La sapete quella dell'inceneritore che inquina quanto un automobile?
Sentite questa: ci sono un francese, un inglese e un italiano.
Il francese, tramite il Consiglio Nazionale degli Ordini dei Medici, avanza una richiesta di moratoria sugli inceneritori.
L'inglese, nel giugno 2008, mediante la Società Britannica di Medicina Ecologica (BSEM) presenta il IV Rapporto sugli effetti dell'incenerimento dei rifiuti sulla salute. Un lavoro molto dettagliato e circostanziato con ben 329 voci bibliografiche.
Come in tutte le barzellette, adesso arriva l'italiano.
L'italiano che fa? Per mano del Governo, nel maggio 2008 pubblica un Piano di intervento operativo sulla salute per l'emergenza rifiuti in Campania, redatto dal Ministero del Welfare, con la collaborazione dell’Istituto Superiore di Sanità, della Regione Campania e dell’Ordine dei Medici di Napoli.
In questo piano afferma che “gli impianti di incenerimento e termovalorizzazione (quale quello che entrerà in funzione ad Acerra) sono costruiti secondo le moderne tecnologie e non rappresentano un rischio aggiuntivo per la salute delle popolazioni residenti nelle aree circostanti. Il loro impatto ambientale è paragonabile a quello conseguente a normali situazioni di traffico urbano”.
La barzelletta é finita. Non ridete?
E certo che non ridete, perchè siete italiani, e c'è poco da ridere!
Invece l'Europa si sbellica. Già, perchè dai documenti ufficiali Europei ( dati dell’ inventario della Commissione Europea, rapporto finale del 31.12.2000, 3° volume, pag 69) risulta che gli impianti di incenerimento in Italia producono 295,5 gr/anno di diossine in tossicità equivalente (TE) di cui 170,6 gr/anno dal solo incenerimento di rifiuti urbani.
E l'inquinamento dal traffico? 5,1 gr/anno. Trenta milioni di autovetture, senza tener conto degli altri autoveicoli, non producono insomma che l'1,1% della diossina che vomitano gli inceneritori.
Per il nostro Governo, però, l'impatto ambientale degli inceneritori è paragonabile a quello conseguente a normali situazioni di traffico urbano.
Tra l'altro, l'inglese ha anche spiegato come si riesce a far sembrare innocui gli impianti. Per esempio, la diossina non viene monitorata adeguatamente e soprattutto non nelle fasi di maggior criticità (accensione e spegnimento). In Italia per gli impianti di incenerimento di rifiuti è previsto il monitoraggio per le diossine da un minimo di 6 ore ad un massimo di 8 per 3 volte all’ anno.
Questo sì, che è un controllo che fa ridere. Fa ridere i polli.
Quelli che abitano vicino agli inceneritori, invece, piangono.
Documenti allegati
Il rapporto francese sugli inceneritoriIl rapporto inglese sugli inceneritori
Il piano italiano di intervento operativo...
L'inventario della Commissione Europea sulla diossina in Europa
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