La bancarella di Gianni Chiodi
La bancarella di Gianni Chiodi
Do ut des: una logica alla base della struttura del mondo materiale. Un atomo cede un elettrone, ma in cambio entra in un piccolo club molecolare. Un albero affonda le sue radici nell'alveo di un fiume, ne ricava nutrimento e in cambio ne sostiene gli argini. L'universo, e quindi la vita stessa, non esisterebbe senza qualcosa da scambiare, senza movimento.
Anche la politica si fa scambiando. Si cede un voto, in cambio se ne ricava un servizio, un'utilità collettiva. Se l'utilità è individuale, ad-personam, allora si chiama voto di scambio. Quando non si va in cabina elettorale con in mente un progetto politico cui aderire, ma si paga pegno per ottenere in cambio la promessa di un posto di lavoro, allora si commette un reato. Nel centro-sud le cambiali si firmano con una matita copiativa e sono stampate su schede elettorali. Questo è il cancro, la metastasi della politica. Un posto di lavoro creato e assegnato per acquisire consenso è un posto di lavoro rubato a chi è più meritevole, ed è un furto perpetrato ai danni di tutti. In Abruzzo è la regola. Ora è il momento di farne un'eccezione, non fosse altro perché i posti di lavoro non ci sono più. Oltre ad essere illegale, il voto di scambio oggi è anche una presa per il culo.
Gianni Chiodi, il candidato Presidente della Regione Abruzzo per il PDL, non sembra farsene cruccio. In un epoca dove Licio Gelli, anzichè in galera, viene ospitato negli studi di Odeon Tv per condurre una trasmissione televisiva, evidentemente deve aver pensato che i tempi erano maturi per sdoganare di fronte all'opinione pubblica anche il voto di scambio. Così, in piena campagna elettorale, ha allestito numerosi banchetti invitando i giovani abruzzesi a consegnare i propri curricula, dietro la promessa di valutarli uno per uno dopo le elezioni. Secondo un format collaudato dal suo burattinaio, Silvio Berlusconi, ha dato a queste ricevitorie clandestine un nome tranquillizzante: la bancarella di Gianni. Un po' come la torta della nonna, o il Popolo delle Libertà. Non fa niente poi che non ci sia nessuna nonna nelle catene di montaggio industriali che assemblano una mescola di ingredienti liofilizzati e aromi chimici prima di riversarla in milioni di pezzi sugli scaffali delle nostre iper-mangiatoie di massa. E non fa niente se le uniche libertà sono quelle che il popolo vedrà ridursi di giorno in giorno, a cominciare da quella di avere un'informazione corretta e pluralista. La bancarella di Gianni legalizza il voto di scambio in Abruzzo. Anzi, fa molto di più: istituisce il voto di scambio con circonvenzione di elettore incapace, dato che è evidente a chiunque che non si può scambiare quello che non c'è. E il lavoro non c'è.
Deve essere sembrato troppo perfino a Berlusconi, visto che il video dove Gianni Chiodi suonava il piffero per incantare i topi è stato frettolosamente rimosso dalla rete, e i banchetti allestiti in pompa magna per fare incetta di voti e curricula sono stati smantellati in fretta e furia. Questa volta hanno esagerato e lo sanno. Purtroppo la rete non perdona. La rete conserva memoria, ed è una memoria da fare invidia ad un elefante. Ho trovato il video e ve lo ripropongo, insieme ad una breve intervista al candidato Presidente per il centrosinistra, Carlo Costantini, davanti alla sede della CGIL di Pescara.
Gli ho chiesto cosa ne pensasse della bancarella del Gianni. Guardate il video e sentite cosa mi ha risposto.
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