le intuizioni ovvie di claudio messora

venerdì 5 settembre 2008

Intercettazioni telefoniche for dummies.

intercettazioni telefoniche

Gianluigi Nuzzi, sul numero di Panorama del quattro settembre 2008, pubblica un articolo (per vedere il link è necessaria una registrazione anche anonima) il cui intento è mostrare che Romano Prodi non è diverso da Silvio Berlusconi. Se la tesi è dimostrare che entrambi utilizzano il telefono, Nuzzi riesce sicuramente nel suo intento. Per il resto, finora niente di paragonabile alle esplicite raccomandazioni di attrici e soubrette fatta da un Presidente del Consiglio a un alto funzionario di un'azienda statale: la Rai. Staremo a vedere, visto che la rilevanza penale di tali conversazioni è al vaglio della Procura di Roma, che per il momento non ha ancora iscritto nessuno al registro degli indagati.
Quando si cerca la polvere, di solito basta alzare il tappeto. Sotto al cofano dell'articolo di Nuzzi si cela il suo vero scopo, o meglio lo scopo di Panorama, o ancor meglio quello di Silvio Berlusconi che poi è la stessa cosa.
Ecco il tappeto: "Intercettazioni che sono destinate comunque a sollevare nuove polemiche: da una parte sugli antichi vezzi della casta, a iniziare da quelli finora sconosciuti di Prodi, dall’altra su uno strumento investigativo che ormai entra nel quotidiano di chiunque."
Ecco la polvere: "che ormai entra nel quotidiano di chiunque." Spazziamola via!

Nuzzi fa da sponda al suo editore, che dai tempi di Licio Gelli ha dichiarato guerra aperta all'ultimo potere realmente indipendente che è rimasto alla nostra Costituzione: la magistratura. L'obiettivo è costruire un'opinione pubblica che si senta minacciata dalle intercettazioni telefoniche. La tecnica è sempre la stessa usata per la spazzatura: si crea l'allarme e poi si allevia la tensione somministrando la soluzione. E la soluzione si chiama: impedire le intercettazioni.
Inizia Angelino Alfano: appena entrato in carica produce dati empirici in cui calcola che gli italiani intercettati siano ben tre milioni. Questo fa il paio con le dichiarazioni di quel buontempone alla guida del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali Luca Zaia, il quale ad agosto dichiara che "ha degli amici pastai a cui chiederà quanto costa effettivamente fare il pane, così potrà capire quale possa essere un prezzo equo al pubblico". Nel caso aveste ancora un'idea prestigiosa delle cariche ministeriali, sono costretto a deludervi. In italia non è necessario avere competenze profonde in materia, nè saper guidare una segreteria scientifica che svolga indagini accurate con metodologie precise: basta un foglietto dove scarabocchiare quattro calcoli empirici o avere qualche amico pastaio, et voilà: la legge è servita! Talvolta basta perfino avere dimostrato di saper ricoprire in maniera estremamente professionale la carica di soubrette.
Come arriva, empiricamente, ai tre milioni di italiani intercettati Alfano? Il ragionamente non fa una grinza: prende i 100.000 decreti di intercettazione, poi prende una media di 30 telefonate al giorno, e sostiene che ci siano 3.000.000 di italiani sotto controllo. Siccome il suo è un ministero empirico e non scientifico, può permettersi di trascurare che:
  1. Il magistrato deve fare un decreto per ogni telefono usato dall'utente.
  2. Il decreto vale 15 giorni
  3. Trenta telefonate non significano trenta persone diverse
Solamente Moggi aveva circa 20 utenze, tra cellulari, linee private e linee ascritte ai suoi uffici. Se consideriamo 1 decreto per ogni utenza, emesso ogni 15 giorni arriviamo alla modica cifra di 480 decreti complessivi che ci siamo giocati per intercettare una persona sola, seppure diabolica e tentacolare come Moggi. Se Moggi chiamava dieci volte al giorno la moglie, poi, non significa che gli vada ascritto anche il reato di poligamia! Una larga parte di telefonate coinvolgono sempre le stesse persone. In realtà in Italia ci sono circa 20.000 persone scarse intercettate ogni anno. Una cifra pari al dato francese. Rispetto al dato americano siamo a dieci volte tanto, ma solo perchè in Italia tutte le intercettazioni devono passare dalla magistratura, mentre negli states ogni servizio segreto fa da sè.

Quindi, caro Nuzzi, perchè nel tuo articolo scrivi che le intercettazioni sono "uno strumento investigativo che ormai entra nel quotidiano di chiunque"? Gli italiani sono sessanta milioni. Quelli intercettati sono poco meno di ventimila. Considerato che trenta telefonate al giorno sono tantine, e che con tutta probabilità le numerazioni telefoniche in larga parte si sovrappongono, arriviamo ad una cifra ragionevole di 600.000 persone coinvolte all'anno.  L'1% non è esattamente "il quotidiano di chiunque". Diciamo che è il quotidiano di chi svolge alti incarichi pubblici, che in quanto tali devono essere resi espliciti e consultabili anche in quanto a modalità di svolgimento. Le trattative private nella sfera pubblica sono un controsenso.
Alfano, che da piccolo evidentemente amava giocare al piccolo chimico, tira fuori un altro dato empirico. Le intercettazioni costano, e costano ben il 33% della spesa pubblica destinata al funzionamento della giustizia. Come faccia a fare il Ministro uno che non sa neanche far di conto è una faccenda che mi perplime, e talvolta perfino mi innervosice. Il bilancio della giustizia per il 2007 è stato di 7, 7 miliardi di euro. La spesa per lo stesso anno per la sola quota delle intercettazioni telefoniche è stata di 224 milioni di euro.

Non voglio insultare la vostra intelligenza matematica più di quanto Alfano non offenda gli italiani fornendo dati falsi a supporto delle convenienze di pochi. Tuttavia, tra il 33% e il 2,9% vi è pur sempre una innegabile differenza. Sapreste trovare quale?

Per i fortunati solutori del quiz, in regalo una carica ministeriale.

Video allegati

Il Discepolo 1816



Fonti

Costi per intercettazioni telefoniche 2006/2007
Decreti di autorizzazione e convalida delle intercettazioni telefoniche rilevati presso la Procura della Repubblica

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