Il chip RFID? Lo invocheremo a gran voce!
E' il 14 luglio 2008. I milanesi serrano le file. Ma non è per chiedere di sfollare l'ennesimo campo nomadi, no. Stranamente è per farvi muro intorno. Dicono che se Maroni vuole prendere le impronte digitali ai bambini rom, allora deve cominciare prima di tutto da loro, dagli italiani!
Da Strasburgo, gli europarlamentari tuonano: nessuna politica discriminatoria nei confronti di un'etnia. Certo, perchè il Trattato di Lisbona, che l'Italia ha ratificato di soppiatto mercoledì scorso, all'Articolo II-81 recita: "
1. È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale.
2. Nell'ambito d’applicazione della Costituzione e fatte salve disposizioni specifiche in essa contenute, è vietata qualsiasi discriminazione in base alla nazionalità.".
Possibile che i nostri politici dilettanti non lo sapessero? improbabile. E' molto più realistico che stessero cercando un modo per far passare la schedatura integrale e volontaria di tutti i cittadini. Posto di fronte alla scelta tra avallare la discriminazione etnica oppure ergersi a difensore dei deboli, il popolo non ha esitato. Al grido di "e adesso schedateci tutti!" si è messo ordinatamente in fila dietro al pifferaio magico. Che cosa commovente! Del resto, se è il popolo a volerlo.. chi è il Governo per opporsi al volere della piazza? Che schedatura sia, dunque, per tutti! Nel 2010.
La cosa divertente è che penseremo sia stata una nostra scelta.
Nel frattempo, mi scrive Michele Di Mauro del Progetto Nazionale Prometeo Campano, che martedì 29 luglio organizza un evento in piazza Dante, a Napoli, alle nove.
Di seguito il testo dell'appello e i volantini da stampare.
Siamo proprio sicuri che l'emergenza sia prenderci le impronte? Identifichiamoci! Guardiamoci in faccia l'un l'altro e scopriamo cosa ci rende uguali e cosa ci rende
diversi. Soprattutto, diamoci da fare affinché ciò che ci rende diversi sia una ricchezza, e non un motivo di paura e divisione. Ci vuole solo il coraggio di mettere per un istante in dubbio il fatto che si possa esser delinquenti solo perché appartenenti ad un'etnia. In fondo anche noi italiani non avevamo una buona nomea quando, nel secondo dopoguerra, emigravamo in massa negli Stati Uniti!
I media asserviti ai partiti politici si sono adoperati con tutte le loro forze per farci credere che l'emergenza sicurezza nel nostro Paese sia causata dagli uomini e dalle donne che fuggono da paesi disastrati in cerca
di una speranza di vita in Italia, una nazione che ha sempre avuto, fra i suoi valori, quelli dell'accoglienza e dell'apertura alla diversità, specialmente nel Mezzogiorno.
Abbiamo organizzato questo evento perché siamo convinti che i veri delinquenti nel nostro Paese siano coloro i quali non garantiscono la sicurezza sui luoghi di lavoro; coloro i quali spolpano le aziende e
mandano per strada le famiglie dei lavoratori, cavandosela con leggi ad personam, prescrizioni, depenalizzazioni e liquidazioni milionarie. I veri nemici della nostra sicurezza sono quei politici disposti a sfasciare l'intera macchina della Giustizia per garantirsi l'impunità perpetua. Quegli impresari che costruiscono inceneritori, che sversano rifiuti tossici nelle nostre campagne. Le impronte bisogna cominciare a prenderle ai delinquenti miliardari delle istituzioni e della borsa!
Non ci stiamo a sottomettere la nostra intelligenza, la nostra dignità e quella di chi vive in una situazione di disagio, a provvedimenti razziali, quali prendere le impronte ai bambini Rom e l'aggravante razziale, ovvero una pena maggiore per i crimini commessi dagli stranieri. Simili azioni non differiscono, concettualmente, dall'uso di tatuare il numero di matricola agli ebrei nella Germania nazista. Noi cittadini abbiamo deciso da noi stessi di non aspettare il 2010, come previsto
dal governo, e di identificarci oggi, per dare l'esempio. Ci identifichiamo guardandoci negli occhi, ascoltandoci reciprocamente, conoscendoci e rispettandoci.
È insieme agli altri, non contro gli altri, che vogliamo costruire legalità e percezione della sicurezza!
Ecco alcuni dati sull'azione di governo in materia di sicurezza pubblica:
Processi bloccati: ottenuta l'impunità per le alte cariche dello stato, il governo ha previsto che la norma bloccherà alcuni processi per reati commessi prima del giugno 2006, i quali potranno essere rinviati di un anno e sei mesi.
Tagli di fondi: 1 miliardo di euro in meno per il Ministero della Difesa, 700 milioni in meno per l'Interno e 60 milioni in meno per la Giustizia. Vale a dire che saranno messi in crisi i commissariati e le volanti, senza carburanti e manutenzione. L'organico delle forze dell'ordine, già deficiente di 9000
uomini, verrà decurtato di altre 7000 unità, per un deficit totale di 15000 uomini. Tagli sono stati effettuati anche per la manutenzione delle carceri.
Riduzione di un terzo della pena: per i reati con pene previste sotto i sette anni e mezzo (stupri, rapine, spaccio di droga ecc.) è prevista la possibilità di patteggiare fino ad un terzo della pena, anche se il processo è già cominciato. Ciò vale una riduzione a cinque anni, che per i reati beneficiari
dell'indulto scende a due anni, con i quali si è affidati ai servizi sociali. Il giudice in questo modo non formulerà neanche le motivazioni del verdetto di colpevolezza.
Stampa il volantino
Da Strasburgo, gli europarlamentari tuonano: nessuna politica discriminatoria nei confronti di un'etnia. Certo, perchè il Trattato di Lisbona, che l'Italia ha ratificato di soppiatto mercoledì scorso, all'Articolo II-81 recita: "
1. È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, la disabilità, l'età o l'orientamento sessuale.
2. Nell'ambito d’applicazione della Costituzione e fatte salve disposizioni specifiche in essa contenute, è vietata qualsiasi discriminazione in base alla nazionalità.".
Possibile che i nostri politici dilettanti non lo sapessero? improbabile. E' molto più realistico che stessero cercando un modo per far passare la schedatura integrale e volontaria di tutti i cittadini. Posto di fronte alla scelta tra avallare la discriminazione etnica oppure ergersi a difensore dei deboli, il popolo non ha esitato. Al grido di "e adesso schedateci tutti!" si è messo ordinatamente in fila dietro al pifferaio magico. Che cosa commovente! Del resto, se è il popolo a volerlo.. chi è il Governo per opporsi al volere della piazza? Che schedatura sia, dunque, per tutti! Nel 2010.
La cosa divertente è che penseremo sia stata una nostra scelta.
Presto arriverà il chip RFID sottopelle e, statene pur certi, troveranno il modo di farcelo invocare a gran voce.
Nel frattempo, mi scrive Michele Di Mauro del Progetto Nazionale Prometeo Campano, che martedì 29 luglio organizza un evento in piazza Dante, a Napoli, alle nove.
Di seguito il testo dell'appello e i volantini da stampare.
Identifichiamoci!
Martedì, 29 luglio 2008. Napoli. Piazza Dante. Ore 9.00
Martedì, 29 luglio 2008. Napoli. Piazza Dante. Ore 9.00
Siamo proprio sicuri che l'emergenza sia prenderci le impronte? Identifichiamoci! Guardiamoci in faccia l'un l'altro e scopriamo cosa ci rende uguali e cosa ci rende
diversi. Soprattutto, diamoci da fare affinché ciò che ci rende diversi sia una ricchezza, e non un motivo di paura e divisione. Ci vuole solo il coraggio di mettere per un istante in dubbio il fatto che si possa esser delinquenti solo perché appartenenti ad un'etnia. In fondo anche noi italiani non avevamo una buona nomea quando, nel secondo dopoguerra, emigravamo in massa negli Stati Uniti!
I media asserviti ai partiti politici si sono adoperati con tutte le loro forze per farci credere che l'emergenza sicurezza nel nostro Paese sia causata dagli uomini e dalle donne che fuggono da paesi disastrati in cerca
di una speranza di vita in Italia, una nazione che ha sempre avuto, fra i suoi valori, quelli dell'accoglienza e dell'apertura alla diversità, specialmente nel Mezzogiorno.
Abbiamo organizzato questo evento perché siamo convinti che i veri delinquenti nel nostro Paese siano coloro i quali non garantiscono la sicurezza sui luoghi di lavoro; coloro i quali spolpano le aziende e
mandano per strada le famiglie dei lavoratori, cavandosela con leggi ad personam, prescrizioni, depenalizzazioni e liquidazioni milionarie. I veri nemici della nostra sicurezza sono quei politici disposti a sfasciare l'intera macchina della Giustizia per garantirsi l'impunità perpetua. Quegli impresari che costruiscono inceneritori, che sversano rifiuti tossici nelle nostre campagne. Le impronte bisogna cominciare a prenderle ai delinquenti miliardari delle istituzioni e della borsa!
Non ci stiamo a sottomettere la nostra intelligenza, la nostra dignità e quella di chi vive in una situazione di disagio, a provvedimenti razziali, quali prendere le impronte ai bambini Rom e l'aggravante razziale, ovvero una pena maggiore per i crimini commessi dagli stranieri. Simili azioni non differiscono, concettualmente, dall'uso di tatuare il numero di matricola agli ebrei nella Germania nazista. Noi cittadini abbiamo deciso da noi stessi di non aspettare il 2010, come previsto
dal governo, e di identificarci oggi, per dare l'esempio. Ci identifichiamo guardandoci negli occhi, ascoltandoci reciprocamente, conoscendoci e rispettandoci.
È insieme agli altri, non contro gli altri, che vogliamo costruire legalità e percezione della sicurezza!
Ecco alcuni dati sull'azione di governo in materia di sicurezza pubblica:
Processi bloccati: ottenuta l'impunità per le alte cariche dello stato, il governo ha previsto che la norma bloccherà alcuni processi per reati commessi prima del giugno 2006, i quali potranno essere rinviati di un anno e sei mesi.
Tagli di fondi: 1 miliardo di euro in meno per il Ministero della Difesa, 700 milioni in meno per l'Interno e 60 milioni in meno per la Giustizia. Vale a dire che saranno messi in crisi i commissariati e le volanti, senza carburanti e manutenzione. L'organico delle forze dell'ordine, già deficiente di 9000
uomini, verrà decurtato di altre 7000 unità, per un deficit totale di 15000 uomini. Tagli sono stati effettuati anche per la manutenzione delle carceri.
Riduzione di un terzo della pena: per i reati con pene previste sotto i sette anni e mezzo (stupri, rapine, spaccio di droga ecc.) è prevista la possibilità di patteggiare fino ad un terzo della pena, anche se il processo è già cominciato. Ciò vale una riduzione a cinque anni, che per i reati beneficiari
dell'indulto scende a due anni, con i quali si è affidati ai servizi sociali. Il giudice in questo modo non formulerà neanche le motivazioni del verdetto di colpevolezza.
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