le intuizioni ovvie di claudio messora

giovedì 27 settembre 2007

Mettiamo al centro la proposta, non i partiti.

Su una cosa Prodi ha ragione: La Casta non è peggiore della società nel suo complesso, ma affonda le sue radici in un tessuto sociale di cui è diretta emanazione.

Ce ne rendiamo conto ogni giorno, basta aprire la porta dell'ufficio e provare a chiedere un favore al collega della stanza accanto.
I colleghi si fanno la guerra, i dirigenti fondano micropartiti all'interno delle aziende; e non è per il bene dell'azienda che prendono le loro decisioni, ma per aumentare il potere per sè e per il proprio gruppo.

Gli amministratori di condominio gonfiano le fatture dei loro fornitori. I fornitori in cambio possono manomettere i contatori ed aumentare i consumi riportati.

I grandi campioni dello sport prendono la residenza all'estero e dichiarano un reddito annuo inferiore a quello mensile di una vecchietta con la pensione minima; le società di telecomunicazione non se ne dissociano, ma li pagano come testimonials.

E del resto è normale, in un mondo dove fotografi si fanno pagare cinquantamila euro per non pubblicare le loro foto. Ma se non è per pubblicarle, allora perchè le fanno? Forse perchè quando vanno in galera la gente si compra i loro libri e perfino le loro mutande.

L'elenco continuatelo pure voi..

Invece, Prodi non ha ragione quando sfida Grillo a scendere in campo con proposte concrete.

Innanzitutto perchè sembra dimenticare di avere già ricevuto, l'otto giugno 2006, da Grillo in persona un plico con le primarie dei cittadini.
Secondariamente, Grillo non può avere un programma di governo perchè non è un politico. Non lo è e non lo vuole fare.
E non lo può neppure fare: si è auto escluso, avendo subito una condanna a 15 mesi per essere stato riconosciuto responsabile di incidente stradale, nel 1980 (la legge di iniziativa popolare di cui si è fatto portavoce sancisce infatti l'ineligibilità per chiunque sia stato oggetto di una condanna definitiva).

Non erano forse quelle proposte ed iniziative di scienziati e premi Nobel su argomenti come ambiente ed energia, emerse dal dibattito in rete e consegnate nella mani del Presidente del Consiglio stesso, un programma politico?

Per valutare come attuarlo ci vogliono i tecnici, certo. Io so come voglio che sia fatta la mia casa, ma nessuno si mette a discutere se pago un'architetto, un muratore, un idraulico e un geometra per costruirla.

Nella vita, la scelta non è tra sapere come cambiare le cose o stare zitti, in un immobilismo apatico. Questa è la classica falsa alternativa tra due opposti inconciliabili.
Si comincia invece mettendo tutti daccordo sul fatto che le cose vadano cambiate, perchè ogni cammino comincia con un primo passo. Non partire neppure quale risposta sarebbe?

Sgarbi, condannato in via definitiva per truffa ai danni dello Stato, sosterrebbe che Grillo è un prodotto dell'antipolitica di destra.
Quindi secondo te, caro Sgarbi, presentare una proposta di legge popolare chiara e concreta, raccogliendo trecentomila firme, sarebbe antipolitica.
E ovviamente, invece, essere soprintendente ai beni artistici della Regione Veneto e non andare al lavoro esibendo certificati medici falsi è, al contrario, espressione di alto senso politico.

Smettiamola di discutere di Grillo. Iniziamo invece a parlare di proposte concrete, di liste civiche con o senza bollino, di partecipazione diretta. La politica non si fa solamente in aula, si fa sul posto di lavoro, in metropolitana, al bar, a cena con gli amici.

I politici, queste caricature di retorica alienata che decidono al nostro posto ci rappresentano? L'impalcatura di interdipendenze e clientelarismi entro la quale si muovono ci rappresenta? La mancanza di passione politica autentica, la distanza e il vuoto che si sono creati tra i cittadini e i loro sedicenti portavoce ci rappresentano ancora?
Se la risposta è no, allora è la sola risposta che conta.

L'evoluzione ed il progresso scientifico ci danno uno strumento di democrazia che mai prima d'ora era stato disponibile. E' la nostra grande opportunità di dimostrare che abbiamo davvero compiuto un passo avanti, che abbiamo preso veramente le distanze dalle comunità di cavernicoli che si amministravano a colpi di clava.
Quello che conta è non fallire un'altra volta.

E soprattutto, abbandoniamo la vecchia divisione del mondo in destra e sinistra. Il bene ed il progresso della società non si perseguono facendo il tiro alla fune; la fune prima o poi si spezza. Quello che conta è discutere ogni singola proposta in maniera autonoma, indipendentemente da chi la mette sul tavolo.

E' in questo senso che i partiti devono scomparire: essi non sono che giganteschi organismi in lotta per la propria sopravvivenza, per avere ragione di altri organismi vissuti come un'eterna minaccia. Esattamente come il dirigente che prende decisioni in favore della propria cordata aziendale.

Così si perde tutti.

Mettiamo al centro la proposta . Lasciamo che siano i cittadini liberi, le menti illuminate, i premi Nobel a discuterla.

Torniamo a fare scelte buone, scelte fatte nell'interesse di tutti.

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