Macerata: no alle webcam sul consiglio comunale
Il politico è un'animale il cui orifizio anale si trova immediatamente sotto al naso. Tale caratteristica gli impedisce di separare la comunicazione verbale dalle cagate, ed anzi la sua professionalità è tanto più riconosciuta quanto la commistione tra l'attività escretoria e quella del logos - la parola - è maggiore.
In un consiglio comunale si sfidano tutte le leggi dell'oratoria, del sillogismo e della consecutio temporum. Il buon politico infatti, se vuole farlo come lavoro, deve impedire la comprensione del problema, divagando arbitrariamente allo scopo di confondere. Il politico deve complicare le cose semplici. Altrimenti si correrebbe il rischio di risolverle, e lui dovrebbe andare a casa.
Il Comitato Anna Menghi, credendo nella trasparenza come valore, ha chiesto al consiglio comunale di Macerata l'utilizzo di telecamere. I cittadini avrebbero così potuto seguire la diretta online o, eventualmente, la differita dei lavori. Questo anche in considerazione delle accuse di parzialità mosse all'ufficio stampa. Quello che imbecca i giornali.
La mozione è stata respinta. I motivi sono tra i più disparati, pescati qua e là casualmente, senza alcuna attinenza ai fatti. La verità non è mai importante per un politico. La sua scala dei valori non la contempla neppure in ultima posizione: sull'ultimo piolo si trova infatti il "compromesso". Poi, attraversando tutta una serie di posizioni intermedie che vanno dagli interessi di familiari e conoscenti a quelli del partito, si arriva all'obiettivo primario: il mantenimento del potere.
Così, l'emorragia diarroico-verbale viene aperta da un assessore che dice di non avere preclusioni al riguardo, ma che non ci si può permettere la spesa, ben 20.000€ più IVA. Non fa niente che fosse stato presentato un preventivo da circa duemila euro. Il politico dissociato non sa mettere in collegamento le due cose.
Subito dopo la discussione viene monopolizzata da un coro di solidarietà nei confronti dell'ufficio stampa e del suo capo, bersaglio di una così ignobile accusa. Lo fanno spesso anche in parlamento. Non fa niente che l'oggetto della discussione sia un altro: l'importante è perdere tempo, possibilmente indignandosi, affinchè la seduta giunga al termine senza avere concluso niente.
Una volta finite le esternazioni, qualcuno ha iniziato a dire che sorbirsi quattro ore di diretta del consiglio non è efficace: la comunicazione politica deve essere rapida. Più è rapida, più è efficace. Vuoi mettere un paio di slogan piazzati ad arte piuttosto che un'informazione articolata e completa? Come dice qualcuno: una persona informata è più difficile da prendere per il culo.
Poi, qualcuno si dice perfino d'accordo - non mostrare preclusioni è una frase fatta che va sempre premessa per fare bella figura -, ma nelle dichiarazioni di voto si esprime negativamente. La coerenza non è indispensabile per la carriera politica. E anzi: meglio non metterla nel curriculum del piccolo tirapiedi.
Poi la goccia che fa traboccare il vaso: "Ma quanta gente volete che ci sia ad usare internet?".
I politici sono dinosauri selezionati dalla natura per l'estinzione di massa. Stiamo solo aspettando che dalla rete gli si rovesci addosso un meteorite di tali dimensioni da annientarli tutti nel medesimo istante.
Così, forse, risolveremo anche il problema dei rifiuti, perlomeno quella mole impressionante di cagate che dalle loro bocche ci si rovescia addosso in forma di liquame, inquinando la democrazia.
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