di essere rappresentati da una cotale classe dirigente (identica a destra e sinistra, visto il triste “baratto” di cui si sono resi protagonisti ed impermeabile a qualsiasi ricambio generazionale), di cui mi vergogno come un’appestata ogni volta che mi trovo all’estero, per non dire, e ciò mi riguarda più personalmente, lo scempio continuo delle “bellezze” artistiche e naturali perpetrato impunemente, il fatto di “ospitare” uno stato monarchico straniero, che della dimensione del sacro ha perso persino la memoria, ma verso cui non finiremo mai di versare le decime… e potremmo, come sai, continuare…

Perché ti scrivo, invece di parlare con lo psicanalista? Mi chiedo solo, se questa scelta non sia pura vigliaccheria, abbandono della lotta, invece che la scelta saggia del topo che lascia la nave che affonda. Ti scrivo per gridare a qualcuno la verità, perché ne ho bisogno… perché mi sento derubata del sentimento di “patria” che una volta, in qualche modo, provavo e che ho perso per sempre, fino a provare disgusto per questi italiani, orribilmente invecchiati e sfigurati da più di venti anni di televisione cainana, che vivono ben al di sopra delle loro possibilità esibendo il più possibile cellulari e SUV, ma mangiando latte e biscotti la sera (il tubo non riuscirà a cambiare le cose, tantomeno a breve: una volta dovevi cercare un ago – l’informazione- nel pagliaio, oggi lo devi cercare fra miliardi di aghi!).

Mi fermo qui, per non abusare della tua pazienza… tu continua, dato che sei ora un modello per molti che ti seguono.

Ti prego di non pubblicare la mia mail, o almeno di emendarla dalle parti che mi possano “identificare”. E se hai letto fino qui, ti ringrazio, è già molto.

Stefania P.



Video allegati

Amara Terra Mia - Domenico Modugno

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mercoledì 20 agosto 2008

Il suono della rete


Molti mi chiedono cosa intendo fare. Dicono: è tanto che posti, e non succede niente. Qual'è il tuo piano d'azione? Innanzitutto non definirei niente una frequenza di 30.000 visitatori unici al mese, raggiunta in soli quattro mesi di attività costante. Non definirei niente la citazione in almeno tre quotidiani nazionali (quelli di cui sono venuto a conoscenza, grazie a voi) nel giro di una sola settimana e per argomenti diversi: La Stampa, L'Unità e La Repubblica. E neppure definirei niente le centinaia di migliaia di visualizzazioni dei video, gli oltre milleduecento iscritti al canale YouTube, in costante crescita. Ma al di là di queste considerazioni, alla domanda di alcuni su quale sia il mio piano d'azione, do una risposta che non dovrebbe suonare soprendente: nessuno.

Non voglio fare niente. Cosa dovrei fare? Perchè qualcuno dovrebbe fare al posto vostro? Avete davvero bisogno di un condottiero, di un capopopolo? Dopo duemila anni di storia, volete ancora essere guidati, caricati, spronati, incitati alla battaglia, mandati a morire in nome di qualcuno che invoca gli dei e vi manda in prima linea, magari per i suoi interessi? Non ne avete abbastanza di leader carismatici che vi dicono cosa dovete pensare? E non ne avete avuto a sufficienza di leader religiosi in nome dei quali annichilire le vostre vite? Volete ancora confessarvi e chiedere l'assoluzione? Avete ancora bisogno di un papà che vi dia una pacca sulla spalla e vi gratifichi con la sua approvazione? O forse volete essere ancora sculacciati perchè non avete fatto i compiti prima di uscire con gli amici?

Il mondo sta cambiando profondamente. Molti non se ne sono ancora accorti. Continuano ad aspettare il Messiah. Eppure il Messiah è arrivato. E' già qui, tra noi. Per l'esattezza, il Messiah siamo noi, tutti quanti insieme. Il Messiah è la rete. Non vi chiederò di innalzare i vostri cuori al cielo, ma di elevare il vostro sguardo sugli ultimi anni che abbiamo vissuto. Abbiamo alle spalle poco più di 30 anni di rete, di cui almeno una ventina ad esclusivo uso militare e scientifico. E' solo dall'inizio degli anni novanta che i primi italiani, timidamente, si affacciano alle BBS con modem antidiluviani, a manovella. La vera espansione di internet nelle case sta avvenendo in questi anni.
Fate una prova, guardatevi indietro e pensate a come vivevate solo cinque anni fa. Dove vi informavate, se non attraverso i giornali e la televisione? A chi potevate affidare le vostre speranze, se non ad un politico che vi poteva raccontare qualsiasi cosa? Ora fate un passo ulteriore: restringete ancora il raggio d'azione. Pensatevi solo due anni fa. Quanti di voi usavano YouTube? Quanti caricavano video in rete e guardavano quelli altrui? Cosa sono due anni in confronto a secoli di rigide strutture gerarchiche e piramidali? Ve lo dico io: niente. Sono un soffio, meno di un battito del cuore. Eppure è già cambiato tutto.

Siamo qui, oggi, perchè possiamo scambiarci informazioni in maniera non mediata, diretta, punto a punto. Informazioni di ogni tipo: dalla documentazione scientifica ai filmati di repertorio, alle immagini, ai commenti.. E soprattutto possiamo confrontare i dati. Niente sfugge più alle maglie della rete. Quando non c'erano i videoregistratori, nessuno poteva contestare quanto un politico aveva detto e le sue eventuali contraddizioni. Nessuno, tranne qualche giornalista della cui parola bisognava fidarsi ciecamente. Un mediatore. Perfino con l'avvento dei videoregistratori la situazione non cambiò poi molto. In fondo, chi poteva davvero avere voglia di prodigarsi in macchinose registrazioni su costose e voluminose videocassette, difficoltose da archiviare, complicate nell'accesso e per di più deperibili nel tempo?

Ma oggi.. oggi si trova tutto. Volete sapere cos'ha detto Berlusconi da Vespa? Lo trovate in rete. Volete riguardarvi l'intervista di Biagi prima di morire? La trovate in rete. Qualcuno ce la mette. E qui arriva il bello. Questo qualcuno siete voi. Microcellule operose che metabolizzano il mondo circostante e lo rendono disponibile agli altri organi, e non a qualcuno in particolare, ma a chiunque ne faccia richiesta. La rete è collaborativa. Se avete bisogno di qualcosa, non importa cosa, troverete qualcuno disposto a farla. Questo qualcuno a sua volta si basa sull'operato di qualcun altro, che non l'ha fatto per un motivo specifico o per un obbiettivo particolare. L'ha fatto e basta, e voi lo usate. L'organizzazione emerge dal caos grazie al principio della vita stessa, che riutilizza l'ambiente circostante per modellarlo secondo le sue esigenze. Per usarlo. Noi tutti realizziamo materia prima per costruire nuovi attrezzi, utensili, strumenti messi in condivisione con gli altri.

Volete un esempio? Eccolo.

Un GIP dispone che un sito web svedese venga oscurato per tutti i cittadini italiani. La sentenza è inedita per l'entità delle sue ricadute, tanto più che in maniera del tutto originale e illecita, i dati dei naviganti vengono consegnati ad una lobby residente all'estero per una non meglio precisata ancorchè intuibile ragione. Un abuso d'ufficio che non trova fondamento nel codice e contrario a qualsiasi normativa sulla privacy.
Forse nel 1920 qualcuno avrebbe sperato nell'intervento di Batman, o dell'Uomo Ragno. E in fondo è ancora così, solo che oggi non c'è più bisogno di un mantello. Bastano un computer e una connessione a internet. Basta avere un blog e saperlo usare. I navigatori si accorgono di non poter più accedere a quel sito web. Lo scrivono sui loro blog. Un esperto di rete riceve l'informazione via rss feed e fa una verifica. Si accorge che la pagina web che recita Sito sotto sequestro è ospitata sui server di Pro-Music.Org, che può in questo modo raccogliere i dati dei navigatori ed eventualmente utilizzarli illecitamente per qualunque scopo, come per esempio intentare azioni legali. Posta l'anomalia sul suo blog. Un avvocato di grido, specializzato nel diritto legato al mondo dei new media, legge a sua volta il post e decide di recuperare l'ordinanza del GIP, magari via rete. Da una rapida verifica si accorge dell'utilizzo troppo disinvolto delle normative relativamente all'oscuramento. Posta l'interpretazione sul suo blog e, tra i commenti, negli altri blog. L'esperto di rete contatta via Skype un noto videoblogger per informarlo, il quale a sua volta, in poche ore, realizza un intervento video sul suo blog e su un noto sito di social network per la condivisione audiovideo dove si è guadagnato un alto numero di appassionati sostenitori. In poche ore il video viene visto da oltre trentamila persone! Un utente svedese si offre di sottotitolarlo nella sua lingua per agevolare la divulgazione, e il video arriva ai gestori del server oscurato, che fanno rimbalzare la notizia a livello internazionale. Il giorno dopo si ininzia a diffondere nell'intellighenzia europea l'idea che l'Italia sia un paese che si avvia verso una deriva aberrante, che fa della censura preventiva uno dei suoi metodi di governance. Decine di migliaia di persone sanno che è stata compiuta un'operazione sporca. Sia il riferimento al blog dell'esperto di rete che quello al video del noto videoblogger finiscono su uno dei maggiori quotidiani nazionali, grazie all'articolo di un terzo blogger. Alcuni providers iniziano a fare marcia indietro, e revocano l'inoltro delle sessioni di navigazione ai server della lobby. La cosa potrebbe perfino venire cavalcata a livello politico per guadagnarsi consenso elettorale, esercitando di conseguenza pressioni perchè quei dati, raccolti in maniera illecita, vengano distrutti.

Nessuno ha fatto niente di particolare. Ognuno ha fatto solo ciò che sa fare, ciò che vuole fare. Ogni cellula si è però nutrita della cellula precedente e l'organismo si è evoluto in una direzione inedita, frutto della somma delle singole componenti. E lo ha fatto in tempi record. La rete ha esibito un'intelligenza collettiva che ha guidato le sue azioni, esattamente come accade nella biologia di un organismo animale.

Ecco dunque la risposta alla domanda iniziale: cosa voglio fare?
La cellula.

Il video allegato a questo post è per me illuminante. Tanti musicisti, una sola partitura: l'Aria sulla quarta corda di Bach. Saltate i 50 secondi introduttivi, se preferite, e godetevi il suono della rete. A ognuno il suo strumento.

Non nascondo che, personalmente, mi emoziona.

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domenica 17 agosto 2008

La sapete quella dell'inceneritore che inquina quanto un automobile?


Sentite questa: ci sono un francese, un inglese e un italiano.

Il francese, tramite il Consiglio Nazionale degli Ordini dei Medici, avanza una richiesta di moratoria sugli inceneritori.
L'inglese, nel giugno 2008, mediante la Società Britannica di Medicina Ecologica (BSEM) presenta il IV Rapporto sugli effetti dell'incenerimento dei rifiuti sulla salute. Un lavoro molto dettagliato e circostanziato con ben 329 voci bibliografiche.

Come in tutte le barzellette, adesso arriva l'italiano.

L'italiano che fa? Per mano del Governo, nel maggio 2008 pubblica un Piano di intervento operativo sulla salute per l'emergenza rifiuti in Campania, redatto dal Ministero del Welfare, con la collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità, della Regione Campania e dell’Ordine dei Medici di Napoli.
In questo piano afferma che gli impianti di incenerimento e termovalorizzazione (quale quello che entrerà in funzione ad Acerra) sono costruiti secondo le moderne tecnologie e non rappresentano un rischio aggiuntivo per la salute delle popolazioni residenti nelle aree circostanti. Il loro impatto ambientale è paragonabile a quello conseguente a normali situazioni di traffico urbano.

La barzelletta é finita. Non ridete?
E certo che non ridete, perchè siete italiani, e c'è poco da ridere!

Invece l'Europa si sbellica. Già, perchè dai documenti ufficiali Europei ( dati dell’ inventario della Commissione Europea, rapporto finale del 31.12.2000, 3° volume, pag 69) risulta che gli impianti di incenerimento in Italia producono 295,5 gr/anno di diossine in tossicità equivalente (TE) di cui 170,6 gr/anno dal solo incenerimento di rifiuti urbani.

E l'inquinamento dal traffico? 5,1 gr/anno. Trenta milioni di autovetture, senza tener conto degli altri autoveicoli, non producono insomma che l'1,1% della diossina che vomitano gli inceneritori.

Per il nostro Governo, però, l'impatto ambientale degli inceneritori è paragonabile a quello conseguente a normali situazioni di traffico urbano.

Tra l'altro, l'inglese ha anche spiegato come si riesce a far sembrare innocui gli impianti. Per esempio, la diossina non viene monitorata adeguatamente e soprattutto non nelle fasi di maggior criticità (accensione e spegnimento). In Italia per gli impianti di incenerimento di rifiuti è previsto il monitoraggio per le diossine da un minimo di 6 ore ad un massimo di 8 per 3 volte all’ anno.

Questo sì, che è un controllo che fa ridere. Fa ridere i polli.
Quelli che abitano vicino agli inceneritori, invece, piangono.

Documenti allegati
Il rapporto francese sugli inceneritori
Il rapporto inglese sugli inceneritori
Il piano italiano di intervento operativo...
L'inventario della Commissione Europea sulla diossina in Europa

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sabato 16 agosto 2008

ThePirateBay: gli IP degli italiani consegnati alle lobbies

L'Italia si sta avvicinando pericolosamente alla Cina, e questa volta non è un modo di dire.


ThePirateBay, il motore di ricerca peer to peer specializzato in file torrent, è stato sequestrato. Un sequestro preventivo, cioè eseguito prima di qualsiasi processo, disposto dal Gip di Bergamo su denuncia della FIMI (la Federazione dell'Industria Musicale Italiana).
E' la prima volta che questo accade, ed è l'oscuramento più imponente mai operato su un sito web, non solo in Italia ma in tutta Europa. In quanto a censura, non ci sta dietro nessuno!

Non solo: è stato disposto agli internet providers di oscurare qualsiasi altro nome di dominio presente o futuro facente capo al sito svedese. E' come se qualcuno vi sequestrasse un computer, e disponesse anche il sequestro di tutti i computer che avrete la disavventura di comprare domani e sempre, in maniera preventiva. E prima di qualsiasi processo.

I precog di Minority Report sono al lavoro: stanno sognando a pieno ritmo.

Ma non è tutto! Gli italiani, siano essi utenti o semplici curiosi, capitati sul sito volontariamente o in maniera accidentale, vengono rediretti su una pagina che informa del sequestro. Ma la pagina, che risponde all'indirizzo IP 217.144.82.26, non risiede in Italia, bensì all'estero: in UK. A gestirla è pro-music.org, cioè la coalizione dei discografici per la tutela dei Marchi.

Pro-Music può così avere accesso a tutti gli indirizzi ip dei visitatori ed usarli a suo piacimento per risalire alla loro identità.
In pratica, è come se l'Italia stesse indirettamente consegnando alle lobbies dedite a fare causa ai privati i nomi e cognomi di chiunque capiti, volontariamente o meno, su ThePirateBay.

E lo sta facendo in barba a qualsiasi normativa vigente.

Fonti:
Perchè il PM di Bergamo fa intercettare gli utenti di ThePirateBay?
Explain Plz

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venerdì 15 agosto 2008

La TV: fate un uso tranquillo della rete: culi e tette sono ok!

Volevo andare in vacanza. Mi ero ripromesso di staccare fino a settembre. Stavo scorrendo gli ultimi vostri commenti, i convenevoli di fine stagione, giusto perchè la tv proprio non riesco a guardarla.
Nunzio Quattrocchi però mi manda un messaggio. E' felice: la televisione ha parlato del suo canale sul tubo. Do un'occhiata al servizio. Non lo avessi mai fatto...

Sentite cosa dice il conduttore al minuto cinque.


"Intanto, questo è un modo per usare, tra virgolette, internet in modo positivo, senza abusare di internet, magari possibilmente producendo poi delle azioni, dei movimenti un po' volgari che danno fastidio. Questo è un uso, come dire, tutto tranquillo."

L'emittente è una televisioncina di provincia. Il giornalista mostra però di avere le qualità di un grande direttore di giornale. Un piccolo Riotta in fasce, insomma, intento a fare gavetta. Non ne conosco il nome (ancora), ma prenderemo le nostre informazioni.

Non me ne voglia Nunzio. Non è mia intenzione rovinargli la festa. Mi preme però sottolineare come, secondo questo esperto conoscitore della rete, internet vada quindi usata per mostrare culi e tette, o al più per fare scherzi telefonici alle case di riposo. Cercare invece di sensibilizzare l'opinione pubblica ad una maggiore partecipazione politica, magari promuovendo referendum o proposte di legge popolare, è abusare della rete, creando movimenti che danno fastidio.

Com dire: Internet e la libertà di parola vanno bene, sì.. ma l'importante è che se ne faccia un uso del tutto tranquillo.

Caro piccolo giornalista di periferia. Anche la rete farà un uso del tutto tranquillo della televisione.
La spegnerà, e tutti quelli come te scompariranno.

Tranquillamente.

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giovedì 14 agosto 2008

Chiuso per esaurimento!


YOUTUBE MI HA ESAURITO!



E' stato un anno strepitoso. Insieme abbiamo cantato, abbiamo compiuto ricerche, fatto inchieste, realizzato interviste, reportage, documentari, editoriali, ci siamo incazzati, abbiamo litigato, abbiamo anche riso, talvolta amaramente.

Ma soprattutto... quella luce che brilla, il fioco tremolio in quel buio angolino... Quella è la fiammella che, piegandosi sotto una impercettibile corrente d'aria, ci sta indicando la strada che porta all'uscita.
Dobbiamo tenerla accesa: settembre è vicino, e ne avremo bisogno.

Grazie di cuore a ognuno di voi, nessuno escluso, perchè tutto quello che ho fatto, in realtà ...l'abbiamo fatto insieme.

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mercoledì 13 agosto 2008

Ecco la Campania che Berlusconi ha liberato dalla spazzatura.

I politici non sono uomini, sono produttori di eco-balle. Producono verità spazzatura e non si preoccupano neanche più di incenerirla, o quanto meno nasconderla sotto al tappeto come si faceva una volta. Forse perchè grazie alla rete i tappeti sono sempre meno. Più probabilmente perchè oggi nascondere le bugie non è più necessario. Alla gente non interessa più: la verità non fa audience. Siamo diventati come quelle mogli more che non vogliono vedere il tradimento del marito, a costo di rifare il letto e togliere meccanicamente un capello biondo, guardarlo assenti per poi lasciarlo cadere a terra e continuare i mestieri. Alla stesso modo ci curiamo delle dichiarazioni dei nostri governanti. Ad una scomoda verità, tutti preferiscono ormai confortevoli bugie. La mente, intorpidita dal lungo sonno della ragione, fatica a risvegliarsi, e indulge nel dormiveglia al mattino. Qualcuno però si è alzato all'alba. E corre, e bussa di porta in porta, e cerca di svegliare quante più persone riesce.

Berlusconi ha promesso a più riprese che avrebbe liberato tutta la Campania dalla spazzatura entro il 31 di luglio. Forse anche prima. Io feci un'appello ai campani: chiesi di uscire per strade e campagne, per quella data, e verificare.

Il 31 luglio è passato da un pezzo. La prima regola di un traditore è negare. Negare sempre. Negare comunque. Così il Governo ha sostenuto con immacolato candore che l'obiettivo era stato raggiunto: Napoli è stata ripulita. Del resto, chi potrebbe negarlo? Non gli italiani che leggono giornali e guardano televisioni addomesticati. Non gli stranieri che si attengono ai comunicati stampa. No.. Solo i campani avrebbero potuto farlo.

Nel post di ieri ho chiesto a loro. Ho chiesto a quelli che si svegliano all'alba, che tentano di scuotere la gente dalla catalessi. Ecco il loro contributo, datato 8 agosto 2008.


Ma ce n'è anche un secondo.


I sostenitori del mago illusionista di Arcore diranno che ha mantenuto la parola. A metà. Non facciamo i pignoli. Di spazzatura ne ha tolta solo un pò, accumulandola altrove. Per loro non cambierà niente.
I detrattori, viceversa, non se ne stupiranno. Per loro non avrebbe fatto differenza neppure se la Campania l'avesse ripulita davvero. Anche per loro, quindi, non cambierà niente.

Quando un popolo vive troppo a lungo nel degrado, nella corruzione e nella mistificazione continua, si costruisce dentro quello che non trova più fuori.
Ognuno ha la sua verità, dentro di sé. Quell'altra, quella evidente, non interessa più a nessuno.

Video allegato

Guarda il video L'Alveo della Costituzione

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martedì 12 agosto 2008

Sicurezza: l'emergenza che non c'era.

Gli omicidi in Italia continuano a diminuire. In base ai dati delle fonti ufficiali disponibili elaborati dal Censis, sono passati da 1.042 casi nel 1995 a 818 nel 2000, fino a 663 nel 2006 (-36,4% in 11 anni).

Negli altri paesi europei sono molti di più: 879 casi in Francia, 727 casi in Germania, 901 casi nel Regno Unito. Eppure non mi risulta che loro abbiano l'esercito nelle strade.


Vogliamo fare la classifica delle sole capitali europee? Facciamolo: nel 2006 a Roma si sono contati 30 casi contro i 29 di Parigi, i 33 di Bruxelles, i 35 di Atene, i 46 di Madrid, i 50 di Berlino e i 169 di Londra.

Insomma, per quanto telegiornali e carta stampata ce la mettano tutta per farci apparire come un paese in piena emergenza sicurezza, proprio non riusciamo ad essere primi in niente. Neppure negli omicidi.

No, scusate. In realtà una medaglia d'oro la portiamo a casa: le morti sul lavoro. Nel 2007 sono stati 1.170 i decessi per motivi di lavoro in Italia, che è di gran lunga il Paese europeo dove in questo settore si muore. Se si escludono gli infortuni in itinere o comunque avvenuti in strada, non rilevati in modo omogeneo da tutti i Paesi europei, si contano 918 casi in Italia, 678 in Germania, 662 in Spagna, 593 in Francia (in questo caso il confronto è riferito al 2005).

E siamo ancora sul podio anche per il numero di vittime degli incidenti stradali. Nel 2006 in Italia i decessi sulle strade sono stati 5.669, più che in Paesi anche più popolosi del nostro: Regno Unito (3.297), Francia (4.709) e Germania (5.091). L'Italia è il paese che investe meno nella sicurezza sul lavoro. In compenso La Russa spende trenta milioni di euro per mandare tremila soldati nelle strade, una percentuale irrisoria se paragonata al numero degli agenti: oltre centocinquantamila.

Si muore di più durante le attività ordinarie che non a causa della criminalità o di episodi violenti. I morti sul lavoro sono quasi il doppio degli assassinati, i decessi sulle strade 8 volte di più degli omicidi. Tuttavia, gran parte dell’attenzione pubblica si concentra sulla dimensione della sicurezza. Chiedetevi come mai.

«Gran parte dell’impegno politico degli ultimi mesi è stato assorbito dall’obiettivo di garantire la sicurezza dei cittadini rispetto al rischio di subire crimini violenti», osserva Giuseppe Roma, direttore generale del Censis, commentando i dati. «Tuttavia, se si amplia il concetto di incolumità personale, e si considerano i rischi maggiori di perdere la vita, risalta in maniera evidente la sfasatura tra pericoli reali e interventi concreti per fronteggiarli. Il luogo di lavoro e la strada mancano ancora di presidi efficaci per garantire la piena sicurezza dei cittadini, e spesso si pensa che perdere la vita in un incidente stradale sia una fatalità. I dati degli altri Paesi europei dimostrano che non è così».

Il governo Berlusconi ha speso i primi tre mesi per approvare il Lodo Alfano (che Lodo non è in quanto non frutto di consenso tra le parti), per mandare l'esercito nelle strade dopo aver costruito l'emergenza che non c'era, e per schedare qualche bambino rom suscitando lo scandalo e il veto della comunità europea (per ovvia incostituzionalità), mentre la Spagna e la Svezia approvavano provvedimenti lungimiranti tesi a ridurre la dipendenza dal petrolio.

In cambio, dopo avere contribuito, in maniera bipartizan, a creare artificialmente l'emergenza spazzatura - in maniera da poterci termovalorizzare per bene - , ha finto di risolvere il problema, promettendo che la Campania intera sarebbe stata ripulita entro e non oltre il 31 luglio 2008.

Se c'è qualche campano in ascolto, oggi - martedì 12 agosto - lo pregherei di uscire per le strade e cortesemente riferire.

Video allegati

Il Senatore Rossi sull'emergenza rifiutiL'Alveo della Costituzione

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domenica 10 agosto 2008

Macerata: no alle webcam sul consiglio comunale


Il politico è un'animale il cui orifizio anale si trova immediatamente sotto al naso. Tale caratteristica gli impedisce di separare la comunicazione verbale dalle cagate, ed anzi la sua professionalità è tanto più riconosciuta quanto la commistione tra l'attività escretoria e quella del logos - la parola - è maggiore.



In un consiglio comunale si sfidano tutte le leggi dell'oratoria, del sillogismo e della consecutio temporum. Il buon politico infatti, se vuole farlo come lavoro, deve impedire la comprensione del problema, divagando arbitrariamente allo scopo di confondere. Il politico deve complicare le cose semplici. Altrimenti si correrebbe il rischio di risolverle, e lui dovrebbe andare a casa.

Il Comitato Anna Menghi, credendo nella trasparenza come valore, ha chiesto al consiglio comunale di Macerata l'utilizzo di telecamere. I cittadini avrebbero così potuto seguire la diretta online o, eventualmente, la differita dei lavori. Questo anche in considerazione delle accuse di parzialità mosse all'ufficio stampa. Quello che imbecca i giornali.
La mozione è stata respinta. I motivi sono tra i più disparati, pescati qua e là casualmente, senza alcuna attinenza ai fatti. La verità non è mai importante per un politico. La sua scala dei valori non la contempla neppure in ultima posizione: sull'ultimo piolo si trova infatti il "compromesso". Poi, attraversando tutta una serie di posizioni intermedie che vanno dagli interessi di familiari e conoscenti a quelli del partito, si arriva all'obiettivo primario: il mantenimento del potere.

Così, l'emorragia diarroico-verbale viene aperta da un assessore che dice di non avere preclusioni al riguardo, ma che non ci si può permettere la spesa, ben 20.000€ più IVA. Non fa niente che fosse stato presentato un preventivo da circa duemila euro. Il politico dissociato non sa mettere in collegamento le due cose.

Subito dopo la discussione viene monopolizzata da un coro di solidarietà nei confronti dell'ufficio stampa e del suo capo, bersaglio di una così ignobile accusa. Lo fanno spesso anche in parlamento. Non fa niente che l'oggetto della discussione sia un altro: l'importante è perdere tempo, possibilmente indignandosi, affinchè la seduta giunga al termine senza avere concluso niente.

Una volta finite le esternazioni, qualcuno ha iniziato a dire che sorbirsi quattro ore di diretta del consiglio non è efficace: la comunicazione politica deve essere rapida. Più è rapida, più è efficace. Vuoi mettere un paio di slogan piazzati ad arte piuttosto che un'informazione articolata e completa? Come dice qualcuno: una persona informata è più difficile da prendere per il culo.

Poi, qualcuno si dice perfino d'accordo - non mostrare preclusioni è una frase fatta che va sempre premessa per fare bella figura -, ma nelle dichiarazioni di voto si esprime negativamente. La coerenza non è indispensabile per la carriera politica. E anzi: meglio non metterla nel curriculum del piccolo tirapiedi.

Poi la goccia che fa traboccare il vaso: "Ma quanta gente volete che ci sia ad usare internet?".

I politici sono dinosauri selezionati dalla natura per l'estinzione di massa. Stiamo solo aspettando che dalla rete gli si rovesci addosso un meteorite di tali dimensioni da annientarli tutti nel medesimo istante.

Così, forse, risolveremo anche il problema dei rifiuti, perlomeno quella mole impressionante di cagate che dalle loro bocche ci si rovescia addosso in forma di liquame, inquinando la democrazia.

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Dopo il G8 l'America ci umilia ancora, e peggio.

Al recente G8 lo staff presidenziale USA aveva consegnato una simpatica cartelletta stampa ai giornalisti intervenuti, presentando il nostro Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, come un politico dilettante, eletto solo grazie al controllo che opera sull'informazione.

Bob CostasLo scorso venerdì sera gli states hanno fatto di più, e se possibile ancora peggio. La NBC, durante la cerimonia d'apertura dei Giochi di Pechino, trasmessa durante il prime time, per voce dei suoi due commentatori Bob Costas e Matt Lauer, ha solennemente sbeffeggiato Berlusconi davanti all'america intera, per l'occasione incollata al televisore. Dopo avere seguito le telecamere che inquadravano tutti gli 80 capi di stato, ed avere mantenuto un tono di una formalità ineccepibile, al turno dell'Italia Costas e Lauer sono improvvisamente divenuti faceti, e ridacchiando hanno così commentato: «Il primo ministro italiano Silvio Berlusconi ha rinunciato ad essere qui stasera insieme agli oltre 80 capi di stato. Perché a Pechino fa caldo. Troppo caldo per lui. Matt LauerA 72 anni è troppo anziano per un viaggio del genere. Del resto, è il più ricco magnate italiano dei media ed è anche primo ministro del Paese! Se sei ricco e potente come lui, puoi permetterti di startene a casa a guardare la cerimonia. Comodamente seduto davanti alla tv».
Analogo trattamento per gli atleti italiani. Mentre i profili dei campioni tedeschi, spagnoli, francesi e inglesi veniva passato in rassegna minuziosamente, gli atleti italiani sono stati mostrati solo per pochi secondi, con inquadrature di sfuggita. Un trattamento da paese del terzo mondo.

Lo sapevamo già. Lo sapevamo che l'Italia sta scivolando inesorabilmente verso il terzo mondo, del quale entrerà ufficialmente a fare parte entro il 2050. E non siamo certo noi quelli che devono convincersi che vivono in un paese dove le più elementari regole della separazione tra i poteri vengono barbaramente infrante.

Sì, noi lo sapevamo. Ma la certezza che ora lo sanno anche tutti gli americani, permettetemi di dirlo, mi lascia comunque l'amaro in bocca.


Video allegati


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venerdì 8 agosto 2008

YouTube vs Mediaset, e il senso della rete

La rete è il più grande balzo in avanti che l'umanità ha potuto sperimentare dopo l'invenzione della ruota. La possibilità di condividere, di pensare come una sola mente, darà una sferzata al volano dell'evoluzione. In rete l'ego deve lasciare posto al nos. La libertà deve essere il principio guida. L'arte della moderazione non può essere una riedizione del vecchio principio della censura. Per agevolare il flusso delle informazioni deve venire in supporto la tecnologia, e non la discriminazione ad opera degli interessi di uno. La conoscenza si alimenta con l'incontro delle differenze. L'esclusione elimina per sempre un'alternativa. E ogni alternativa, a priori, potrebbe essere quella giusta.


Personalmente, non cancello mai i commenti, a meno che non siano volgari, oppure offensivi senza che tali offese siano argomentate. Anzi, spesso mi curo più delle critiche che delle lodi, perchè le lodi sono semplici attestati, riconoscimenti. Le critiche sono il futuro, e possono indicarmi la strada. Nel caso di Matteo Flora, mi indicano quella sbagliata.

Matteo, che si è trovato sotto i riflettori dopo che il mio intervento è stato pubblicato sul blog di Beppe Grillo, ha avuto un'occasione più unica che rara, quella di mettersi davanti allo specchio e confrontarsi con le sue idee.
La rete serba memoria. Ed è una memoria indelebile. Non è importante dire tutte cose giuste o qualche cosa sbagliata, purchè ci si mantenga trasparenti, purchè si dia spazio al confronto.

Matteo ha cancellato oltre 750 commenti solo nella giornata di ieri, e ha modificato il suo blog in modo che chiunque arrivasse dal blog di Grillo, o dal mio, venisse inoltrato automaticamente a siti diversi di dubbia attendibilità, oppure gli fosse impedito a priori di commentare. Questo modello di rete non fa per me. Per questo motivo non parlerò più dell'ultimo cavaliere, nella speranza che sia davvero l'ultimo, perchè di altri così non abbiamo bisogno - tra l'altro ha minacciato di farmi chiudere sia il blog che l'account YouTube se non avessi cancellato i commenti poco lusinghieri nei suoi confronti. Cosa che ho fatto e che continuo a fare per il rispetto che si deve alle persone, e non per la minaccia che sortirebbe esattamente l'effetto opposto a quello da lui sperato.

Mediaset si dibatte come un pesce nella rete, - mai metafora fu più azzeccata. I ricavi pubblicitari sono in forte declino, e con questa mossa cerca di inserirsi in un mercato, quello dei contenuti autoprodotti, che entro cinque anni la fagociterà completamente. Lo scopo evidente è quello di raggiungere un accordo e riuscire così a penetrare un mercato di cui non ha che scarsissima conoscenza.

Detto per inciso, dal punto di vista legale Mediaset può vantare a pieno titolo i diritti su intere puntate di "Amici" e del "Grande Fratello" caricate sul tubo. Anzi, se qualcuno toglie quella roba dalla rete fa un favore a tutti. Resta invece in difetto per quanto riguarda lo sfruttamento di filmati made in YouTube.

E' vero infatti che io garantisco lo sfruttamento, non esclusivo, del mio video a YouTube e ai suoi partner o affiliati. Tuttavia, é altrettanto vero che, perché chiunque possa avere il diritto di scaricare un video dal tubo e mostrarlo a suo piacimento, deve avere un accordo preventivo con il tubo stesso. Deve essere un partner o un affiliato. Se Mediaset, o RCS nell'esempio del video scorso, potessero vantare questo accordo, non ci sarebbe nulla da eccepire, e invito chiunque possa dimostrarlo a fornirne le prove. Sarò lieto di avere torto, perchè non è l'ego che conta nella rete, ma la verità.

In mancanza di simile autorizzazione da parte di YouTube, Mediaset e chiunque scarichi un video dal tubo lo fanno senza averne i diritti, e devono quindi chiederli all'autore stesso, con il quale devono raggiungere un accordo di qualche tipo. Funziona così anche in America, non si vede perchè il paese della pizza e del mandolino debba fare diversamente.

Per di più, il tubo vieta contrattualmente qualsiasi utilizzo dei video a fini commerciali. Se i TG possono appellarsi al diritto di informazione, e quindi si potrebbe discutere se possano o meno eludere le clausole contrattuali (è evidente infatti come all'interno del TG5, così come prima e dopo lo stesso, vi siano cospicui spazi pubblicitari), lo stesso non può dirsi per Paperissima.

Paperissima è un evidente contenitore finalizzato allo sfruttamento degli introiti pubblicitari. Di recente ha guadagnato spesso proprio grazie ai contenuti autoprodotti presi da YouTube. Nessuna autorizzazione è concessa per tale sfruttamento dalle clasuole contrattuali che io firmo con il tubo.

E' al vaglio un imponente studio legale sulla questione, che presenterò insieme a un'autorevolissima voce della rete non appena sarà pronto.
Fino ad allora, su questo tema non aggiungerò altro.

Video allegato

Guarda il video 'Un Ruggito Per Youtube'

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lunedì 4 agosto 2008

Un ruggito per YouTube

Mediaset ha denunciato YouTube per 500 milioni di euro. Sostiene di essere stata depredata di oltre 4000 files, e di avere perduto oltre 315.000 giornate di visualizzazione da parte dei suoi telespettatori. Ma sappiamo tutti che se mostrare dei files appartenenti alle televisioni generaliste significa violazione di copyright, lo stesso non può dirsi quando televisioni generaliste mostrano files presi dalla rete. I nostri files.


Molte volte è capitato di accendere il telegiornale e di vedere scoop da prima pagina tratti da YouTube. Contenuti filmati da noi. E non ci risulta di avere mai percepito un solo centesimo. Ma la televisione non è la sola che fa manbassa dei nostri lavori. Anche l'editoria non scherza!

In questi giorni su YouTube sta andando per la maggiore un filmato dell'associazione Born Free che racconta la storia del leone Christian. Allevato in cattività, poi liberato nella savana, reincontra dopo nove mesi di vita selvaggia i suoi addestratori. Lungi dal divorarli in un sol boccone, gli salta addosso in un effluvio di mugolii e coccole. Che cosa carina! Ecco il filmato originale.

Poteva il Corriere della Sera lasciarsi sfuggire l'occasione, servita su un piatto d'argento, di lucrare un po' sulla rete? Io dico di no. E infatti questa mattina, scorrendo le notizie della versione online, mi ha incuriosito un video relativo al tizio che ha decapitato un uomo a bordo di un bus in Canada. Chissà se anche laggiù hanno dichiarato un'emergenza sicurezza in seguito a questo simpatico episodio. Forse avrebbero dovuto.
Tra l'altro è in corso un'epidemia, visto che proprio ieri a Santorini un emulo buontempone ha tagliato la testa alla sua fidanzata e se l'è portata a spasso per le vie del borgo, tra lo stupore generale dei turisti. Una bella vacanza! La notiza riporta il link ad un video, il quale parte solamente dopo interminabili secondi di pubblicità. Tra i video correlati, sul lato destro del player, ecco il nostro simpatico leoncino. Immancabilmente, per visionare la commovente storiella bisogna sorbirsi lo spot dei sughi Barilla. Solo dopo appare il nostro beniamino, sgranato come solo un video preso dal tubo sa essere. Abbiamo visto la stessa cosa, con un pomposo logo Corriere.TV in sovraimpressione, ma soprattutto aggiungendo un penny al salvadanaio di RCS.

Insomma: il TG5 e il Corriere, tanto per fare un paio di esempi, prelevano un filmato da YouTube (che già di per sè non è consentito), lo trasformano in una macchina mangia soldi e nessuno gli dice niente. Ma se tu prendi un pezzetto di una frase di Mentana - che fa cultura e influisce sull'opinione pubblica - e la usi per argomentare una tua tesi - il sale della democrazia -, per fare cultura e influire a tua volta sull'opinione pubblica, sei un delinquente e incorri nel reato di violazione del Copyright. Mi pare tristemente buffo! E' ora di cambiare le cose.

A proposito, per quanti di voi si chiedessero chi avesse svolto questa simpatica inchiesta per conto di Mediaset - loro di rete non ci capiscono una mazza, e si vede -, quella cioè di andarsi a spulciare il web a caccia di 4000 e rotte evidenze, beh questo signore risponde al nome di Matteo Flora. Ha un sito web: LastKnight.Com: l'ultimo cavaliere! E si sente insignito di una crociata per la legalità che lo porta nel post odierno del sul blog a vantarsi della bellezza di un lavoro - quello da lui appena svolto - che va contro Google.

Vi invito a fare un salto sul suo blog, a lasciargli un commento e spiegargli cosa ne pensate, di questa sua crociata. Magari anche soltanto per dirgli: "bravo, continua così!".

Al momento, YouTube e la rete sono l'unica vera alternativa al controllo dei canali di informazione in Italia.
Difenderli è inevitabile, perchè qualsiasi sia la nostra speranza per il futuro, ...non può che passare di qui.


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