Trattato di Lisbona for dummies - prima parte
Girano strane voci in rete. Alcune di queste si riferiscono ad un fantomatico accordo siglato segretamente, lontano da occhi indiscreti, in Portogallo. I toni non sono dissimili da quelli che si utilizzerebbero per il Codice da Vinci.
A noi non piace prendere per buona qualsiasi cosa ma, come un alpinista dalla borraccia vuota, amiamo dissetarci solamente alle fonti.
E così eccolo, il famigerato Trattato di Lisbona.
Byoblu.Com lo ha scaricato per voi, sia la Gazzetta Ufficiale C306 che una sua versione più sistematica.
Settanta articoli per riscrivere la Costituzione Europea, che dovrebbero entrare in vigore dal 1° gennaio 2009. Sottoscritti da un certo signor Prodi, così almeno sembra evincersi dal frammento che reca la firma autografa a nome del Presidente della Repubblica Italiana.
Con questo articolo cominciamo ad esaminarlo, alla ricerca dei passi più significativi.
All'articolo I-2 si inizia bene: "L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a una minoranza. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini."
E ancora, all'Articolo I-3: "L'Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli."
All'Articolo I-41, però, si dice chiaramente che la pace si persegue aumentando la capacità militare: "La politica di sicurezza e di difesa comune comprende la graduale definizione di una politica di difesa comune dell'Unione. [...]
Gli Stati membri mettono a disposizione dell'Unione, per l'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune, capacità civili e militari per contribuire al conseguimento degli obiettivi definiti dal Consiglio. Gli Stati membri che costituiscono tra loro forze multinazionali possono mettere anche tali forze a disposizione della politica di sicurezza e di difesa comune.
Gli Stati membri s'impegnano a migliorare progressivamente le loro capacità militari. È istituita un'Agenzia nel settore dello sviluppo delle capacità di difesa, della ricerca, dell'acquisizione e degli armamenti (Agenzia europea per la difesa), incaricata di individuare le esigenze operative, promuovere misure per rispondere a queste, contribuire a individuare e, se del caso, mettere in atto qualsiasi misura utile a rafforzare la base industriale e tecnologica del settore della difesa, partecipare alla definizione di una politica europea delle capacità e
degli armamenti, e assistere il Consiglio nella valutazione del miglioramento delle capacità militari."
Insomma, militarizzarsi per bene. Del resto ieri, nel suo intervento di apertura alla presidenza del semestre europeo francese, Sarkozy ha richiesto con forza una politica militare europea.
L'Articolo I-47 da ai cittadini una chance di levare la propria voce: "Cittadini dell'Unione, in numero di almeno un milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri, possono prendere l'iniziativa d'invitare la Commissione, nell'ambito delle sue attribuzioni, a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell'Unione ai fini dell'attuazione della Costituzione. La legge europea determina le disposizioni relative alle procedure e alle condizioni necessarie per la presentazione di una iniziativa dei cittadini, incluso il numero minimo di Stati membri da cui devono provenire."
Il problema è che dobbiamo essere almeno in un milione, e non dobbiamo essere tutti italiani, ma essere distribuiti in un numero minimo di stati membri differenti. Quanti esattamente? Non si sa. Ce lo diranno...
Con la parte del trattato che passa sotto al nome di Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione cominciamo a sentirci un po' più rinfrancati.
Articolo II-61: "La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata."
Articolo II-62:
"1. Ogni persona ha diritto alla vita.
< 2. Nessuno può essere condannato alla pena di morte, né giustiziato."
Finalmente, all'Articolo II-71 fa la sua timida comparsa la libertà di espressione e di informazione: "
1. Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.
2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati."
Bene. Chissà come rientra questo principio nelle posizioni di quei magistrati che ultimamente hanno preso a oscurare blog italiani in nome del reato di Stampa clandestina?
E chissà come intende l'Europa affrontare il caso di Europa7, emittente che vinse la gara di assegnazione di frequenze tutt'ora occupate da Rete4?
L'Articolo II-72 recita: "Ogni persona ha diritto alla libertà di riunione pacifica e alla libertà di associazione a tutti i livelli, segnatamente in campo politico, sindacale e civico, il che implica il diritto di ogni persona di fondare sindacati insieme con altri e di aderirvi per la difesa dei propri interessi."
Avere la libertà di riunione pacifica, segnatamente in campo politico, significa che non si può impedire una gita su Roma. Qualcuno, con evidente spirito antieuropeo, ha tuttavia posto il veto per la scampagnata del 25 luglio 2008. A meno che non vogliamo considerare risciò e biciclette al pari di carri armati e affini, come la mettiamo?
IMPORTANTE: per tutti quelli che vogliono sbattere fuori i ROM dai nostri confini, l'Articolo II-79 chiarisce definitivamente il concetto: "Le espulsioni collettive sono vietate." Chiaro?
All'Articolo II-80 ce n'è anche per Berlusconi, Napolitano, Schifani e Fini: "Tutte le persone sono uguali davanti alla legge."
Il problema qui è di terminologia, dicendo persone si lasciano colpevolmente fuori gli dei. Da qui il Lodo Alfano.
L'Articolo II-81 invece se la prende con il povero Maroni, il quale poverino fa le leggi senza conoscerle: "
1. È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale.
2. Nell'ambito d’applicazione della Costituzione e fatte salve disposizioni specifiche in essa contenute, è vietata qualsiasi discriminazione in base alla nazionalità.".
Ooops.. le impronte digitali? Si scherzava, via! Non fa niente: perdiamo pure tempo. Tanto non abbiamo criticità da risolvere.
L'Articolo II-91 la fa grossa. Titolando Condizioni di lavoro giuste ed eque, recita: "
1. Ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose.
2. Ogni lavoratore ha diritto a una limitazione della durata massima del lavoro, a periodi di riposo giornalieri e settimanali e a ferie annuali retribuite."
Chissà se in quella limitazione della durata massima del lavoro rientra il piano di incentivazione selvaggia degl straordinari. E chissà come si può applicare questo articolo all'ecatombe quotidiana di lavoratori italiani.
L'Articolo II-107 dimostra come il disegno di legge blocca processi sia delirante: "[...]Ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente e entro un termine ragionevole da un giudice indipendente e imparziale, precostituito per legge.[...]"
Questo significa che chiunque veda il proprio processo bloccato a causa della famigerata norma potrà presentare ricorso. Così, oltre ai soldi spesi per l'istruttoria e il dibattimento, chi paga le tasse dovrà sborsare anche le spese per risarcire i cittadini defraudati del loro diritto costituzionale.
Con l'Articolo III-167 dimostriamo ancora una volta di non saper neanche leggere: "Salvo deroghe previste dalla Costituzione‚ sono incompatibili con il mercato interno‚ nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri‚ gli aiuti concessi dagli Stati membri‚ ovvero mediante risorse statali‚ sotto qualsiasi forma che‚ favorendo talune imprese o talune produzioni‚ falsino o minaccino di falsare la concorrenza."
Non sono un giurista, ma qualcosa mi dice che il prestito ponte da trecento milioni di euro all'Alitalia rappresentasse una violazione dell'articolo precedente.
Con il prossimo articolo si riparte dalla Politica Economica e Monetaria. Non cambiate blog.
A noi non piace prendere per buona qualsiasi cosa ma, come un alpinista dalla borraccia vuota, amiamo dissetarci solamente alle fonti.
E così eccolo, il famigerato Trattato di Lisbona.
Byoblu.Com lo ha scaricato per voi, sia la Gazzetta Ufficiale C306 che una sua versione più sistematica.
Settanta articoli per riscrivere la Costituzione Europea, che dovrebbero entrare in vigore dal 1° gennaio 2009. Sottoscritti da un certo signor Prodi, così almeno sembra evincersi dal frammento che reca la firma autografa a nome del Presidente della Repubblica Italiana.
Con questo articolo cominciamo ad esaminarlo, alla ricerca dei passi più significativi.
All'articolo I-2 si inizia bene: "L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a una minoranza. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini."
E ancora, all'Articolo I-3: "L'Unione si prefigge di promuovere la pace, i suoi valori e il benessere dei suoi popoli."
All'Articolo I-41, però, si dice chiaramente che la pace si persegue aumentando la capacità militare: "La politica di sicurezza e di difesa comune comprende la graduale definizione di una politica di difesa comune dell'Unione. [...]
Gli Stati membri mettono a disposizione dell'Unione, per l'attuazione della politica di sicurezza e di difesa comune, capacità civili e militari per contribuire al conseguimento degli obiettivi definiti dal Consiglio. Gli Stati membri che costituiscono tra loro forze multinazionali possono mettere anche tali forze a disposizione della politica di sicurezza e di difesa comune.
Gli Stati membri s'impegnano a migliorare progressivamente le loro capacità militari. È istituita un'Agenzia nel settore dello sviluppo delle capacità di difesa, della ricerca, dell'acquisizione e degli armamenti (Agenzia europea per la difesa), incaricata di individuare le esigenze operative, promuovere misure per rispondere a queste, contribuire a individuare e, se del caso, mettere in atto qualsiasi misura utile a rafforzare la base industriale e tecnologica del settore della difesa, partecipare alla definizione di una politica europea delle capacità e
degli armamenti, e assistere il Consiglio nella valutazione del miglioramento delle capacità militari."
Insomma, militarizzarsi per bene. Del resto ieri, nel suo intervento di apertura alla presidenza del semestre europeo francese, Sarkozy ha richiesto con forza una politica militare europea.
L'Articolo I-47 da ai cittadini una chance di levare la propria voce: "Cittadini dell'Unione, in numero di almeno un milione, che abbiano la cittadinanza di un numero significativo di Stati membri, possono prendere l'iniziativa d'invitare la Commissione, nell'ambito delle sue attribuzioni, a presentare una proposta appropriata su materie in merito alle quali tali cittadini ritengono necessario un atto giuridico dell'Unione ai fini dell'attuazione della Costituzione. La legge europea determina le disposizioni relative alle procedure e alle condizioni necessarie per la presentazione di una iniziativa dei cittadini, incluso il numero minimo di Stati membri da cui devono provenire."
Il problema è che dobbiamo essere almeno in un milione, e non dobbiamo essere tutti italiani, ma essere distribuiti in un numero minimo di stati membri differenti. Quanti esattamente? Non si sa. Ce lo diranno...
Con la parte del trattato che passa sotto al nome di Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione cominciamo a sentirci un po' più rinfrancati.
Articolo II-61: "La dignità umana è inviolabile. Essa deve essere rispettata e tutelata."
Articolo II-62:
"1. Ogni persona ha diritto alla vita.
< 2. Nessuno può essere condannato alla pena di morte, né giustiziato."
Finalmente, all'Articolo II-71 fa la sua timida comparsa la libertà di espressione e di informazione: "
1. Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera.
2. La libertà dei media e il loro pluralismo sono rispettati."
Bene. Chissà come rientra questo principio nelle posizioni di quei magistrati che ultimamente hanno preso a oscurare blog italiani in nome del reato di Stampa clandestina?
E chissà come intende l'Europa affrontare il caso di Europa7, emittente che vinse la gara di assegnazione di frequenze tutt'ora occupate da Rete4?
L'Articolo II-72 recita: "Ogni persona ha diritto alla libertà di riunione pacifica e alla libertà di associazione a tutti i livelli, segnatamente in campo politico, sindacale e civico, il che implica il diritto di ogni persona di fondare sindacati insieme con altri e di aderirvi per la difesa dei propri interessi."
Avere la libertà di riunione pacifica, segnatamente in campo politico, significa che non si può impedire una gita su Roma. Qualcuno, con evidente spirito antieuropeo, ha tuttavia posto il veto per la scampagnata del 25 luglio 2008. A meno che non vogliamo considerare risciò e biciclette al pari di carri armati e affini, come la mettiamo?
IMPORTANTE: per tutti quelli che vogliono sbattere fuori i ROM dai nostri confini, l'Articolo II-79 chiarisce definitivamente il concetto: "Le espulsioni collettive sono vietate." Chiaro?
All'Articolo II-80 ce n'è anche per Berlusconi, Napolitano, Schifani e Fini: "Tutte le persone sono uguali davanti alla legge."
Il problema qui è di terminologia, dicendo persone si lasciano colpevolmente fuori gli dei. Da qui il Lodo Alfano.
L'Articolo II-81 invece se la prende con il povero Maroni, il quale poverino fa le leggi senza conoscerle: "
1. È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale.
2. Nell'ambito d’applicazione della Costituzione e fatte salve disposizioni specifiche in essa contenute, è vietata qualsiasi discriminazione in base alla nazionalità.".
Ooops.. le impronte digitali? Si scherzava, via! Non fa niente: perdiamo pure tempo. Tanto non abbiamo criticità da risolvere.
L'Articolo II-91 la fa grossa. Titolando Condizioni di lavoro giuste ed eque, recita: "
1. Ogni lavoratore ha diritto a condizioni di lavoro sane, sicure e dignitose.
2. Ogni lavoratore ha diritto a una limitazione della durata massima del lavoro, a periodi di riposo giornalieri e settimanali e a ferie annuali retribuite."
Chissà se in quella limitazione della durata massima del lavoro rientra il piano di incentivazione selvaggia degl straordinari. E chissà come si può applicare questo articolo all'ecatombe quotidiana di lavoratori italiani.
L'Articolo II-107 dimostra come il disegno di legge blocca processi sia delirante: "[...]Ogni persona ha diritto a che la sua causa sia esaminata equamente, pubblicamente e entro un termine ragionevole da un giudice indipendente e imparziale, precostituito per legge.[...]"
Questo significa che chiunque veda il proprio processo bloccato a causa della famigerata norma potrà presentare ricorso. Così, oltre ai soldi spesi per l'istruttoria e il dibattimento, chi paga le tasse dovrà sborsare anche le spese per risarcire i cittadini defraudati del loro diritto costituzionale.
Con l'Articolo III-167 dimostriamo ancora una volta di non saper neanche leggere: "Salvo deroghe previste dalla Costituzione‚ sono incompatibili con il mercato interno‚ nella misura in cui incidano sugli scambi tra Stati membri‚ gli aiuti concessi dagli Stati membri‚ ovvero mediante risorse statali‚ sotto qualsiasi forma che‚ favorendo talune imprese o talune produzioni‚ falsino o minaccino di falsare la concorrenza."
Non sono un giurista, ma qualcosa mi dice che il prestito ponte da trecento milioni di euro all'Alitalia rappresentasse una violazione dell'articolo precedente.
Con il prossimo articolo si riparte dalla Politica Economica e Monetaria. Non cambiate blog.
Fine prima parte
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