le intuizioni ovvie di claudio messora

lunedì 30 giugno 2008

Storie di ordinaria manipolazione

Lunedì 30 giugno 2008. Rai o mediaset, non fa differenza: la scaletta dei telegiornali è dettata da un'unica agenzia di stampa. Proprio come voleva Licio Gelli nel Piano di Rinascita Democratica di Propaganda 2. Arriva il dictat: giustificare Maroni che prende le impronte digitali ai piccoli rom. La strategia di comunicazione è semplice. Prima si mostra Maroni con un modulo in mano, zeppo di impronte già rilevate, mentre con fare tranquillizzante è intento a spiegare come l'operazione in sè e per sè non costituisca alcuna violazione dei diritti umani. Nel servizio che segue, a immediato supporto della tesi precedente, si da notizia dell'arresto di otto rom che obbligavano i figli a rubare nelle case. Diversi telegiornali, stesso identico copione. Bambini rom che rubano nelle case! Che notizia da premio Pulitzer! Era talmente una novità che valeva senz'altro la pena darla, a reti unificate, subito dopo Maroni papà buono che prende le impronte ai bambini rom. Probabilmente gli stessi bambini rom. Non mi interessa se sia giusto o sbagliato schedare un'etnia, voglio mostrarvi come si imbandisce un'informazione e la si serve sul tavolo dell'opinione pubblica. Licio Gelli si frega le mani soddisfatto.

Il TG5, immediatamente dopo, parla dello scandalo delle intercettazioni. Anzi no. Dovrebbe! Invece mostra un Berlusconi in doppio petto blu, circondato da eleganti collaboratori mentre sfoggia uno smagliante sorriso a scimitarra. La stessa con cui decapita l'informazione libera. Mostra anche un Bossi, anche lui papà buono, che insegue il dialogo, ma a patto che quell'irresponsabile di Di Pietro la smetta di essere così irragionevole! E poi mostra un Casini duro, che suggerisce a Veltroni di scaricare l'Italia Dei Valori. Tutti esponenti della stessa fazione anti-Di Pietro. E Di Pietro? Dove sono le sue dichiarazioni? Dov'è il suo doppio petto blu, il suo sorriso smagliante mentre espone le sue ragioni? All'opinione di Di Pietro viene dedicata solo una frase nel finale di servizio, scontornata e priva di incisività. Ma come! Non è questo il bel paese della Par Condicio? Quello dove ci si scandalizza delle dichiarazioni di un giornalista che non può nemmeno essere intervistato se non è presente un membro del regime a demolirlo?
No, questo è il paese dove un Presidente del Consiglio può utilizzare il servizio pubblico per elargire favori e guadagnare consensi per i suoi affari. E' il paese dove i dirigenti che assecondano i desideri del Rais e vengono scoperti, vengono reintegrati dalla magistratura nel loro incarico come se nulla fosse (è di oggi una sentenza che impone alla RAI di rimettere Saccà al suo posto). Ma come? I magistrati non erano tutti rossi mangiabambini? No, evidentemente solo quelli che fanno indagini scomode. E' il paese dove i telegiornali non parlano dei processi del premier, ma si occupano di screditare i suoi contestatori.

Storie di ordinaria manipolazione.

Nel prossimo post vedremo come tutto quello che sta avvenendo corrisponda minuziosamente ad un piano che risale agli anni 70, scrupolosamente messo in atto dal disceplo numero 1816.

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domenica 29 giugno 2008

La muraglia imbottita

cella imbottitaI confini sono linee immaginarie. Nel nostro caso, però, siamo riusciti a renderli alte muraglie imbottite di materassi. Viviamo in una cella per malati di mente, pericolosi per noi stessi e per gli altri. Le nostre urla non trapelano all'esterno, nè riusciamo a sentire la voce di quelli normali, i cittadini delle vere democrazie. Siamo isolati, circondati come siamo dal mare e dalle Alpi. Abbiamo i ripetitori oscurati. La disinformazione filtra lo stupore, l'incredulità e le critiche del resto dell'Europa. Ciechi, sordi, muti e incapaci di reagire!
Lo sanno bene gli italiani che vivono all'estero e quelli (pochi) che viaggiano per lavoro. Lo scorso novembre un collega tedesco mi è venuto a prendere all'aeroporto di Francoforte. Durante il viaggio mi ha chiesto come possiamo mai tollerare una situazione simile. Ho provato a spiegargli che la gente guarda le veline e non si fa domande. Non sono riuscito a mantenere lo sguardo alto. Fratelli d'Italia, l'Italia s'è Mesta.

Lorenzo mi scrive:

Carissimo Byo, vuoi fare conoscere i problemi italiani all' estero? Ci ridono su.. almeno cosi' succede in Germania e in Svizzera. Piu' i problemi sono grossi, e piu' ci ridono su. Ci rido su anche io, e parecchio, ma solo perche' vivo all' estero.
L'estero non aiutera' l'Italia. Aver votato 3 volte Silvio Berlusconi e' una specie di marchio d' infamia, ormai. Le sue TV sono troppe forti e non cambierai mai le idee in testa ai suoi adepti, neanche con i tuoi video che sai apprezzo molto.
Una cosa pero' farebbe bene agli Italiani: vedere COME si vive all' estero. Fai un po' come Michael Moore che fa vedere agli Americani come vivono gli sfottuti Canadesi. Molto meglio, naturalmente, ma gli americani non lo sanno e pensano di vivere nel miglior modo possibile.

Tu, di conseguenza, fai vedere agli Italiani-primi-del-mondo-in-tutto come si vive meglio in Svizzera, Germania, UK, Spagna, Francia, Portogallo, Danimarca, Belgio, Olanda etc. etc.
Fai vedere agli Italiani come con meno tasse e piu' stipendi si viva da Dio(!) in quasi tutte le altre nazioni straniere europee.
Fai vedere come vanno i mezzi pubblici in Svizzera, gli uffici pubblici in Germania, la sanita' in UK, E FALLO DIRE DA PERSONE CHE CI ABITANO.
Altrimenti se ascolti i media mafiosi Italiani, ti diranno che la Francia e' piena di algerini e marocchini, che la Germania affonda sotto i Turchi e la Svizzera sotto i croati. Che sono tutti indebitati fino al collo e che i problemi schifosi che ci sono in Italia ci sono dappertutto. Che il tempo e il cibo fa schifo dappertutto tranne che nel Bel Pese. NON E' VERO!
...e gli italiani MAI si sveglieranno dalla colossale presa per c**o di cui sono vittime da decenni. Fai abbassare un po' la cresta agli italiani che non hanno mai messo piede fuori Italia se non per un w.e. ... e poi vediamo se ancora pensano di essere "COMUNQUE VADA" nel posto piu' bello per vivere.
E quando se ne accorgeranno...allora si muoveranno!



Max Leoncini invece vive a Miami, e mi scrive queste cose.

Ciao Claudio, finalmente ho trovato un po di tempo per scriverti e raccontarti la mia esperienza Miami.
Mi chiamo Max Leoncini ,41 anni nato e vissuto a Savona e vivo in Florida da 6 anni.

Si, io ho scritto che gli americani rimangono increduli quando racconto di quello che succede in italia, la stragrande maggioranza qui non vede l'ora che Bush se ne vada , e' considerato il peggior presidente della storia degli Stati Uniti anche peggio di Nixon ( almeno lui si dimise), ma se comincio a parlare di Berlusconi e della mafia nel governo immediatamente capiscono che potrebbe anche esserci di peggio, lo dice anche Travaglio, in nessun altro paese un politico di fronte a un sospetto di scandalo, collusione con la mafia, ecc. rimarrebe al suo posto senza autodimettersi. Ecco questa e' la grande differenza che fa del nostro paese un caso unico al mondo.
Ho vissuto in Venezuela anni fa dove scandali e accuse di truffe ai danni dello stato erano all'ordine del giorno da parte di politici, ma da mani pulite ad oggi quello che abbiamo visto noi e' stato ed e' molto peggio.
Forse esagero ma io dico neppure nella sudamerica degli anni '70, i fatti del G8 di genova ne sono un esempio.

Nonostante tutto, quello che mi fa piacere e' che noi italiani godiamo del massimo rispetto negli Stati Uniti, non perche ritengo importante l'opinione degli americani verso di noi , ma perche' comunque vedo che coloro che per scelta o per forza hanno lasciato l'Italia negli ultimi 50 anni hanno dato un immagine e un'idea di gente onesta, lavoratrice e imprenditrice. Possiamo tranquillamente dire che siamo stati la migliore pubblicita' all'estero del nostro paese a parte la nostra cultura e arte.
Io non frequento molti italiani qui a Miami, se devo essere sincero non e' che ci sia il meglio rappresentato in questa citta'.

[...]Quando scopri la verita' non puoi piu' tornare indietro.


Appello
Italiani che vivete all'estero: mandate foto, filmati, testimonianze. Raccontateci come si vive, cosa si pensa. Accendete un ripetitore che possa trasmettere al di là della muraglia imbottita. Postate i vostri contributi su YouTube e su Flickr con TAG SAVEITALIANS.


Nel frattempo, cominciamo ad organizzarci.
Bisogna calare su Roma, l'8 e il 25 di luglio.
Io ci sarò.

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giovedì 26 giugno 2008

L'uomo interconnesso

Internet non cambierà il mondo. L'ha già cambiato!

Inarrestabile e pervasivo, l'avvento della rete è stato soprattutto fulmineo. Una pandemia ancora priva di vaccino.
In soli 15 anni decine di milioni di italiani hanno avuto accesso a notizie, musica, video. Ma soprattutto alla loro condivisione.

Guarda il video su YouTube

Il potere si deve evolvere. Ha sempre avuto nella non-informazione la sua più grande alleata. Fino a pochi anni fa bastava che il telegiornale non dicesse. Da oggi è costretto a smentire, minimizzare. Da oggi è costretto a fare disinformazione. Deve screditare. Tutto si gioca sulla credibilità. Nella rete è difficile mentire. Per essere autorevoli si deve essere ineccepibili. Trasparenti. Tutto deve essere documentato. Accessibile. Opere, intenzioni, perfino il reddito. Tutto deve poter essere monitorato in tempo reale. Intercettabile. In un mondo di sotterfugi, le gente vuole potersi fidare.

Chi vuole assumersi una responsabilità sociale deve essere disposto a vivere sotto un metal detector. Se è mosso da passione autentica, se crede in quello che dice, non avrà difficoltà perchè non avrà nulla da temere. Le intercettazioni non devono essere ordinate dai magistrati, devono essere pubblicate dagli stessi protagonisti. Le conversazioni telefoniche nell'ambito dell'esercizio della carica pubblica devono essere trasmesse in streaming 24 ore su 24. Disponibili in download. Un politico che chiama un dirigente RAI non ha diritto alla privacy, perchè rappresenta un ruolo istituzionale. Le sue parole avranno influsso sul destino della collettività. Ha di fatto un telefonino aziendale, pagato dal più grosso imprenditore che sia mai esistito: il popolo. Strategie segrete, connivenze, alleanze strumentali: nulla è più giustificabile. Tutto deve essere finalizzato al bene comune, passando dalla dichiarazione di intenti all'azione attraverso una linea retta. Niente manovre, niente compromessi finalizzati all'acquisizione e al mantenimento del potere. Giochetti superati. L'Homo Sapiens Sapiens si è evoluto. E' nato l'Homo Coniunctus, l'uomo interconnesso.

Un centro di monitoraggio lo segue. Se riporta informazioni incongruenti, l'Uomo Interconnesso è chiamato a risponderne. In mancanza di spiegazioni attendibili, perde i suoi privilegi. Viene sostituito. La selezione naturale applicata all'etica. Il modo di fare politica ne uscirà stravolto. Il candidato risponderà alla gente, e non al suo partito. Se non lo farà, il suo mandato verrà ritirato. La maggioranza dei mestieranti della chiacchiera dovrà cambiare lavoro. Avremo un Ministro della Sanità che fa gli interessi dei malati, e non di chi brevetta i farmaci. Un Guardasigilli che migliora la macchina giudiziaria e assicura la legalità, invece di paralizzarla. Avremo un Presidente del Consiglio che risponde esclusivamente agli interessi del paese, e non ai suoi. Fa quello che gli chiedono i suoi concittadini. Con le priorità da loro assegnate.

Non è vero che non si può cambiare il mondo. Lo stiamo già facendo.

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martedì 24 giugno 2008

Gladiatori a Palazzo di Giustizia

Mediolanum. Un tardo pomeriggio estivo. Sotto alle mura del palazzo. In lontananza, in cima alla monumentale scalinata, un gruppo di guardie del re osserva pigramente la scena. Sembrano leoni nell'afa di una pianura africana. La gente si affolla dinnanzi a un capannello di cittadini con i vessilli in mano. L'atmosfera è quella immota che precede il temporale. C'è un senso come di attesa. Hanno vagato per mesi, dopo la disfatta del loro esercito. Hanno visto i loro amici cadere sul campo, hanno ancora negli occhi una domanda senza risposta. Il loro re ha firmato la resa. Pacatamente. Serenamente. Loro no!


C'è un uomo tra loro. Sembra portare nel cuore il peso più grande. Non piange la perdita della sua casa, o della sua famiglia, no. Esterrafatto, assiste alla profanazione del tempio. Vede l'invasore vilipendere i valori con i quali è stato cresciuto, saccheggiare la propria terra, schernire gli dei, bestemmiare sui testi sacri. La canicola estiva imperla la sua fronte. Ha chiamato a se i suoi vecchi amici, e ora loro sono lì. Attendono. Sotto il sole. Per quanto grande sia il dolore, più grande è l'orgoglio del nome che porta. Un lampo di fierezza gli illumina il volto, e allora si erge, posando lo sguardo silenzioso suoi suoi compagni, uno ad uno. E inizia a chiamarli.
Dall'alto di quelle mura, sessant'anni di storia della Costituzione li guardano. Un imperativo morale che non si può tradire. Così, ecco i testimoni dei fratelli caduti rivendicarne l'eroismo, impugnare l'elsa delle spade inerti ed iniziare a brandirle, perchè nessun sacrificio fosse stato vano. E ancora, ecco strateghi ed esperti delineare il profilo del nemico, individuarne il tallone d'Achille, suggerire strategie e stendere piani d'azione. E poi gli oracoli, i profeti, i guerrieri. Eccoli prendere la parola a turno, brandire le mazze, lanciare urla di guerra, incitare e spronare gli astanti. Qualcosa è inziato. Una scintilla mai sopita, forse creduta spenta, tuttavia costantemente protetta e conservata come atto di fede prende improvvisamente a brillare. E' pronta per incendiare gli animi.

L'uomo, lo sguardo di pietra incastonato tra lineamenti rocciosi, alza una mano e prende a parlare. Sono parole che nascono incerte, forse incredule, ma che diventano via via più corpose con l'avvicendarsi dei pensieri. E sono pensieri arditi, immagini potenti. Nascono dall'abisso dove era sprofondato il cuore e si fanno più spaventose e prolifiche con l'emergere di una nuova consapevolezza. La voce sprofonda e tuona cavernosa, arricchendosi di sonorità ancestrali cui fanno eco le lance sbattute a terra, in sintonia con il ritmico cadenzare dell'inconscio tribale.

Ora gli uomini e le donne respirano all'unisono, e sono divorati dalla stesso desiderio, ma non è vendetta quella che vogliono. E' solamente giustizia.

E la avranno. Se continueranno a credere.

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domenica 22 giugno 2008

Un solo, grande abbraccio.

In principio, Satana non esisteva. Non ve ne è traccia nell'antico testamento. Ma nessun re governa senza un nemico da combattere, poichè nessun governo è necessario dove regnano armonia e rispetto. Così, per rendere l'ubbidienza un'esigenza interiore, fu istituito lo stato d'emergenza. La Chiesa inventò il diavolo, poi chiese di scegliere: le fiamme dell'inferno o la pace eterna? Una non scelta. Ciò che era unito fu così diviso, spezzandolo in due principi opposti, tra i quali si formò un flusso naturale verso il principio più rassicurante.
Il controllo delle masse avviene mediante la paura. La paura induce prima il sospetto e poi l'odio. Chi ha paura non mette in discussione niente. Non pone ma e non pone se. Chiede solo protezione.

La paura

E protezione chiesero gli americani dopo l'11 settembre. Fu messo loro addosso un terrore tale che il potere ebbe la strada aperta verso qualsiasi atto di guerra fosse da ritenersi inevitabile. A qualsiasi fine. L'11 settembre il mondo reinventò il diavolo. Un omino con la barbetta addestrato dalla CIA. Con il diavolo vengono gratis i demoni. L'occidente li chiama musulmani, spietati terroristi. Il medioriente li chiama infedeli invasori.. noi. E mentre miliardi di individui perdono tempo a odiarsi, i governi vengono eletti per rassicurarli. E fanno affari. Il loro potere aumenta a dismisura. Speculazioni inaudite passano sotto silenzio. La nuova divinità, il petrolio, comanda continui sacrifici umani. I nuovi Aztechi ordinano esecuzioni in massa per soddisfarli. Il popolo viene tenuto in stato di coma neurovegetativo. Gli si da il minimo indispensabile per mantenerlo in vita. Il resto serve per l'ape regina.

L'ape regina crea dal nulla il valore delle cose. Prende carta straccia, ci scrive sopra 50, 100, 500 e la presta ai governi perchè possano indebitare i loro popoli. Sempre più poveri. Sempre più spaventati. Poi l'ape regina comanda i governanti affinchè raccolgano le messi.
I governanti sono i dipendenti dei poteri forti. Sono gli esecutori incaricati di mettere in atto le strategie dei gruppi bancari e dei petrolieri. Governano seminando il panico, dividendo il popolo. Inventando un nemico.
Così, Berlusconi lancia sul mercato il diavolo 2.0, e lo chiama comunista. La folla spaventata ne ha paura, e lo vota per evitare il pericolo. Viceversa, a sinistra eleggono un diavolo ancor più terrificante, con tanto di zoccoli caprini, corna e capelli finti. Lo chiamano Berlusconi. Un'altra folla, ancor più spaventata, reagisce con fiotti di saliva. Pavlov l'aveva capito.

Le api operaie litigano furiosamente, chi dandosi del comunista, chi del fascista. La guerra civile viene dosata con sapienza, pacatamente, spegnendola quando rischia di divampare, alimentandola quando sembra languire. Quando le api operaie iniziano a farsi troppe domande e serve un diversivo, viene creato l'altro, un sottodemone da odiare per convogliare la frustrazione su un falso obiettivo.

Ma la verità... La verità è che non c'è nessuna destra e nessuna sinistra. Non esistono i fascisti, e neppure i comunisti. E non c'è nessuno scontro di civiltà in atto.
Tutto invece ci accomuna: abbiamo la stessa sete di giustizia, lo stesso desiderio di avere un minimo di benessere, lo stesso grande amore per la vita e per il bello. Ciò che ci divide non è niente che non si possa chiarire davanti ad una buona bottiglia di vino...

C'è un solo modo per sconfiggere l'oligarchia che governa nell'ombra: bisogna cessare immediatamente ogni ostilità reciproca, gettare le armi e riconoscersi in un solo, grande abbraccio.

Così inizieremo noi a mettere paura. A loro.


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sabato 21 giugno 2008

Reactions: cyberpippaioli e technotroiette

Non potevano mancare le reazioni a caldo al post la fine della pubblicità. La lingua batte dove il dente duole. Ecco dunque una lettera di un esponente della categoria.

Alcune mie osservazioni in calce.

Ciao Claudio,
  sono uno di quelli che tu chiami professionisti della menzogna. Uno di quelli che non produce nulla per la società e che passa le giornate a scervellarsi per trovare una nuova idea per fregare il prossimo. Insomma detta in una parola sola, parola che, a sentire le tue affermazioni, suona come un insulto: sono un pubblicitario.

  Naturalmente se mi ritrovassi nella tua descrizione non avrei nemmeno il coraggio di guardarmi allo specchio. Invece lo faccio ogni giorno, e se qualche mattina salto è solo perché altrimenti passerei ore a contare i capelli bianchi che stanno sopraggiungendo.

  Questa lettera non mira a farti cambiare idea, anche perché parte del tuo pensiero lo condivido, ma solo a farti capire che il tuo discorso è un po’ troppo generalista. Smitizziamo il pubblicitario.

  Come già ti ho detto sul tuo canale Youtube (questa lettera serve anche per non infestartelo con commenti da max 500 caratteri), secondo me tu hai un’idea della pubblicità un po’ troppo cinematografica.
  Prima di tutto al creativo non importa nulla del prodotto. Non ha interessi a incrementare le vendite, tanto sa che i clienti hanno cicli di vita brevi. Spesso le agenzie cambiano con i direttori marketing delle aziende che si portano dietro la loro agenzia di fiducia. Quindi, anche se il prodotto vende e cambia il direttore marketing (sapessi quante teste cadono e con che frequenza) e questo vuole un’altra agenzia, non c’è contratto che tenga. Al creativo interessa fare una bella campagna, per vincere un premio, per fare portfolio, per fare lo sborone in uno dei tanti aperitivi in cui ci si misura a suon di CV (io diserto sempre).

  Il 90% delle volte le campagne belle vengono cassate dal cliente, che preferisce sentire ripetuto almeno tre volte il nome del prodotto, che preferisce avere un testimonial esclusivo, e che vuole far vedere il prodotto almeno per tre quarti dello spot. Quindi il creativo deve decidere se combattere contro il mulino a vento o portare a casa la pagnotta.
  Questo è quello che ammazza la creatività italiana. Ogni anno a Cannes c’è il festival della pubblicità (subito dopo quello del cinema) e gli italiani tornano sempre a casa con buoni propositi e mani vuote, a meno che non abbiano presentato qualche creatività finta (mai uscita o pubblicata magari una sola volta su un giornale a tiratura 3).
  Quindi giusto per ripulire un po’ la figura del creativo voglio sottolineare che se fosse per lui in tv e sulla stampa vedresti solo spot mozzafiato e di un’originalità mai vista (qui esagero un po’;o)), se ci fosse una bionda pettoruta sarebbe giustificata e non gratuita.
  Tu proponi quello che da sempre è la pubblicità più efficace: il passaparola. Il problema è che il passaparola non ha lo stesso impatto uno a molti che ha uno spot Tv o una campagna stampa sul corriere. Le aziende non possono permettersi di attendere che la voce si diffonda…

  Ti faccio un paragone con un mondo che conosciamo bene tutti e due: youtube.
  Supponiamo che il numero di iscritti equivalga al numero di prodotti venduti. Tu hai realizzato un sacco di video, interessanti, ben fatti, meritevoli. Video che purtroppo non hanno la visibilità che meriterebbero. Hai un buon numero di iscritti al tuo canale. Persone conquistate, nella maggior parte dei casi, con il passaparola (io sono arrivato a te così x ES). Ma ci sono un sacco di utenti che non riesci e non riuscirai mai a raggiungere. Non perché non sono interessati al genere dei tuoi video, ma perché seguono canali che sono fuori dalla tua cerchia.
  Cosa ti servirebbe per arrivare anche a loro? Semplice: ti basterebbe un giorno in home page (che rappresenta lo spot in TV). La tua visibilità sarebbe tale da raggiungere centinaia di migliaia di persone in un solo giorno. Faresti un sacco di iscritti che poi ti serviranno per raggiungere altri iscritti (i tuoi video avrebbero maggiori visioni e finirebbero sempre in classifica). E’ chiaro che se tu fossi una bella gnocca, il numero dei tuoi iscritti sarebbe triplicato da una ipotetica pubblicazione in homepage. Questo perché vale sempre la legge del pelo e dei buoi ;o).
  Quindi, il passaparola funziona ma nel lunghissimo termine. Probabilmente ti stuferesti di avere poche visioni, non investiresti più di tanto sulle tue produzioni, e abbandoneresti il tuo canale di Youtube (questo almeno è quello che sto pensando di fare io). Il passaparola poi ha anche un effetto collaterale che va ricercato nella poca onestà delle persone. Continuando il paragone con YT: sono quei personaggi che ti martellano di mail per proporti video o canali che poi quando li vai a vedere ti accorgi che fanno schifo… ma poi scopri che l’impegno per la diffusione ha fruttato al mittente una sottoscrizione. Quindi scatta il giochetto del subxsub o del sharexsub….

  Questo è il punto su cui cercavo di fare leva. Il problema secondo me non sta tanto nella pubblicità ma nella società. Il problema è il target. È la gente che vuole la bionda che sculetta, perché il pubblicitario dovrebbe negargliela?
  La pubblicità non deve essere e non è istruttiva in senso allargato. Deve essere intrattenimento e servire a vendere un prodotto (spiegandone i plus). Punto. Per questo la pubblicità propone quello che la gente vuole. Se non lo facesse non sortirebbe effetti.

  Tornando a Youtube. Ci sono un sacco di video insulsi che sono finiti in home page ma che non hanno fruttato iscrizioni ai canali… questo perché se la gente non vede quello che gli piace o che si aspetta di vedere, non si riconosce nel prodotto e non lo sceglie.
Io gestisco un sito di intrattenimento (posso fare spam?!?;o)), in sostanza seleziono in rete contenuti che ritengo divertenti e li pubblico nel mio sito [Ndr = il link l'ho aggiunto io]. Molto spesso però divento anche produttore di contenuti… video/games/immagini, insomma cazzate. Bene, io ho lanciato il sito a fine dicembre e ho già un bel numero di iscritti… però spesso vado su alexa per vedere un po’ come sono messo con le visite rispetto ai miei concorrenti. Be’, non ci crederai, ma i siti che, oltre al divertimento, propongono anche contenuti sexy fanno un bel po’ più di visite di me ;o).
  Io mi do da fare e mi scervello per creare la cazzata di turno, che viene apprezzata… la gente si è iscritta al mio sito per scaricare il giochino che permetteva di picchiare berluska e veltroni… però il numero di iscritti era inferiore rispetto a quello ottenuto quando ho pubblicato la ballerina di Lap dance che alla fine finiva per terra! La gente cerca il sesso. Vuole vedere la tettona. La velina che accavalla le gambe. L’oca di turno che fa intravedere i peli mentre simula il surf in una trasmissione che va in onda la domenica pomeriggio. E’ questo il problema. La gente cerca ciò che è abituata a vedere. Se in TV non ci fosse tanta abbondanza di tette e culi senza cervelli, se le veline tornassero sui pattini e la piantassero di fare balletti saffici, se… se… se… insomma lo sai meglio di me…
  Questo è il problema: la tv che dovrebbe svolgere anche un ruolo formativo, ha creato dei cyber pippaioli e delle technotroiette che pensano solo alla fama e ai soldi, naturalmente circondati da sesso, e perché no, droga. Se il terreno non è buono la pianta non dà buoni frutti.
Forse sto andando fuori tema… Oops.

  In sostanza non si può pensare a un mondo senza pubblicità. Si può però immaginare una pubblicità migliore, ricca di contenuti e di originalità. Però secondo me prima c’è un passo fondamentale da compiere: ri-educare la società, cambiare i modelli proposti sostituendo le tette con neuroni e bicipiti con testicoli (nel senso di attributi).

  Non voglio fare del pubblicitario un martire, ma farti capire che come in tutti i settori esistono quelli corrotti, quelli che se ne fregano di fregarti e quelli onesti che credono nel loro lavoro, che anche se non producono nulla contribuiscono in qualche modo a smuovere l’economia… (lo so qui mi bastonerai).

  Insomma come c’è il macellaio che ti rifila la carne piena di grasso, c’è il pubblicitario che ti rifila lo spot pieno di allusioni. In pubblicità c’è un gran giurì che dovrebbe vegliare sugli spot… ma anche qui la burocrazia è talmente lenta che quando viene approvata la sospensione dello spot, questo ha già terminato la sua programmazione.
  Il mondo dei pubblicitari è uno dei più sfruttati, sottopagati. Il fatto che sia una professione molto ambita fa sentire in diritto le agenzie di proporre contratti vergognosi o stage a tempo indeterminato… i giovani che vogliono entrare sono costretti a orari improponibili e non possono nemmeno rivolgersi al sindacato perché per la categoria non esiste!

  Quindi per concludere, non ti chiedo di cambiare opinione sulla pubblicità ma almeno di non sparare a zero sui pubblicitari ;o).

  Con sincera ammirazione per quello che fai.
  Ciao.
  T.S.




Note di Byoblu:
Faccio a mia volta qualche osservazione.
  • In merito al numero di iscritti che si possono raggiungere con una giornata sull'homePage di YouTube,

    Il canale YouTube VideoMartaTorino ha beneficiato non solo di una lunga permanenza sulla prima pagina di YouTube, ma di numerosi passaggi sulle televisioni tra cui il TG3 e perfino il TG1 delle venti. Ciononostante vanta un numero di iscritti attualmente pari a 1068, contro i 464 di oggi del canale Byoblu, che non ha beneficiato di un solo minuto di spot. Se il tuo ragionamento fosse interamente trasportabile dal mondo dei media tradizionali ad internet, mi sarei aspettato una sproporzione esagerata tra i due valori. Invece VideoMarta ha solo il doppio degli utenti iscritti. internet stravolge le regole.

  • In merito al passaparola
    Io non propongo un semplice passaparola. Io propongo di utilizzare internet per quelle che sono le sue potenzialità. Per migliorare il futuro. Ci sono già esperimenti riusciti in tal senso. Esistono portali dove la gente recensisce i prodotti acquistati e utilizzati, e fa una lista di pregi e difetti. Quando qualcuno vuole acquistare un prodotto, va sul portale e vede cosa ne hanno scritto altre persone. In base a quello decide. Più voti positivi significano più visibilità per quel prodotto. Ma significano anche un un prodotto migliore, perchè i voti si danno in base al comportamento sul campo del prodotto in questione, e non sulle migliori fantasie ideate dai creativi più in gamba. Questo sposta la questione della promozione dal chi paga più soldi per le agenzie di pubblicità più estrose al chi fa le cose fatte bene. Significa che un'azienda deve condurre la sua battaglia sulla qualità, non sull'apparenza. I creativi potranno convertire le loro capacità visionarie veicolandole su nuovi obiettivi. Il mondo sta cambiando. La priorità deve essere quella di creare una società migliore, non quella di salvaguardare i baluardi di un sistema che sta dimostrando tutta la sua insostenibilità (vedi questione subprime, mutui, ecc.). Internet cambierà il mondo.

  • Non ce l'ho con i creativi
    Sono come gli avvocati, come i costruttori che non costruiscono niente se non elargiscono mazzette, come i registi di soap o gli autori occulti dei reality show, come gli stilisti che fanno a gara tra di loro per i modelli più bizzarri, e non si occupano di vestire le donne reali, le nostre donne. Voglio che ogni categoria si senta chiamata in causa, che le persone oneste e che hanno ancora un senso dell'etica protestino e creino uno zoccolo duro di pericolosi eversivi che si differenziano, che trovano strade alternative. Vorrei che un testimonial, prima di accettare lauti compensi, si chiedesse se è giusto sponsorizzare un prodotto, se lo farebbe acquistare a sua nonna. Siamo tutti stanchi. Tutti i sistemi sociali si lamentano in maniera trasversale, eppure tutti puntano il dito sulle altre categorie, asserendo che non dipende da loro. E in un certo senso è vero. Dipende da tutti. Per quasto io chiedo a tutti di convertire l'obiettivo principale da compiacere il sistema a riformarlo.

    Sistema 2.0. Oserei dire 'si può fare', se recentemente Veltroni non avesse bruciato per lungo tempo a venire tale locuzione, conferendole un sinistro significato di porta sfiga.

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venerdì 20 giugno 2008

Riavviamo The Matrix!

Pensate ad uno spot della RAI. Avete presente Rai. Di tutto, di più?. Ecco. Ora immaginate che ne esca uno nuovo, nel quale vengano mostrate immagini tratte del regime birmano, il Myanmar. Nello spot si vede una carrellata dei comandanti militari alla guida del paese. Poi, qualche scena delle violente repressioni sui monaci buddisti, girate con i cellulari per via della censura. Poche immagini, e poi uno slogan:

"Per fortuna la RAI è italiana. Noi le cose ve le mostriamo."

Tirate un sospiro di sollievo. Una doppia fortuna! Innanzitutto quella di non essere un monaco buddista, e poi quella di vivere in Italia, dove per fortuna l'informaziona è libera.


Guarda il video su YouTube


Fermi! E' in arrivo una doccia gelata. Tutto quello che non vi dicono è vero. Per esempio che in Europa, ci sono televisioni di stato che girano i loro spot così:

"Silvio Berlusconi controlla il 90% dei canali televisivi nazionali in Italia.
Nel 2001 è divenuto Primo Ministro dopo una massiccia campagna elettorale. Subito dopo ha dichiarato che si sarebbe impegnato a vendere uno dei suoi canali. Invece, ha modificato la legge.

Televisione svedese. Televisione libera.
"

In Svezia, l'equivalente di Rai. Di tutto, di più.

Ho sempre creduto di vivere in un paese libero. Ho sempre pensato all'Italia come uno dei paesi più democratici in assoluto. Ora sono confuso, e non sono più sicuro di niente.

Gli italiani vivono in una realtà virtuale appositamente programmata. Stacchiamo lo spinotto e guardiamo il vero volto del nostro paese.

Riavviamo The Matrix!

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giovedì 19 giugno 2008

Impulso #1. Il grande giornale della rete

Innanzitutto vi ringrazio.


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Questo spazio è cresciuto tantissimo, sia in termini di frequentatori che di qualità del pensiero espresso. Lentamente stiamo raggiungendo un livello di comunicazione superiore. Ci sono perfino professori che mi scrivono da Lima, perchè mostrano alcuni di questi contributi alle loro classi. Lo stesso fanno alcuni professori italiani.
E' la dimostrazione che la rete c'è. E' la prova che insieme si può fare molto.
Continuo a produrre uno sforzo immenso ed estenuante nel costante tentativo di conciliare le esigenze del videoblog, che richiede contenuti di buona qualità ad un ritmo costante, con i miei limiti di uomo. Per quanto si possano rubare ore di sonno al proprio corpo, e occasioni per stare insieme alla propria famiglia, esiste un limite invalicabile che da soli non si può superare.

Tuttavia le vostre richieste continuano ad aumentare. Ci sono mille questioni da affrontare. Mille risposte da cercare e da pubblicare. I tempi sono maturi per tentare il salto di qualità e coinvolgere un pubblico sempre maggiore in un momento storico fondamentale per il futuro che sta prendendo forma.
Viviamo in un'epoca straordinaria. Dopo milioni di anni di evoluzione, per la prima volta ci è data l'occasione di oltrepassare i nostri confini individuali e iniziare a ragionare collettivamente. Le informazioni passano di coscienza in coscienza alla velocità del pensiero. Senza intermediari. Le soluzioni vanno delineandosi grazie alla grande mente distribuita. Un giorno saremo ricordati come i pionieri, quelli che hanno dato inizio alla trasformazione, che non hanno ceduto di fronte agli inevitabili tentativi di strumentalizzazione, e che hanno consegnato alla storia un luogo dove alle idee è consentito volare come il polline a primavera, trasportando il loro contenuto fertile di mente in mente.

Ora c'è bisogno di voi. Io più di così non posso. Dobbiamo comunicare con i nostri fratelli oltre confine. Dobbiamo guadagnare metri in questa corsa contro la cattiva informazione. Servono nostri connazionali che vivono all'estero, e so che ce ne sono tanti. Qualcuno che abbia completa padronanza della cultura locale, magari uno per ogni lingua, con la voglia di tradurre i contenuti del blog, i testi dei video. Così lanceremo un messaggio in bottiglia che navigherà in acque internazionali.

Serve che chiunque abbia a cuore i temi a noi tanto cari imbracci il mouse e inizi a compiere indagini sul luogo del delitto, la rete, a caccia di indizi, prove, testimonianze. Serve che i singoli nodi della rete, io, tu, voi, si organizzino facendo confluire informazioni strutturate, facili da sintetizzare in un video. Un video che sia espressione dell'intelligenza collettiva, voce del giornalismo distribuito. Serve che ognunuo scriva una parola del prossimo intervento, che più persone si organizzino in frasi, e che tutti insieme scrivano una storia. Una storia con mani, braccia, piedi per andare di porta in porta, a bussare, raccontare, informare.

Il grande giornale della rete.

E quando il grande giornale della rete pubblicherà, all'unisono, notizie orfane di editore, sarà un muro di informazioni che si abbatterà compatto sulle fragili scogliere omertose, indebolendole indefinitamente.

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martedì 17 giugno 2008

I partigiani della libera informazione

I topi e il pifferaio magico


Il nuovo partigiano non imbraccia fucili: gira armato di notebook e WI-FI. Il nuovo partigiano non si nasconde nelle cantine, e anzi non si nasconde per niente! Il nuovo partigiano non ascolta una radio su frequenze clandestine, ma apre un blog e commenta i video dei suoi fratelli in rete. Il nuovo partigiano non ha frontiere da difendere, perchè finalmente è chiaro che non ci sono nemici da respingere, tranne uno: l'informazione. Controllata. Asservita. Vilipesa. Strumentalizzata.
Non esiste nessuno scontro di civiltà. Esistono brave persone indotte a credere di dover compiere una scelta tra il bene e il male. Esistono soldati che muoiono per difendere gli interessi di altri, credendo di fare i propri. Esistono contrabbandieri di idee, pifferai magici che incantano orde di topi disinformate, e se ne liberano scagliandole le une contro le altre.
Il nuovo partigiano lo sa. Sa che l'ultima e la più importante delle guerre da combattere sarà quella per la libertà e la condivisione delle informazioni. E allora il nuovo partigiano, questo uomo, si fa nodo della rete, si fa strumento nelle mani della mente collettiva. Si fa egli stesso neurone e sinapsi per collegare altri nodi e condividere la memoria. Il nuovo partigiano è uno spacciatore di conoscenza, una sveglia che attiva le coscienze e desta i topi dall'incantesimo. E i topi svegli sono tanti, molti di più del pifferaio.

Del resto, è risaputo che i topi, alla fine, erediteranno il mondo.

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domenica 15 giugno 2008

Il gene della morte.

Mia nonna aveva un colapasta. Mia madre aveva un colapasta. Io sto ancora utilizzando lo stesso colapasta di mia madre e di mia nonna. E' di acciaio. Quando lo tieni in mano hai una piacevole sensazione di pesantezza. E' robusto. Mia madre ha avuto una battitappeto, la stessa per tantissimi anni. Era della Hoover. Io in quattro anni ho dovuto cambiare tre o quattro aspirapolvere. Sempre della Hoover.
Oggi esiste un solo comandamento, e non è costruire, ma distruggere. Gli oggetti sottostanno ad una obsolescenza pianificata. Hanno il gene della morte.


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Solo così è garantito che il consumatore continui ad essere tale. In alcune comunità non esiste questa schizofrenia dialettica: produttore e consumatore coincidono. Si rompe una sedia? Papà va nel capanno degli attrezzi: quattro viti, un paio di chiodi e torna su con una sedia nuova. E non esiste nessuna lista nozze. Gli sposi iniziano mesi prima a costruirsi le cose: scodelle, posate, mobili. Di legno. Quando si rompono, i pezzi si possono riassemblare diversamente. Oppure si bruciano nel camino e si genera calore.
Noi, invece, caliamo nei centri commerciali come stormi di cavallette. Il novanta percento di quello che paghiamo è destinato a veline, calciatori, personaggi dello spettacolo... Gente che già sta bene di suo. Per bere un litro di acqua dobbiamo pagarne altri nove! La pubblicità è l'arsenale di armi con il quale famelici cacciatori aziendali, gli uomini del marketing, vanno a caccia di prede nella savana dei consumatori. Include soprattutto armi non convenzionali, escluse da qualsiasi trattato. Una zona franca dell'etica.
Non siamo neppure i veri destinatari delle cose: noi le deportiamo e basta. Nelle discariche. Non siamo che intermediari tra le aziende e gli inceneritori. Siamo i netturbini delle catene di montaggio. Lo scopo di una fabbrica non è fabbricare cose utili, ma fabbricare. Sempre. Comunque. E per non saturare il mercato, le cose devono rompersi in fretta. Un canone di noleggio travestito da prezzo di vendita. Così, nell'ecosistema aziendale, gli acquirenti sono quelli che devono liberare i magazzini. Il prodotto, una volta venduto, non ha più valore. Anzi, il contratto di garanzia è un fastidio. Provate a portare un telefonino al centro assistenza. Le aziende ci affidano il loro pattume. Per smaltirlo. A nostre spese! Una donna delle pulizie almeno si fa pagare. La tarsu dovrebbe attribuirsela l'imprenditore che progetta beni a termine, deperibili. E' lui che immette nell'ambiente montagne di spazzatura ad orologeria.
Il mondo si sta trasformando in una immensa discarica. Non resterà che una sola cosa da fare: incenerirlo.


La storia delle cose. (terza parte)
Guarda tutte e tre le parti.


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giovedì 12 giugno 2008

Il destino dei profeti

Prima venne la tribù. Il capo era uno dei suoi membri. Quello più forte. Non c'era bisogno di raccontare le cose, perchè delle cose stesse tutti erano parte. Poi le tribù iniziarono ad incontrarsi, nei grandi raduni. Chi ci era stato, tornava sempre con una storia buona per il focolare, la sera. E con una collanina di conchiglie.
Ci volle allora un capo tra i capi, così inventammo il re. Dalla gente, lo separava l'esercito. Le pesanti mura di palazzi e castelli, sempre più grandi, nascondevano al popolo i luoghi dove si prendevano le vere decisioni. La verità non fu più immediatamente percepibile: qualcuno doveva raccontarla. Magari dandole una limatina prima di affidarla agli araldi.

Così nacque il sospetto. E con il sospetto i suoi profeti.


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Gente strana, bene informata. O semplici pazzi, ma tutti fuori dal palazzo. Quindi, per la gente, più affidabili. Li potevi ascoltare nei mercati, nelle piazze. Ti mettevano in guardia, contestavano la verità ufficiale. E facevano proseliti!
Così, il potere dovette prendere le sue contromisure e inventò la censura. Le teste presero a rotolare giù dai ceppi come castagne mature, ma la leggenda sopravviveva. Talvolta in eterno! Alcuni profeti organizzarono dei controeserciti. Altri divennero martiri. Scherniti dal regime. Celebrati dalla storia.
E quando fu versato abbastanza sangue perchè potesse essere rivendicata la libertà di parola, il potere prese ancora una volta le sue contromisure, e inventò l'informazione. Con la I maiuscola. In questo modo le parole vennero divise in sacre e profane, ufficiali e senza valore. I profeti continuarono a parlare, ma non erano più credibili. Alcuni divennero attrazioni di regime, confinati nell'angolo di un parco, lo Speaker's Corner, e lì vennero lasciati liberi di fare il loro numero da circo, di fronte a capannelli di persone divertite.

Poi nacque la rete.

Le informazioni iniziarono a tracimare dalla diga dei media ufficiali, voce dell'establishment, e iniziarono a diffondersi in maniera incontrollata. I profeti vi si riversarono, ed iniziarono a chiamare a sè il popolo, fino ad allora tenuto in coma farmacologico. Dapprima con i loro scritti, poi con le loro immagini, finchè dalla rete tornarono a riempire le piazze.
Non è ancora chiaro come, non è ancora chiaro quando, ma se la storia insegna davvero qualcosa, il potere prenderà una volta ancora le sue contromisure. Probabilmente lo farà dall'interno: dividendo la rete buona da quella cattiva, la rete autorevole e ufficiale da quella sovversiva e criminale. La gente pagherà per ascoltare una versione conveniente della verità, annunciata dai nuovi araldi.

Ma i profeti, i profeti... Loro troveranno sempre il modo di tornare a parlare.

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sabato 7 giugno 2008

La fine della pubblicità.


La pubblicità funziona al contrario di come dovrebbe. Le aziende contattano un personaggio e lo pagano per raccomandare un prodotto. L'unico motivo per cui il testimonial finge di adorare il prodotto sono i soldi. Tanti soldi. Giuda si prese solo trenta denari ed ebbe il buon gusto di impiccarsi. Claudio Lippi invece sponsorizza con un sorriso a 64 denti una linea di credito al consumo per i pensionati. E non si impicca. Hanno già indebitato tutta la nostra generazione, ora vogliono spennare anche il nonno.


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I testimonials degli spot sono in conflitto di interessi per definizione. Sono intrinsecamente corrotti. Ti tendono il palmo aperto di una mano, chiedendoti ti fidi di me? mentre con l'altra prendono la mazzetta alla luce del sole. Il lato agghiacciante è che noi ci fidiamo. Sappiamo che è per finta, ma ci fidiamo perchè tutto quello che esce da quella scatola colorata è reale. Siamo in una società di papà buoni che ci prendono per mano, rassicurandoci, spingendoci a consumare mentre le nostre tasche si alleggeriscono e le loro si riempiono. I prodotti costano dieci, mille volte di più. Bisogna rientrare dei costi promozionali. Milioni di euro che non sono le aziende a pagare, non li pagano i media che affittano costosissimi angoli cottura mediatici a prezzi da usura. Tanto meno li pagano i tele delatori a contratto. Li paghiamo noi.

La pubblicità deve cambiare. Deve nascere la pubblicità 2.0. Deve funzionare esattamente al contrario, cioè nella maniera giusta. La gente deve scrivere, raccontare, promozionare pubblicamente quali sono gli oggetti, le marche, i prodotti che utilizza abitualmente. Lo deve fare non perchè questi beni/servizi beneficiano di campagne promozionali da PIL di un paese del terzo mondo, ma perchè sono migliori. Le aziende devono reinvestire le risorse che non spendono in dissanguanti telelavande mentali. Per costruire e vendere prodotti migliori. Per assumere. Creare posti di lavoro.

Al posto degli spot bisogna stampare e distribuire il Gazzettino degli oggetti e dei servizi, pubblicazione periodica dove si da notizia di nuovi prodotti, descritti in base alle loro caratteristiche reali. Non vogliamo più tette e capelli biondi sugli spot delle utilitarie. Non vogliamo più modelle con telefonini in mano. Non vogliamo più essere convinti a fare qualcosa dal messaggio subliminale sotteso da ogni spot: comprati questo e scoperai anche tu.

Vogliamo solo quello che ci serve e lo vogliamo ad un costo sostenibile.
I creativi, abili manipolatori esperti di psicologia e programmazione neurolinguistica, che non producono nulla di concreto ed utilizzabile, i professionisti della menzogna, devono smetterla di prenderci per il culo e cercarsi un lavoro vero. Accogliamoli in un centro di riabilitazione per malati affetti da Pseudologia Fantastica



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mercoledì 4 giugno 2008

Silvio e Mubarak: a scuola di regime!

Lo giuro! Io volevo smetterla di parlare di Berlusconi, ma non posso.. Non posso proprio! Perchè questa volta è quasi più imbarazzante del solito!
Sentite cosa dice a Mubarak durante la conferenza stampa del 4 di giugno tenutasi a Palazzo Madama per ufficializzare il partenariato strategico rafforzato tra l'Italia e l'Egitto.

"Presidente, le chiedo scusa ma.. anche lei avrà delle questioni interne ogni tanto, e verrò a scuola da lei per sapere come riesce a superarle, visto i suoi quasi trent'anni di permanenza alla guida del suo paese."


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Giusto. Come riesce a superarle, Mubarak, le sue crisi interne? Vediamo da chi vuole andare a scuola Berlusconi.

Mubarak è il quarto presidente egiziano. In carica dal 14 ottobre 1981, dopo una brillante carriera militare, in parte dovuta alla sua permanenza nella Scuola Sovietica di Addestramento Piloti, nella Repubblica Sovietica di Kyrgyzstan.

Capo della delegazione militare egiziana in URSS dal 1964. Capo di Stato Maggiore delle Forze Aeree Egiziane durante la guerra dell'attrito tra l'Egitto e Israele (1967 - 1972) voluta dal Presidente Nasser. Viceministro della Guerra dal 1972, arrivò fino alla posizione di vicepresidente, ma è solo con l'assassinio dell'allora Presidente Sadat che assurse alla più alta carica dello stato.
Anwar Sadat. Quello che a Cmap David firmò il trattato di pace con Israele, per il quale insieme a Begin vinse il premio Nobel per la pace nel 1978. Quello che diceva:

"There can be hope only for a society which acts as a one big family,
not as many separate ones
"

(ndr: Può esserci speranza solo per una società che si comporta come un'unica grande famiglia, non come tante famiglie divise).

Quello, appunto, assassinato dai fondamentalisti durante una parata al Cairo, il 6 ottobre 1981.

Otto giorni dopo, il 14 ottobre 1981 Mubarak diviene Presidente della Repubblica Araba d'Egitto, e viene rieletto altre quattro volte: nel 1987, 1993, 1999 e nel 2005, nel corso di elezioni molto strane, criticate dagli osservatori internazionali. Quando dico strane, intendo che nessuno, a parte lui ovviamente, aveva potuto parteciparvi, a causa di speciali restrizioni costituzionali.

Il 26 febbraio 2005, a seguito di forti pressioni interne e internazionali, Mubarak chiede alla stampa, a lui asservita, e al Parlamento, a lui asservito, di modificare la Costituzione per permettere un'elezione multi partitica, garantendosi prima però la nomina, sanzionata in un referendum privo di opposizioni.

le istituzioni elettorali e l'apparato di controllo sono sotto la cappa presidenziale, così come gli strumenti di comunicazione di massa ufficiali: tre quotidiani governativi e la televisione di stato che si esprimono all'unisono.
Così, il 7 settembre 2005, data delle elezioni, gli osservatori neutrali segnalano migliaia di voti falsificati a favore di Mubarak, attribuiti a elettori non registrati, che non potevano votare!
Un candidato di un partito avverso, il dottor Nur, si azzarda a contestare i risultati elettorali e chiede la ripetizione delle elezioni. Poco dopo viene pretestuosamente arrestato.

Tutto qui? Macchè!

Circola voce che Mubarak, avviando il processo di privatizzazione, abbia favorito uno dei suo figli, Alà. Una cosa che, non so perchè, mi fa pensare alla storia degli incentivi statali sui decoder per il digitale terrestre, all'epoca del governo Berlusconi, quando si scoprì che il fratello Paolo aveva una percentuale proprio in una società che commercializzava decoder.
Per onorare la tradizione faraonica, quella della linea dinastica di origine divina, per intenderci, sembrerebbe che alla guida dell'Egitto si prepari una successione in pectore dell'altro figlio di Mubarak, Jamal.

Insomma, un regime, quello egiziano, con i fiocchi e con i controfiocchi, dove i bloggers finiscono in galera, sotto il forte peso dell'apparato militare. E ve lo dice uno che in Egitto, c'è nato!

Silvio.. Silvio, dammi retta! Se proprio vuoi tornare a scuola alla tua età, vieni qui in rete: te lo facciamo noi un bel corso di Democrazia Avanzato.


Le riprese visibili nel video sono state effettuate il 7 settembre 2005, con i cellulari, di nascosto, dai blogger egiziani durante le elezioni vinte come sempre da Hosni Mubarak. e mostrano le evidenti falsificazioni ad opera dei burocrati del potere.
Un disperato tentativo di lanciare un messaggio in bottiglia affinchè altri sapessero, e i capi di governo agissero.
In tutta risposta il popolo italiano, per bocca del suo Premier, dichiara di voler imparare da Hosni Mubarak come si prende e si mantiene il potere in una repubblica.

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