le intuizioni ovvie di claudio messora

sabato 21 giugno 2008

Reactions: cyberpippaioli e technotroiette

Non potevano mancare le reazioni a caldo al post la fine della pubblicità. La lingua batte dove il dente duole. Ecco dunque una lettera di un esponente della categoria.

Alcune mie osservazioni in calce.

Ciao Claudio,
  sono uno di quelli che tu chiami professionisti della menzogna. Uno di quelli che non produce nulla per la società e che passa le giornate a scervellarsi per trovare una nuova idea per fregare il prossimo. Insomma detta in una parola sola, parola che, a sentire le tue affermazioni, suona come un insulto: sono un pubblicitario.

  Naturalmente se mi ritrovassi nella tua descrizione non avrei nemmeno il coraggio di guardarmi allo specchio. Invece lo faccio ogni giorno, e se qualche mattina salto è solo perché altrimenti passerei ore a contare i capelli bianchi che stanno sopraggiungendo.

  Questa lettera non mira a farti cambiare idea, anche perché parte del tuo pensiero lo condivido, ma solo a farti capire che il tuo discorso è un po’ troppo generalista. Smitizziamo il pubblicitario.

  Come già ti ho detto sul tuo canale Youtube (questa lettera serve anche per non infestartelo con commenti da max 500 caratteri), secondo me tu hai un’idea della pubblicità un po’ troppo cinematografica.
  Prima di tutto al creativo non importa nulla del prodotto. Non ha interessi a incrementare le vendite, tanto sa che i clienti hanno cicli di vita brevi. Spesso le agenzie cambiano con i direttori marketing delle aziende che si portano dietro la loro agenzia di fiducia. Quindi, anche se il prodotto vende e cambia il direttore marketing (sapessi quante teste cadono e con che frequenza) e questo vuole un’altra agenzia, non c’è contratto che tenga. Al creativo interessa fare una bella campagna, per vincere un premio, per fare portfolio, per fare lo sborone in uno dei tanti aperitivi in cui ci si misura a suon di CV (io diserto sempre).

  Il 90% delle volte le campagne belle vengono cassate dal cliente, che preferisce sentire ripetuto almeno tre volte il nome del prodotto, che preferisce avere un testimonial esclusivo, e che vuole far vedere il prodotto almeno per tre quarti dello spot. Quindi il creativo deve decidere se combattere contro il mulino a vento o portare a casa la pagnotta.
  Questo è quello che ammazza la creatività italiana. Ogni anno a Cannes c’è il festival della pubblicità (subito dopo quello del cinema) e gli italiani tornano sempre a casa con buoni propositi e mani vuote, a meno che non abbiano presentato qualche creatività finta (mai uscita o pubblicata magari una sola volta su un giornale a tiratura 3).
  Quindi giusto per ripulire un po’ la figura del creativo voglio sottolineare che se fosse per lui in tv e sulla stampa vedresti solo spot mozzafiato e di un’originalità mai vista (qui esagero un po’;o)), se ci fosse una bionda pettoruta sarebbe giustificata e non gratuita.
  Tu proponi quello che da sempre è la pubblicità più efficace: il passaparola. Il problema è che il passaparola non ha lo stesso impatto uno a molti che ha uno spot Tv o una campagna stampa sul corriere. Le aziende non possono permettersi di attendere che la voce si diffonda…

  Ti faccio un paragone con un mondo che conosciamo bene tutti e due: youtube.
  Supponiamo che il numero di iscritti equivalga al numero di prodotti venduti. Tu hai realizzato un sacco di video, interessanti, ben fatti, meritevoli. Video che purtroppo non hanno la visibilità che meriterebbero. Hai un buon numero di iscritti al tuo canale. Persone conquistate, nella maggior parte dei casi, con il passaparola (io sono arrivato a te così x ES). Ma ci sono un sacco di utenti che non riesci e non riuscirai mai a raggiungere. Non perché non sono interessati al genere dei tuoi video, ma perché seguono canali che sono fuori dalla tua cerchia.
  Cosa ti servirebbe per arrivare anche a loro? Semplice: ti basterebbe un giorno in home page (che rappresenta lo spot in TV). La tua visibilità sarebbe tale da raggiungere centinaia di migliaia di persone in un solo giorno. Faresti un sacco di iscritti che poi ti serviranno per raggiungere altri iscritti (i tuoi video avrebbero maggiori visioni e finirebbero sempre in classifica). E’ chiaro che se tu fossi una bella gnocca, il numero dei tuoi iscritti sarebbe triplicato da una ipotetica pubblicazione in homepage. Questo perché vale sempre la legge del pelo e dei buoi ;o).
  Quindi, il passaparola funziona ma nel lunghissimo termine. Probabilmente ti stuferesti di avere poche visioni, non investiresti più di tanto sulle tue produzioni, e abbandoneresti il tuo canale di Youtube (questo almeno è quello che sto pensando di fare io). Il passaparola poi ha anche un effetto collaterale che va ricercato nella poca onestà delle persone. Continuando il paragone con YT: sono quei personaggi che ti martellano di mail per proporti video o canali che poi quando li vai a vedere ti accorgi che fanno schifo… ma poi scopri che l’impegno per la diffusione ha fruttato al mittente una sottoscrizione. Quindi scatta il giochetto del subxsub o del sharexsub….

  Questo è il punto su cui cercavo di fare leva. Il problema secondo me non sta tanto nella pubblicità ma nella società. Il problema è il target. È la gente che vuole la bionda che sculetta, perché il pubblicitario dovrebbe negargliela?
  La pubblicità non deve essere e non è istruttiva in senso allargato. Deve essere intrattenimento e servire a vendere un prodotto (spiegandone i plus). Punto. Per questo la pubblicità propone quello che la gente vuole. Se non lo facesse non sortirebbe effetti.

  Tornando a Youtube. Ci sono un sacco di video insulsi che sono finiti in home page ma che non hanno fruttato iscrizioni ai canali… questo perché se la gente non vede quello che gli piace o che si aspetta di vedere, non si riconosce nel prodotto e non lo sceglie.
Io gestisco un sito di intrattenimento (posso fare spam?!?;o)), in sostanza seleziono in rete contenuti che ritengo divertenti e li pubblico nel mio sito [Ndr = il link l'ho aggiunto io]. Molto spesso però divento anche produttore di contenuti… video/games/immagini, insomma cazzate. Bene, io ho lanciato il sito a fine dicembre e ho già un bel numero di iscritti… però spesso vado su alexa per vedere un po’ come sono messo con le visite rispetto ai miei concorrenti. Be’, non ci crederai, ma i siti che, oltre al divertimento, propongono anche contenuti sexy fanno un bel po’ più di visite di me ;o).
  Io mi do da fare e mi scervello per creare la cazzata di turno, che viene apprezzata… la gente si è iscritta al mio sito per scaricare il giochino che permetteva di picchiare berluska e veltroni… però il numero di iscritti era inferiore rispetto a quello ottenuto quando ho pubblicato la ballerina di Lap dance che alla fine finiva per terra! La gente cerca il sesso. Vuole vedere la tettona. La velina che accavalla le gambe. L’oca di turno che fa intravedere i peli mentre simula il surf in una trasmissione che va in onda la domenica pomeriggio. E’ questo il problema. La gente cerca ciò che è abituata a vedere. Se in TV non ci fosse tanta abbondanza di tette e culi senza cervelli, se le veline tornassero sui pattini e la piantassero di fare balletti saffici, se… se… se… insomma lo sai meglio di me…
  Questo è il problema: la tv che dovrebbe svolgere anche un ruolo formativo, ha creato dei cyber pippaioli e delle technotroiette che pensano solo alla fama e ai soldi, naturalmente circondati da sesso, e perché no, droga. Se il terreno non è buono la pianta non dà buoni frutti.
Forse sto andando fuori tema… Oops.

  In sostanza non si può pensare a un mondo senza pubblicità. Si può però immaginare una pubblicità migliore, ricca di contenuti e di originalità. Però secondo me prima c’è un passo fondamentale da compiere: ri-educare la società, cambiare i modelli proposti sostituendo le tette con neuroni e bicipiti con testicoli (nel senso di attributi).

  Non voglio fare del pubblicitario un martire, ma farti capire che come in tutti i settori esistono quelli corrotti, quelli che se ne fregano di fregarti e quelli onesti che credono nel loro lavoro, che anche se non producono nulla contribuiscono in qualche modo a smuovere l’economia… (lo so qui mi bastonerai).

  Insomma come c’è il macellaio che ti rifila la carne piena di grasso, c’è il pubblicitario che ti rifila lo spot pieno di allusioni. In pubblicità c’è un gran giurì che dovrebbe vegliare sugli spot… ma anche qui la burocrazia è talmente lenta che quando viene approvata la sospensione dello spot, questo ha già terminato la sua programmazione.
  Il mondo dei pubblicitari è uno dei più sfruttati, sottopagati. Il fatto che sia una professione molto ambita fa sentire in diritto le agenzie di proporre contratti vergognosi o stage a tempo indeterminato… i giovani che vogliono entrare sono costretti a orari improponibili e non possono nemmeno rivolgersi al sindacato perché per la categoria non esiste!

  Quindi per concludere, non ti chiedo di cambiare opinione sulla pubblicità ma almeno di non sparare a zero sui pubblicitari ;o).

  Con sincera ammirazione per quello che fai.
  Ciao.
  T.S.



Note di Byoblu:
Faccio a mia volta qualche osservazione.
  • In merito al numero di iscritti che si possono raggiungere con una giornata sull'homePage di YouTube,

    Il canale YouTube VideoMartaTorino ha beneficiato non solo di una lunga permanenza sulla prima pagina di YouTube, ma di numerosi passaggi sulle televisioni tra cui il TG3 e perfino il TG1 delle venti. Ciononostante vanta un numero di iscritti attualmente pari a 1068, contro i 464 di oggi del canale Byoblu, che non ha beneficiato di un solo minuto di spot. Se il tuo ragionamento fosse interamente trasportabile dal mondo dei media tradizionali ad internet, mi sarei aspettato una sproporzione esagerata tra i due valori. Invece VideoMarta ha solo il doppio degli utenti iscritti. internet stravolge le regole.

  • In merito al passaparola
    Io non propongo un semplice passaparola. Io propongo di utilizzare internet per quelle che sono le sue potenzialità. Per migliorare il futuro. Ci sono già esperimenti riusciti in tal senso. Esistono portali dove la gente recensisce i prodotti acquistati e utilizzati, e fa una lista di pregi e difetti. Quando qualcuno vuole acquistare un prodotto, va sul portale e vede cosa ne hanno scritto altre persone. In base a quello decide. Più voti positivi significano più visibilità per quel prodotto. Ma significano anche un un prodotto migliore, perchè i voti si danno in base al comportamento sul campo del prodotto in questione, e non sulle migliori fantasie ideate dai creativi più in gamba. Questo sposta la questione della promozione dal chi paga più soldi per le agenzie di pubblicità più estrose al chi fa le cose fatte bene. Significa che un'azienda deve condurre la sua battaglia sulla qualità, non sull'apparenza. I creativi potranno convertire le loro capacità visionarie veicolandole su nuovi obiettivi. Il mondo sta cambiando. La priorità deve essere quella di creare una società migliore, non quella di salvaguardare i baluardi di un sistema che sta dimostrando tutta la sua insostenibilità (vedi questione subprime, mutui, ecc.). Internet cambierà il mondo.

  • Non ce l'ho con i creativi
    Sono come gli avvocati, come i costruttori che non costruiscono niente se non elargiscono mazzette, come i registi di soap o gli autori occulti dei reality show, come gli stilisti che fanno a gara tra di loro per i modelli più bizzarri, e non si occupano di vestire le donne reali, le nostre donne. Voglio che ogni categoria si senta chiamata in causa, che le persone oneste e che hanno ancora un senso dell'etica protestino e creino uno zoccolo duro di pericolosi eversivi che si differenziano, che trovano strade alternative. Vorrei che un testimonial, prima di accettare lauti compensi, si chiedesse se è giusto sponsorizzare un prodotto, se lo farebbe acquistare a sua nonna. Siamo tutti stanchi. Tutti i sistemi sociali si lamentano in maniera trasversale, eppure tutti puntano il dito sulle altre categorie, asserendo che non dipende da loro. E in un certo senso è vero. Dipende da tutti. Per quasto io chiedo a tutti di convertire l'obiettivo principale da compiacere il sistema a riformarlo.

    Sistema 2.0. Oserei dire 'si può fare', se recentemente Veltroni non avesse bruciato per lungo tempo a venire tale locuzione, conferendole un sinistro significato di porta sfiga.

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