Ecco perchè si muore nella Striscia di Gaza
Il vero volto della guerra
NON GUARDATELO SE SIETE FACILMENTE IMPRESSIONABILI
Filmato controverso: da alcuni attribuito alle recenti bombe su Gaza, da altri all'esplosione accidentale di un camioncino di armi, durante una parata di Hamas nel 2005
Ci sono uomini, donne e bambini che saltano in aria come personaggi di un videogame. Alcuni perdono una gamba, altri restano senza braccia. I più fortunati perdono tutto e vengono sepolti da una spessa coltre di cenere bianca. Se guardi negli occhi i sopravvissuti potrai trovarvi decine e decine di interrogativi, tra i quali il più ovvio e angoscioso di tutti, quello che di fronte alla morte e al dolore sembra non avere nessuna risposta possibile: perchè?
Un vecchio adagio recita: cherchez la femme. Trovate le donna e troverete il movente. La donna da la vita, la vita è energia. Ieri la femme era il petrolio, oggi invece è la risorsa che la farà da padrona nei prossimi duecento anni: il gas naturale. Ne avevamo già parlato il primo settembre, in occasione della guerra in Georgia. E allora proviamo a cercarne un'altra, di queste donne pietra dello scandalo. Cerchiamo quella che si nasconde dietro al conflitto in Palestina, vedrete che non dovremo allontanarci molto...
Per la precisione, basta fare trenta chilometri al largo della costa di Gaza, perché casualmente è proprio là, davanti all'omonima striscia, che giace la bella addormentata. Il suo nome è Gaza Marine, è sepolta sotto ottocentocinquanta metri di crosta, nell'attesa che il suo principe azzurro venga a salvarla e a farla sua per sempre. La famme, ovvero un giacimento di gas naturale del valore di quattro miliardi di dollari, nel 1999 è stata data in sposa al popolo palestinese. La cerimonia si è svolta in pompa magna nel quadro degli Accordi di Oslo, officiante Ehud Barak, primo ministro israeliano dell'epoca. Yasser Arafat la accompagnò all'altare, pronunciando le solenni parole «È un dono di Allah al nostro popolo. Fornirà le fondamenta per la nascita di uno Stato».
Nel maggio 2002 l’Autorità Palestinese affida i diritti di sfruttamento ad un consorzio composto dalla compagnia inglese BG Group e da Consolidated Contractors International Company (CCC). La licenza ha una validità di 25 anni. Il 60% dei diritti se li aggiudica BG GROUP, il 30% sono di CCC e il restante 10% vengono destinati al Palestine Investment Fund. La riserva di gas naturale nelle acque territoriali palestinesi costituisce ben il 60% dei giacimenti disponibli su tutta la costa che da Gaza prosegue diventando israeliana. Un bocconcino allettante, che se ingoiato potrebbe confluire nelle installazioni off-shore israeliane e da lì prendere la via di Ceyhan, terminale del gasdotto BTC (Baku, Tbilisi, Ceyhan), al centro di un progetto multimiliardario di dominio energetico tra la Turchia e Israele.
Non c'è bisogno di spremere eccessivamente i nostri collegamenti neuronali, già sotto sforzo, per notare che Tbilisi, snodo fondamentale del gasdotto BTC, è la capitale della Georgia, e che a difendere la Georgia dai russi cattivi - a loro volta intenti a mantenere il predominio come primi fornitori di gas naturale - andò proprio una task-force di strateghi militari israeliani. Non riesco proprio a capacitarmi di tutto questo altruismo nei confronti di un piccolo e fragile staterello distante parecchie migliaia di chilometri. Ma sono io che penso sempre male...
Certo è che i palestinesi, con tutto quel gas naturale che appartiene loro di diritto, potrebbero definitivamente rendersi indipendenti dalle forniture elettriche di Israele, e se BG Group riuscisse a costruire il gasdotto di collegamento con l'Egitto, soggetto al transito nelle acque nazionali isrealiane, potrebbero anche finanziare la nascita di un vero e proprio Stato di Palestina, oltrechè l'acquisto di qualche arma tecnologicamente superiore alle fionde con le quali combattono un paese che per le attività belliche spende 13.300.000.000 di dollari all'anno - tredicimiliardietrecentomilionididollari -, come si può evincere dalla classifica dei paesi in base alla loro spesa militare.
Impadronirsi definitivamente di quattro miliardi di dollari di gas naturale in territorio palestinese non è l'obiettivo dei massacri di Gaza. Tuttalpiù potrebbe semplicemente accadere, alla stregua di un casuale e trascurabile effetto collaterale, ma sono sicuro che a Olmert non è mai venuto in mente.
Chi glielo spiega tutto questo alle vittime dei bombardamenti, quando ti guardano negli occhi magari pochi istanti prima di morire? Se c'è qualcuno che si offre volontario...
Video allegati
La guerra in Georgia | Il Fotovoltaico | SOS fotovoltaico |
Effetto serra | ||
Alcune fonti
- Accordi di Oslo
- BG Group
- Consolidated Contractors International Company (CCC)
- Palestine Investment Fund
- Il gasdotto BTC
- Progetti energetici turco-israeliani
- Classifica dei paesi in base alla loro spesa militare
- War and Natural Gas: The Israeli Invasion and Gaza's Offshore Gas Fields
- Gaza ha il suo giacimento
- War and Natural Gas: The Israeli Invasion and Gaza's Offshore Gas Fields
- The War on Lebanon and the Battle for Oil
- Hamas vuole il «tesoro» di Gaza «I giacimenti di gas sono nostri»
Nessun commento:
Posta un commento