Il suono della rete
Molti mi chiedono cosa intendo fare. Dicono: è tanto che posti, e non succede niente. Qual'è il tuo piano d'azione? Innanzitutto non definirei niente una frequenza di 30.000 visitatori unici al mese, raggiunta in soli quattro mesi di attività costante. Non definirei niente la citazione in almeno tre quotidiani nazionali (quelli di cui sono venuto a conoscenza, grazie a voi) nel giro di una sola settimana e per argomenti diversi: La Stampa, L'Unità e La Repubblica. E neppure definirei niente le centinaia di migliaia di visualizzazioni dei video, gli oltre milleduecento iscritti al canale YouTube, in costante crescita. Ma al di là di queste considerazioni, alla domanda di alcuni su quale sia il mio piano d'azione, do una risposta che non dovrebbe suonare soprendente: nessuno.
Non voglio fare niente. Cosa dovrei fare? Perchè qualcuno dovrebbe fare al posto vostro? Avete davvero bisogno di un condottiero, di un capopopolo? Dopo duemila anni di storia, volete ancora essere guidati, caricati, spronati, incitati alla battaglia, mandati a morire in nome di qualcuno che invoca gli dei e vi manda in prima linea, magari per i suoi interessi? Non ne avete abbastanza di leader carismatici che vi dicono cosa dovete pensare? E non ne avete avuto a sufficienza di leader religiosi in nome dei quali annichilire le vostre vite? Volete ancora confessarvi e chiedere l'assoluzione? Avete ancora bisogno di un papà che vi dia una pacca sulla spalla e vi gratifichi con la sua approvazione? O forse volete essere ancora sculacciati perchè non avete fatto i compiti prima di uscire con gli amici?
Il mondo sta cambiando profondamente. Molti non se ne sono ancora accorti. Continuano ad aspettare il Messiah. Eppure il Messiah è arrivato. E' già qui, tra noi. Per l'esattezza, il Messiah siamo noi, tutti quanti insieme. Il Messiah è la rete. Non vi chiederò di innalzare i vostri cuori al cielo, ma di elevare il vostro sguardo sugli ultimi anni che abbiamo vissuto. Abbiamo alle spalle poco più di 30 anni di rete, di cui almeno una ventina ad esclusivo uso militare e scientifico. E' solo dall'inizio degli anni novanta che i primi italiani, timidamente, si affacciano alle BBS con modem antidiluviani, a manovella. La vera espansione di internet nelle case sta avvenendo in questi anni.
Fate una prova, guardatevi indietro e pensate a come vivevate solo cinque anni fa. Dove vi informavate, se non attraverso i giornali e la televisione? A chi potevate affidare le vostre speranze, se non ad un politico che vi poteva raccontare qualsiasi cosa? Ora fate un passo ulteriore: restringete ancora il raggio d'azione. Pensatevi solo due anni fa. Quanti di voi usavano YouTube? Quanti caricavano video in rete e guardavano quelli altrui? Cosa sono due anni in confronto a secoli di rigide strutture gerarchiche e piramidali? Ve lo dico io: niente. Sono un soffio, meno di un battito del cuore. Eppure è già cambiato tutto.
Siamo qui, oggi, perchè possiamo scambiarci informazioni in maniera non mediata, diretta, punto a punto. Informazioni di ogni tipo: dalla documentazione scientifica ai filmati di repertorio, alle immagini, ai commenti.. E soprattutto possiamo confrontare i dati. Niente sfugge più alle maglie della rete. Quando non c'erano i videoregistratori, nessuno poteva contestare quanto un politico aveva detto e le sue eventuali contraddizioni. Nessuno, tranne qualche giornalista della cui parola bisognava fidarsi ciecamente. Un mediatore. Perfino con l'avvento dei videoregistratori la situazione non cambiò poi molto. In fondo, chi poteva davvero avere voglia di prodigarsi in macchinose registrazioni su costose e voluminose videocassette, difficoltose da archiviare, complicate nell'accesso e per di più deperibili nel tempo?
Ma oggi.. oggi si trova tutto. Volete sapere cos'ha detto Berlusconi da Vespa? Lo trovate in rete. Volete riguardarvi l'intervista di Biagi prima di morire? La trovate in rete. Qualcuno ce la mette. E qui arriva il bello. Questo qualcuno siete voi. Microcellule operose che metabolizzano il mondo circostante e lo rendono disponibile agli altri organi, e non a qualcuno in particolare, ma a chiunque ne faccia richiesta. La rete è collaborativa. Se avete bisogno di qualcosa, non importa cosa, troverete qualcuno disposto a farla. Questo qualcuno a sua volta si basa sull'operato di qualcun altro, che non l'ha fatto per un motivo specifico o per un obbiettivo particolare. L'ha fatto e basta, e voi lo usate. L'organizzazione emerge dal caos grazie al principio della vita stessa, che riutilizza l'ambiente circostante per modellarlo secondo le sue esigenze. Per usarlo. Noi tutti realizziamo materia prima per costruire nuovi attrezzi, utensili, strumenti messi in condivisione con gli altri.
Volete un esempio? Eccolo.
Un GIP dispone che un sito web svedese venga oscurato per tutti i cittadini italiani. La sentenza è inedita per l'entità delle sue ricadute, tanto più che in maniera del tutto originale e illecita, i dati dei naviganti vengono consegnati ad una lobby residente all'estero per una non meglio precisata ancorchè intuibile ragione. Un abuso d'ufficio che non trova fondamento nel codice e contrario a qualsiasi normativa sulla privacy.
Forse nel 1920 qualcuno avrebbe sperato nell'intervento di Batman, o dell'Uomo Ragno. E in fondo è ancora così, solo che oggi non c'è più bisogno di un mantello. Bastano un computer e una connessione a internet. Basta avere un blog e saperlo usare. I navigatori si accorgono di non poter più accedere a quel sito web. Lo scrivono sui loro blog. Un esperto di rete riceve l'informazione via rss feed e fa una verifica. Si accorge che la pagina web che recita Sito sotto sequestro è ospitata sui server di Pro-Music.Org, che può in questo modo raccogliere i dati dei navigatori ed eventualmente utilizzarli illecitamente per qualunque scopo, come per esempio intentare azioni legali. Posta l'anomalia sul suo blog. Un avvocato di grido, specializzato nel diritto legato al mondo dei new media, legge a sua volta il post e decide di recuperare l'ordinanza del GIP, magari via rete. Da una rapida verifica si accorge dell'utilizzo troppo disinvolto delle normative relativamente all'oscuramento. Posta l'interpretazione sul suo blog e, tra i commenti, negli altri blog. L'esperto di rete contatta via Skype un noto videoblogger per informarlo, il quale a sua volta, in poche ore, realizza un intervento video sul suo blog e su un noto sito di social network per la condivisione audiovideo dove si è guadagnato un alto numero di appassionati sostenitori. In poche ore il video viene visto da oltre trentamila persone! Un utente svedese si offre di sottotitolarlo nella sua lingua per agevolare la divulgazione, e il video arriva ai gestori del server oscurato, che fanno rimbalzare la notizia a livello internazionale. Il giorno dopo si ininzia a diffondere nell'intellighenzia europea l'idea che l'Italia sia un paese che si avvia verso una deriva aberrante, che fa della censura preventiva uno dei suoi metodi di governance. Decine di migliaia di persone sanno che è stata compiuta un'operazione sporca. Sia il riferimento al blog dell'esperto di rete che quello al video del noto videoblogger finiscono su uno dei maggiori quotidiani nazionali, grazie all'articolo di un terzo blogger. Alcuni providers iniziano a fare marcia indietro, e revocano l'inoltro delle sessioni di navigazione ai server della lobby. La cosa potrebbe perfino venire cavalcata a livello politico per guadagnarsi consenso elettorale, esercitando di conseguenza pressioni perchè quei dati, raccolti in maniera illecita, vengano distrutti.
Nessuno ha fatto niente di particolare. Ognuno ha fatto solo ciò che sa fare, ciò che vuole fare. Ogni cellula si è però nutrita della cellula precedente e l'organismo si è evoluto in una direzione inedita, frutto della somma delle singole componenti. E lo ha fatto in tempi record. La rete ha esibito un'intelligenza collettiva che ha guidato le sue azioni, esattamente come accade nella biologia di un organismo animale.
Ecco dunque la risposta alla domanda iniziale: cosa voglio fare?
La cellula.
Il video allegato a questo post è per me illuminante. Tanti musicisti, una sola partitura: l'Aria sulla quarta corda di Bach. Saltate i 50 secondi introduttivi, se preferite, e godetevi il suono della rete. A ognuno il suo strumento.
Non nascondo che, personalmente, mi emoziona.
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